Opinioni

In pochi l'hanno segnalato, ma è evidente che esiste un nesso tra la capacità inclusiva dei nostri sistemi di welfare e il fenomeno terroristico che si è drammaticamente abbattuto su Parigi. Cosa ha offerto (o non ha offerto) la nostra società a chi dall’Europa va a combattere nelle file di formazioni terroristiche? Bisogna guardare al problema della coesione sociale in maniera integrale, chiedendosi anche quali siano gli stili o gli approcci di policy più adeguati allo scopo di trasformare la società in senso inclusivo.
Nella legge di Stabilità sembra emergere un disegno di politica economica e sociale probabilmente destinato ad accompagnarci per il resto della legislatura. I grandi obiettivi sono crescita, lavoro, investimenti, meno disagio, più merito. I principali strumenti sono la riduzione della pressione fiscale e la razionalizzazione della spesa pubblica. Come prima misura per favorire la crescita andrà alleggerita la pressione fiscale, ma la classe media dovrà essere disposta a spendere di più per il welfare.
Nel 2013 il governo tedesco ha lanciato l’iniziativa “Industria 4.0” con l’obiettivo di promuovere e sostenere la “quarta rivoluzione industriale”, basata sulla cosiddetta “internet delle cose e dei servizi”. La Germania si considera all’avanguardia su questo versante in Europa, ma la manifattura italiana è già molto vicina alla frontiera del “4.0”. Quello che ci manca è uno smart government, un attore pubblico capace di svolgere funzioni di regia, sia a livello regionale che nazionale.
Vincenzo Manes nei giorni scorsi ha annunciato la prossima nascita dell'IRI del Terzo Settore. Certamente una buona notizia, su cui ci pare tuttavia necessario riflettere prima di incorrere in troppo facili entusiasmi. Che tipo di attività finanziaria andrà a realizzare questo soggetto? Da dove proverranno i finanziamenti? Saranno a fondo perduto o remunerati? Quali saranno gli obiettivi dell'ente? Senza aver chiare queste questioni, il rischio è che la nuova realtà nasca basandosi su una visione passata del Terzo Settore e della filantropia.
La costruzione di partnership tra pubblico, privato e non profit appare allo stato attuale come una delle strade ideali per introdurre elementi di innovazione nel settore sociale. Tuttavia, la realizzazione di partnership “virtuose” rappresenta un obiettivo non sempre facile da perseguire. Perché? Quali fattori ne ostacolano la completa realizzazione? Come possono essere superati?
Il bilancio sui numeri della Garanzia giovani restituisce attualmente un'immagine in chiaroscuro, dove per ora le ombre sembrano primeggiare. In particolare, si evidenzia la difficoltà del programma nello sviluppo di iniziative dedicate alle categorie più deboli e vulnerabili. Patrik Vesan offre alcuni primi spunti, con uno sguardo rivolto al futuro del programma, su un tema rimasto ancora sottotracia: la capacità della Garanzia giovani di porsi come esperienza generativa o di consolidamento di pratiche di secondo welfare.
Renzi come Clinton e Blair? Il paragone è stato proposto dal politologo americano Fareed Zakaria durante la recente visita del nostro premier a New York. Non si è trattato solo di una captatio benevolentiae: la battuta esprimeva una diagnosi e un suggerimento su cui vale la pena di riflettere. La sinistra moderata europea è oggi allo sbando: qualcuno (forse Renzi?) dovrebbe raccogliere, aggiornandola, l’eredità della Terza Via, il suo patrimonio di idee e valori e, in particolare, i suoi progetti di modernizzazione del modello economico e sociale europeo.
Il tema degli investimenti delle imprese sociali e degli strumenti per finanziarli è centrale nel dibattito che sta coinvolgendo operatori del settore, centri di ricerca ed attori politici. Ma piuttosto che seguire un approccio top down, lo sviluppo dell’economia sociale dovrebbe partire dal basso, valorizzando le risorse e le competenze di cui sono dotati i territori e le comunità. Ad esempio attraverso un prestito d’onore per gli imprenditori sociali destinato a finanziare i soci di cooperative ed imprese sociali in fase di start-up o di recente costituzione che intendono capitalizzare la propria impresa.
Disorganico ed a-sistematico, il fenomeno del welfare contrattuale attende una sua definizione giuridica e un assetto normativo chiaro e definito. Si tratta di forme di retribuzione non monetaria, di prestazioni di natura previdenziale o di prestazioni funzionalmente corrispettive del rapporto di lavoro, ma non retributive? Se l’incertezza frena lo sviluppo della previdenza contrattuale, l’unica strada da percorrere potrebbe essere quella di un intervento normativo che riporti ad unità la disciplina fiscale e contributiva di favore di tutto il welfare contrattuale.
La premessa è d’obbligo: guardare al mercato del lavoro italiano sperando che da un giorno all’altro arrivi una notizia-bomba è un errore da evitare. Occorre invece decrittare con pazienza i segnali che maturano, come la diminuzione del numero degli scoraggiati - coloro che neppure cercavano lavoro - per supportarne le strategie di ricerca di un’occupazione. Tra le quali, accanto a familiari e conoscenti, cresce l’importanza di web e social network.
l dibattitto in corso in Europa e, con particolare tensione polemica, in Italia sugli immigrati manifesta una forte preoccupazione per il repentino aumento dei flussi degli stranieri che sono già arrivati in Europa nei primi otto mesi del 2015. Ma ci sono un paio di domande alle quale nessuno dedica attenzione, che sono indispensabili per valutare l’impatto effettivo degli immigrati sul sistema economico e sociale europeo: a prescindere dagli ultimi flussi migratori, qual è la domanda reale di stranieri da parte dei 28 paesi europei nel corso dei prossimi anni, determinata dalla necessità di compensare la forte riduzione della popolazione autoctona causata dalla diminuzione delle nascite?
Le iscrizioni all’università stanno calando. Il dato è preoccupante, soprattutto se consideriamo che il numero di diplomati che proseguono gli studi è già molto basso. Diverse sono le cause di questo trend, che se non aggredito rapidamente potrebbe avere pesanti conseguenze. Se è vero che il successo economico dipenderà sempre di più dal capitale umano e dalla «conoscenza», l’Italia infatti rischia grosso.
Qualche settimana fa il Sole 24 Ore ha pubblicato un'interessante riflessione sui saving cost bonds. Per dare seguito alla positiva provocazione contenuta nell’articolo, laddove si provava a definire i termini di uno strumento utile a superare «la miopia bilancistica», proviamo a sviluppare una breve riflessione che contestualizzi lo strumento proposto e lo ricolleghi al discorso da tempo avviato sullo stretto rapporto tra impact investing e welfare.
A partire dall'idea della Garanzia come politica di investimento sociale, Patrik Vesan discute di due limiti che potrebbero comprometterne l’efficacia: il cosiddetto effetto di San Matteo, relativo alla classificazione dei NEETs, e la scarsa attenzione ai temi della qualità dei servizi e dell'eguaglianza delle opportunità offerte.
Nel corso delle ultime settimane si sono susseguiti appelli ed esortazioni che invitano il Parlamento “a fare presto” e approvare in tempi brevi la riforma del Terzo Settore, evitando di “perdere ulteriore tempo” perché “il non profit non può aspettare”. Quali sono i motivi di tale urgenza? Quali sono i principali contenuti della riforma? E soprattutto quale idea di impresa sociale intende realizzare?
Dietro ai "tanti numeri" con cui è possibile raccontare la Garanzia Giovani si nasconde spesso una competizione fra narrative su cosa essa è e dovrebbe essere. Ed è proprio a questa competizione che Patrik Vesan si rivolge nell’approfondimento che segue, proponendo una (non la) possibile lettura della Garanzia giovani, ricorrendo all'artificio retorico della "metafora del pianista".
Il cantiere della legge di Stabilità sta per aprirsi ed ecco arrivare, puntali come orologi, nuove proposte in materia di pensioni. Quest’anno non si tratta solo di salvaguardie per gli esodati o deroghe per questa o quella categoria. Si vorrebbe ripristinare la pensione di anzianità generalizzata a partire da 62 anni, non appena il totale fra età e durata della contribuzione raggiunge «quota 100».
Mentre in Italia, come spesso capita, si cavalca in modo un po’ superficiale l’entusiasmo altrui e si annuncia che sarebbe tempo di bilanci per i «social impact bonds che funzionano davvero», all’estero si anima sempre di più il dibattito su questo nuovo strumento, la cui efficacia resta tutt’altro che pacifica. A dimostrarlo è il caso del SIB sviluppato per il carcere newyorkese di Rikers Island.
Negli ultimi mesi il dibattito sull’euro-crisi è stato dominato da due eccessi: tecnicismo e moralismo. Da un lato, balletti quotidiani di cifre e di sigle sconosciute e incomprensibili ai più. Dall’altro lato, giudizi su buoni e cattivi, santi e peccatori, creditori e debitori. E’ mancato uno spazio di discussione intermedio, ancorato ai fatti ma ispirato a principi, e soprattutto capace di guardare lontano. E qualcuno già parla di un nuovo “tradimento dei clerici”, resuscitando la formula usata da Julien Benda negli anni Venti per denunciare la viltà e la partigianeria degli intellettuali.
Il tema dell'impact investing non può più essere trascurato, nemmeno in Italia. Per questo vorremmo proporre qualche osservazione in tema di metriche e misurazione dell’impatto sociale. Non si tratta di pensieri originali e frutto di studi diretti. Piuttosto è una prima reazione rispetto ad un dibattito complesso, e talvolta anche un po’ autoreferenziale, in cui verrà posta più attenzione al metodo che non al contenuto.
Nelle scorse settimane l’Alleanza delle Cooperative Italiane ha depositato in Corte Suprema di Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare per contrastare le false cooperative. Dal momento del deposito in Cassazione i promotori hanno sei mesi di tempo per raccogliere almeno 50 mila firme che verranno poi consegnate al Parlamento.
Dall’Istat arriva finalmente una buona notizia sul fronte che più preoccupa gli italiani: il lavoro. In aprile c’è stato un incremento di quasi centosessantamila occupati, principalmente nei servizi. Tuttavia, anche se alcune ipotesi negative sembrano essere state smentite, restano le criticità del settore industriale, che ancora fatica a tornare ai livelli di assunzioni pre-crisi.