Perché negli Stati Uniti dovrebbero essere interessati al sistema carcerario italiano? Facciamo alcune ipotesi.
I due sistemi, forse, sono simili per quel che riguarda il numero di detenuti?
Secondo gli ultimi dati del Bureau of Justice Statistics, nel 2013 gli Stati Uniti avevano una popolazione carceraria di 2.227.500 di persone – suddivise tra prigioni locali, statali e federali – ovvero 910 ogni 100.000 residenti. Nello stesso periodo, secondo l’Istat, in Italia risultavano incarcerate 62.536 persone, ovvero 104 ogni 100.000 residenti. Quindi no, da un punto di vista prettamente numerico i due modelli non si somigliano affatto ma, anzi, presentano differenze abissali.
Allora gli Stati Uniti saranno forse interessati alla governance del sistema italiano?
Probabilmente no visto che – nonostante i reclusi nelle carceri italiane siano 35 volte meno di quelli americani e la percentuale di detenuti in rapporto alla popolazione residente sia inferiore di quasi 9 volte – il nostro Paese negli ultimi anni ha incontrato grandi difficoltà nella gestione della propria popolazione carceraria. A più riprese, come molti ricorderanno, il nostro Governo è stato condannato dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per il sovraffollamento delle proprie strutture – la cui capienza massima è di circa 45mila posti – e per le pessime condizioni in cui scontano la pena coloro i quali vi sono detenuti.
Vorranno capire da cosa derivi la nostra capacità di evitare la recidiva del reato?
Forse il nostro sistema detentivo, nonostante le pecche sopra accennate, è capace di garantire una piena rieducazione (come tra l’altro esplicitamente previsto nell’articolo 27 comma 3 della nostra Costituzione) dei detenuti! Anche in questo caso propendiamo per il no, dato che su questo fronte Stati Uniti e Italia hanno, più o meno, gli stessi problemi. Pur sottolineando che per entrambi i contesti i dati a disposizione sono spesso vecchi e incompleti, le statistiche dei due Paesi sul tasso di recidiva risultano infatti abbastanza simili. Negli USA il 77% delle persone rilasciate vengono arrestate nuovamente nei 5 anni seguenti (rilevazioni su 30 Stati riferite al periodo 2005-2010). In Italia (dati del Ministero della Giustizia pubblicati nel 2007 in riferimento all’indulto del 2006) la percentuale di ex-detenuti tornati a delinquere è pari al 68% ma, poiché solo il 21% dei reati denunciati si risolve con l’individuazione del colpevole, si stima che il tasso effettivo si attesti tra l’80 e il 90%. Tanto nel caso americano quanto in quello italiano, dunque, almeno 7 ex-detenuti su 10 tornano a delinquere dopo aver scontato la pena.
Le cooperative, best practice del sistema carcerario italiano
Eppure, a ben guardare, il nostro sistema sul fronte della rieducazione e riabilitazione dei detenuti, anche in un’ottica di abbattimento della recidiva, presenta alcune best practice che non sono assolutamente da sottovalutare. Stiamo parlando di quelle cooperative sociali che, grazie anche alle disposizioni della Legge Smuraglia (legge 193/2000), da diversi anni favoriscono l’attività lavorativa dei detenuti all’interno delle carceri italiane, permettendo loro di intraprendere percorsi di reale riabilitazione in vista di un loro reinserimento nella società. Come già vi avevamo raccontato, queste cooperative – in particolare quelle che insegnano un mestiere all’interno delle mura del carcere – consentono infatti di limitare le difficoltà inerenti la ricerca di un impiego successivamente alla liberazione, garantiscono ai detenuti uno stipendio attraverso cui possono contribuire al sostentamento delle proprie famiglie e, soprattutto, determinano la ri-rinascita, la fioritura e il mantenimento di forme di umanità che il carcere inevitabilmente tende a soffocare.
La Cooperativa Giotto e quell’interesse che viene da Oltreoceano
Proprio una di queste realtà cooperative ha suscitato l’interesse di un’importante realtà filantropica americana, il Fetzer Institute, che – in collaborazione con il CESEN dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Percorsi di secondo welfare – ha avviato un lavoro di ricerca dedicato alla Cooperativa Giotto di Padova. E’ così nato il nuovo working paper della collana 2WEL “Lavoro e perdono dietro le sbarre. La cooperativa Giotto nel carcere due palazzi di Padova” curato da Andrea Perrone, Tommaso Bardelli, Pauline Bernard e Rachele Greco. Il lavoro – disponibile sia in italiano che in inglese – analizza la storia più che ventennale della Cooperativa Giotto, le diverse attività svolte all’interno della struttura penitenziaria e le best practice sviluppate nel campo della riabilitazione dei detenuti. Il paper propone inoltre i risultati di una serie di interviste semi-strutturate ad alcuni detenuti attualmente in organico alla Cooperativa, grazie alle quali è stato possibile far emergere alcuni dei tratti che contraddistinguono il “modello Giotto”.
Appuntamento il 20 maggio a Regina Coeli
La presentazione del working paper si svolgerà il prossimo 20 maggio a Roma in un contesto tutt’altro che scontato: il carcere Regina Coeli. L’evento, coordinato dal giornalista Luciano Ghelfi, sarà introdotto da Santi Consolo, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Dopo la presentazione della ricerca da parte di Andrea Perrone, ordinario di Diritto commerciale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del CESEN di Milano, seguiranno tre intereventi in cui saranno discussi altrettante esperienze innovative di riabilitazione attuate in Brasile, Germania e Stati Uniti. Interverranno il magistrato brasiliano Luiz Carlos Rezende E Santos, già membro del Consejo Nacional de Justicia; Jürgen Hillmer dell’Università di Brema e Senator für Justiz und Verfassung; e Thomas J. Dart, sceriffo della Contea di Cook (Chicago). Concluderà i lavori Paola Severino, Prorettore vicario della Luiss ed ex-Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana.
Riferimenti
Il nuovo working paper della Collana 2WEL "Lavoro e perdono dietro le sbarre. La cooperativa Giotto nel carcere due palazzi di Padova" (italiano – inglese)
Dati del Bureau of Justice Statistics sui detenuti nelle carceri USA
Dati Istat su detenuti nelle carceri italiane
Recidiva degli USA (30 Stati, periodo 2005-2010)
Recidiva in Italia (Ministero della Giustizia, 2007)
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