Era stata annunciata lo scorso aprile durante il Festival del Volontariato di Lucca. Dopo le consultazioni avvenute in questi mesi l’iter della riforma del terzo settore prosegue e la legge delega dovrebbe essere realizzata entro l’anno. Questa settimana la commissione Affari sociali ha aperto le porte alle organizzazioni e istituzioni coinvolte nella riforma, ascoltate una dopo l’altra per raccogliere idee, critiche, proposte e suggerimenti.
La prima giornata
La prima giornata ha visto la partecipazione di più di 30 associazioni e organizzazioni (rappresentate in primis dal Forum Nazionale del Terzo settore). Sono intervenuti il mondo del volontariato (ConVol, CSVnet), delle fondazioni e casse di risparmio (Acri), dei servizi bancari finanziari postali e assicurativi (Adusbef) e della ricerca (Luca Gori, ricercatore Istituto Dirpolis-Scuola Sant’Anna di Pisa). Sono state ascoltate Cittadinanzattiva, Libera, Alleanza delle cooperative italiane sociali, Banca Popolare Etica, Emergency, Transparency International, Giovanna Melandri presidente di Human Foundation, Centro ELIS, Harambée-Africa international e Centri di aiuto alla Vita (Cav). Alle 18, hanno concluso la giornata Guardia di finanza, Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Consiglio nazionale del notariato (Cnn). Insomma, un ventaglio di punti di vista che se adeguatamente compresi potrebbero produrre una riforma utile e condivisa, come auspicato dagli stessi soggetti intervenuti, che fin dall’inizio hanno preso parte attivamente al processo di riforma presentando commenti e proposte.
Quali sono i principali commenti emersi? La legge delega di riforma del terzo settore crea più di qualche perplessità e preoccupazione all’interno del mondo del volontariato: “Abbiamo fatto presente la necessità che la Riforma non sia appiattita sul tema dell’Impresa Sociale, pur importante, e che al Volontariato e alla Promozione Sociale (che rappresentano circa il 90% del Terzo Settore Italiano) sia riservata pari attenzione”, ha dichiarato Pietro Barbieri portavoce del Forum del Terzo Settore. Da qui la richiesta di un apposito Fondo per il volontariato dedicato agli investimenti in beni materiali e immateriali per le associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato (il Forum ha portato anche un documento scritto e una serie di emendamenti già preparati che sono stati consegnati ai deputati).
Se sulla gran parte dei temi le associazioni parlano un linguaggio comune e condiviso, sono invece discordanti le opinioni in materia di servizio civile, in particolare per quanto riguarda il servizio civile nazionale (previsto dalla normativa nazionale, e inquadrato all’interno dell’art. 52 della Costituzione come “difesa della Patria”) e le varie forme di servizio civile regionale sorte negli ultimi tempi. Alcuni enti hanno chiesto che nella nuova legge si tenga conto delle esperienze regionali e la possibilità di continuare a farle, mentre altri preferirebbero di no perché “le Regioni avranno sempre la loro autonomia ma qui parliamo di una normativa nazionale che deve avere una sua propria impostazione ed essere ovunque omogenea”. Licio Palazzini, presidente della Cnesc, ha giudicato positivamente il mantenimento del servizio civile sotto l’orbita della difesa della Patria, e confermato la bontà della scelta dell’accesso su base volontaria. E’ stato inoltre ribadito il valore del servizio civile come occasione di formazione alla cittadinanza attiva, e che per questo motivo va fatta attenzione che non diventi una modalità di “lavoro sottopagato”.
Per quanto riguarda il settore della finanza, il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri, ha esposto ai deputati alcune proposte di modifica alle normative nazionali e internazionali ritenute necessarie per far crescere le esperienze positive di finanza al servizio del bene comune. Prima tra tutte una chiara definizione di finanza etica, il cui concetto l’istituto bancario auspica venga reintrodotto nel testo, al fine di creare norme capaci di stimolare la finanza realmente al servizio del bene comune e dell’interesse. La seconda proposta ha riguardato invece gli incentivi fiscali e la riduzione delle barriere agli investimenti nel Terzo settore.
Il Forum e le sue organizzazioni intendono inoltre cogliere la sfida della responsabilizzazione e della trasparenza e hanno richiesto l’introduzione di modalità e strutture di autocontrollo, sul modello della Charity Commission britannica, che agevolino l’azione del capitale reputazionale, puntando in primis sulla pubblicità dei dati così da consentire ai cittadini e ai media di esercitare vigilanza.
Altri punti che meritano attenzione in quanto caratterizzanti il terzo settore sono la prevalenza delle finalità – “Sono le finalità a definire il Terzo Settore e non solo le attività”, si legge nel documento del Forum -, e la centralità dei cittadini attivi. La riforma dovrebbe quindi mirare a liberarne le energie attraverso la promozione del volontariato, dell’associazionismo e dell’impresa sociale.
Non da ultimo il tema delle risorse, che si vorrebbero certe e commisurate agli obiettivi di sviluppo e promozione del Terzo Settore che tutti auspicano.
La seconda giornata
Dopo la prima giornata l’esame della legge di riforma del terzo settore è proseguito giovedì 13 novembre, con altre audizioni informali con la Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, Corte dei conti, Istat, Agenzia delle entrate, Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol).
Le Regioni, in particolare, hanno espresso parere favorevole al disegno di legge, ma condizionato ad alcuni emendamenti. “Si rileva nella Legge Delega un’impostazione centralista – spiega l’assessore della Regione Liguria, Lorena Rambaudi, che ha guidato la delegazione della Conferenza delle Regioni – su una materia con attività sociali sul territorio, dove quindi la competenza nei servizi è regionale. Anche nel sistema associazionistico esistono responsabilità pubbliche locali. Le Regioni quindi chiedono la leale collaborazione istituzionale nella condivisione dei temi che orientano i principi della delega, prevedendo una “intesa forte” in sede di Conferenza Unificata”. Intesa forte che si dovrà prevedere – chiedono le Regioni – anche nei decreti delegati che definiranno forme organizzative, di amministrazione e funzioni degli Enti privati, o per la revisione del sistema degli Osservatori. Decreti delegati che dovranno anche definire “indirizzi quadro”, lasciando alle Regioni i provvedimenti attuativi, per armonizzare queste norme con il complesso della programmazione regionale. Si suggerisce quindi di prevedere la possibilità di istituire per la stesura dei Decreti delegati Gruppi di lavoro misti con presenza di Regioni e autonomie.
La Conferenza delle Regioni chiede inoltre di prevedere un unico registro sul Terzo settore, con flussi informativi bilaterali o collegati tra Stato e Regioni.
In merito all’articolo 4 del provvedimento la definizione di “impresa sociale” non è ancora chiara, anche rispetto alla cooperazione. Così la definizione ancora da fare dei settori di utilità sociale e dei limiti da fissare alle lettere c) compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali e d) remunerazione del capitale sociale e ripartizione degli utili.
Per quanto riguarda invece il Servizio Civile Universale, per le Regioni occorre maggiore chiarezza rispetto all’attuale assetto della materia, precisando che tutti i “territori” possano beneficiarne attraverso un riparto equo delle risorse. “E’ quindi indispensabile – concludono – prevedere congrui finanziamenti per la gestione del servizio”.
Riferimenti
Il comunicato stampa del Forum del Terzo Settore
I commenti del Forum Nazionale del Terzo Settore
Riforma terzo settore, oltre 30 sigle in audizione non stop alla Camera, Redattore Sociale, 12 novembre 2014
Il link alla giornata di audizioni alla Commissione XII Affari sociali
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