Si è concluso con successo il Festival del Volontariato, che si è tenuto a Lucca dal 10 al 13 aprile 2014. Un evento che, ruotando attorno al tema delle “energie da liberare”, ha sottolineato le potenzialità del volontariato come leva per risollevare il paese dalla crisi. “Siamo partiti – ha detto il presidente del Cnv Edoardo Patriarca – dalla necessità che il nostro Paese ha di nuova linfa vitale, di energie rinnovate: ne ha bisogno la politica, ne ha bisogno l’economia, ne ha bisogno anche il terzo settore”. Un obiettivo che però richiede di liberare il settore dai condizionamenti e dagli ostacoli dovuti al riconoscimento non adeguato da parte delle istituzioni pubbliche e della società in generale.
Buone prassi: il Manifesto de “L’Italia che fa bene”
Tra i momenti significativi del Festival c’è stata innanzitutto la presentazione del manifesto de “L’Italia che fa bene”, messo a punto da diversi protagonisti del volontariato, giornalisti e politica, uniti nell’intento di rendere visibile e promuovere “ogni realtà che abbia voglia di fare bene”, perché “l’Italia che abbiamo davanti – come ha ricordato Edo Patriarca, Presidente del Centro nazionale per il Volontariato – non deve per forza essere peggiore perchè attanagliata dalla crisi, anzi bisogna fare in modo che sia migliore”.
Il manifesto individua 10 parole chiave da declinarsi in azioni concrete: responsabilità, cura, rispetto, educazione, integrazione, vigilanza, comunicazione, condivisione, bellezza e bene comune. Dieci punti che dovranno orientare la comunicazione di media, politici e mondo del no profit per restituire centralità alle buone notizie. “La speranza che condividiamo – spiega Luca Calzolari, direttore del Giornale della Protezione Civile – è che i concetti proposti nel Manifesto possano esser condivisi e declinati in azioni concrete. Vogliamo renderli contagiosi, in modo da orientare l’informazione e l’attenzione pubblica verso quell’Italia che oggi non fa notizia, ma che è in realtà è quella che ci rende orgogliosi e che ci dà coraggio”.
Il ministro Giuliano Poletti, intervenuto alla presentazione, ha ribadito come “dovremmo riuscire a raccontare bene ciò che accade, affinché le buone pratiche, i comportamenti e le realtà più virtuose vengano sdoganate e diffuse, fino a non esser più contraddistinte come buone notizie in opposizione alle cattive, ma a essere assunte come paradigma della quotidianità del nostro Paese”.
Il volontariato ai tempi della crisi
Presentati anche i risultati della rilevazione sulle organizzazioni di volontariatorealizzata dal Centro Nazionale per il Volontariato e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione. Si tratta di dati positivi, che dimostrano come il volontariato italiano riesce ancora non solo a reggere i colpi della crisi, ma anche a crescere, confermandosi come un fenomeno maturo e consolidato, una colonna portante del nostro sistema democratico.
Nonostante la congiuntura negativa, infatti, lo stato di salute economica delle Organizzazioni di Volontariato nel 2013 è complessivamente solido, anche se esistono settori e aree che soffrono più di altri, in particolare quello della Protezione Civile e, in misura minore, alle OdV delle regioni dell’Italia Centrale. Come le imprese, anche il volontariato soffre dei ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni (56,6%). Nell’opinione dei Presidenti intervistati, le OdV italiane sono caratterizzate da una base di soci e di volontari che nel 2013 risulta consolidata (52%) o in espansione (33%) in pressoché tutti i settori e tutte le regioni, con leggeri scostamenti. Anche il numero di volontari sembra reggere bene, tuttavia il 29,7% ritiene che la crisi abbia contribuito a generare una diminuzione della quantità di tempo dedicata alle attività di volontariato.
Il volontariato si rivela infine una colonna del welfare locale. Comuni, Comunità Montane ed Aziende Sanitarie Locali risultano gli enti pubblici con cui le OdV si relazionano consistentemente sia nel quadro di accordi convenzionali che per la realizzazione di altri progetti. Circa la metà delle OdV non operanti nel campo della donazione (51,3%) risulta nel 2013 titolare di una o più Convenzioni con enti pubblici. Tra le criticità si sottolinea ancora una certa difficoltà a fare rete. La pratica della collaborazione significativa con altri soggetti non-profit riguarda infatti ancora una minoranza delle OdV: solo il 23,3% delle OdV ha collaborato nel 2013 con altre OdV o con associazioni di mutuo-aiuto, il 14,4% con associazioni di promozione sociale, centri sociali e centri socio-ricreativi, il 9,4% con strutture ecclesiali.
I “Cantieri del bene comune”
Il Festival di Lucca è stato anche la prima tappa dei ‘Cantieri del bene comune’, il nuovo network di eventi italiani del terzo settore nato per iniziativa del Centro Nazionale per il Volontariato, del Centro Servizi per il Volontariato di Napoli, della Rete Nazionale per la Prossimità, dell’Anci Toscana, dell’Istituto Italiano della Donazione e della Fondazione Casa del Volontariato di Carpi. Si tratta di sette appuntamenti di richiamo nazionale che animeranno l’Italia da nord a sud a partire dal Forum di Lucca e che proseguiranno con la Primavera del Volontariato (Carpi, 16-19 maggio); Dire & Fare, la rassegna annuale dedicata all’innovazione ed allo sviluppo dell’amministrazione pubblica locale (Arezzo, giugno); Fiera dei Beni Comuni (Napoli, 19-20 settembre); Giorno del Dono, evento organizzato dall’Istituto Italiano della Donazione per promuovere a livello nazionale la cultura del dono in tutte le sue forme (1 ottobre); Biennale della Prossimità (Genova, 10-12 ottobre), XV Happening della Solidarietà “Spazi comuni di idee innovative: impresa e lavoro” (Agrigento, 20-22 ottobre), tre giorni per promuovere lo sviluppo economico e la creazione di lavoro integrando talenti, tecnologie, know-how e capitale all’interno di una rete che favorisce la crescita di nuova impresa.
Volontariato e lavoro
Al centro del festival, il tema del lavoro. Due mondi – lavoro e volontariato – spesso contrapposti, ma che invece hanno in comune l’opera delle persone e i valori fondanti di coesione e solidarietà. Dal mondo del terzo settore infatti arrivano oggi idee, valori ed esperienze che sono una precondizione della società del benessere e che possono essere determinanti per rigenerare il lavoro, ribaltando i meccanismi che hanno generato la crisi che stiamo attraversando.
Il volontariato e il terzo settore in generale svolgerebbero quindi un ruolo fondamentale per far crescere la cultura del lavoro in Italia. Le competenze e le abilità che l’attività di volontariato attiva nelle persone sono ad esempio molto utili ai fini dell’inserimento lavorativo. Capacità progettuali, esperienze nel lavoro di squadra, l’uso sapiente delle risorse a disposizione, la creatività nel risolvere i problemi, le virtù del servizio e della perseveranza, la lettura del territorio, l’ascolto della “domanda” sociale sono tutti valori aggiunti che esperienze di volontariato e di impegno sociale insegnano.
Come ha spiegato il ministro Poletti, “quando diciamo che essere a casa senza lavoro è una condanna intendiamo dire che ognuno deve avere un obiettivo che lo fa alzare dal letto alla mattina, indipendentemente dal fatto che sia occupato. Dividere il mondo solo fra chi ha lavoro e chi non ce l’ha è riduttivo. Il volontariato è l’occasione che sta nel mezzo, un’opportunità per creare il futuro. Oggi questo governo ha la bicicletta, ha la liberta di fare proposte innovative e ha la voglia di farle, abbiamo una opportunità unica che ci viene dal fatto di riconoscere un ruolo centrale alla persona e alla solidarietà”.
Le questioni future
Molti i politici che hanno preso a parte all’iniziativa, tra cui il premier Renzi, che ha sollevato alcune questioni che il governo si accinge ad affrontare nei prossimi mesi, a cominciare dal riordino del terzo settore (operazione più volte avviata nelle passate legislature, ma fin qui mai condotta in porto) con il coinvolgimento di tutte le forze interessate. «In un mese – ha detto Renzi – saremo pronti a presentare la bozza di un Ddl delega che correggeremo insieme in modo partecipativo». La partecipazione è il punto da cui ripartire per cambiare il volto ad un settore che lui stesso ha definito “il primo”. «Siete una parte di risoluzione ai problemi occupazionali. La politica da sola non basta».
C’è poi la questione del 5 per mille: «Pensiamo di destinarlo alle associazioni che si assumano la responsabilità di sottoporsi a precisi criteri di trasparenza, come i partiti. La trasparenza della spesa necessita di un disegno di legge delega ad hoc, che ponga sullo stesso livello la politica come il terzo settore, visto il ruolo egualmente importante che ricopre». Tra le implicazioni più importanti anche la completa equiparazione tra partiti politici e associazionismo di volontariato, oggi destinatari di agevolazioni fortemente diverse non nell’aliquota di detraibilità delle erogazioni liberali, ma nel tetto allo sconto fiscale.
Quanto al settore del non profit produttivo, che conta ormai, secondo l’Istat, non meno di 90mila realtà attive e che offre un contributo rilevante in termini di occupazione, il premier ha confermato l’impegno in favore dell’impresa sociale, anche attraverso il via libera a un fondo da 500 milioni, atteso al varo entro fine giugno.
Emergenza e social media: l’indagine della protezione civile
Presentati anche i primi risultati di una ricerca sulla comunicazione effettuata da realtà associative e istituzionali della Protezione Civile per raccogliere esperienze e buone pratiche di utilizzo dei social media (e non solo) per la comunicazione del rischio e la gestione di situazioni di emergenza da parte della protezione civile. Il punto di partenza di questa indagine è stato una call a cui hanno risposto un buon numero di soggetti. Quello che è emerso è stato innanzitutto una profonda differenza nel modo di comunicare tra associazioni e istituzioni, sia in situazioni ordinarie che in condizioni di emergenza”. Nei cosiddetti “tempi di pace”, le associazioni tendono soprattutto a comunicare le attività svolte utilizzando principalmente i social network, come Facebook, Twitter, il sito web, whatsapp, ma anche Youtube e Instagram. Diverso l’atteggiamento delle istituzioni, che diramano, oltre alle attività istituzionali, normative, codici di allerta, comunicati stampa e comportamenti da tenere in caso di emergenza usando prevalentemente i propri siti. La comunicazione cambia radicalmente in tempo di emergenza. In questi casi, le associazioni tendono in prevalenza a condividere informazioni provenienti da fonti certificate mentre le istituzioni si fanno invece vera e propria fonte di informazione. Anche nelle situazioni di crisi si mantiene quella differenziazione nell’uso dei mezzi di comunicazione che abbiamo registrato nelle fasi ordinarie: mentre le associazioni utilizzano molto i social (Facebook, Twitter, ma anche Whatsapp), le istituzioni preferiscono i loro siti ufficiali, a cui affiancano mezzi più tradizionali (comunicati stampa, …) e, in secondo luogo, i social network. Ciò che è emerso con forza nelle situazioni di crisi è il bisogno, condiviso sia dalle associazioni, sia dalle istituzioni, di figure formate, volontari digitali o operatori professionisti necessari per una comunicazione efficace.
Riferimenti
Il sito del Festival
Protezione Civile, prove di comunicazione sui social media, Laura Gianni, Luccaindiretta.it
IlGiornaleDellaProtezioneCivile.it
Renzi infiamma i volontari a Lucca. “A maggio pronti con una legge delega sul terzo settore”, Manuela Bartolotta, Volontariato Oggi.info