Si dice che Natale è tempo di regali ma soprattutto di “buone azioni”. Per chi volesse dare ai propri regali un valore sociale, fino al 24 dicembre sarà aperto a Torino “Marte, cose buone da dentro”, il temporary shop dove verranno messi in vendita prodotti – dall’oggettistica agli alimentari – realizzati dai detenuti degli istituti penitenziari piemontesi. Un’occasione importante per sensibilizzare l’opinione pubblica verso il mondo delle carceri, ma anche per promuovere la realizzazione di attività lavorative e percorsi formativi per i detenuti.
Marte: il carcere come un pianeta lontano
Marte nasce su impulso del Provveditorato Regionale del Ministero di Giustizia, con il contributo della Compagnia di San Paolo e il patrocino della Città di Torino ed è stato realizzato grazie al lavoro congiunto di 14 cooperative e associazioni impegnate negli istituti di pena del Piemonte per il recupero e il miglioramento della qualità di vita dei detenuti.
Perché Marte? Perché per molti il carcere è un pianeta lontano che fa paura, abitato da un popolo oscuro, da dimenticare e punire per i suoi errori. Per questo l’iniziativa ha innanzitutto una finalità sociale: risvegliare l’attenzione e la sensibilità delle persone verso il mondo delle carceri, che oggi riversano in una drammatica situazione – siamo infatti al terzo posto in Europa per sovraffollamento degli istituti penitenziari. Una condizione verso cui tuttavia l’opinione pubblica rimane spesso indifferente, a causa del permanere di numerosi pregiudizi.
Quindi, per scoprire Marte e i suoi abitanti, accanto al temporary shop verranno organizzate attività ed eventi volti ad avvicinare cittadini e detenuti. Oltre alla vendita di prodotti commerciali, saranno organizzati momenti aggregativi come degustazione di birra, caffè e cioccolato, incontri culturali e conferenze per illustrare i progetti in corso. Sarà anche allestita una mostra fotografica e verranno proiettati spezzoni degli spettacoli teatrali realizzati dai carcerati.
Ripartire dal lavoro
All’interno di Marte si vendono mobili da giardino di design, eleganti borse, oggettistica, bigiotteria, biscotti, caffè, birra, cioccolato, prodotti e servizi regolarmente sul mercato la cui qualità è riconosciuta al punto che alcuni sono già esportati all’estero (Olanda, Giappone, Australia, America, USA, Emirati Arabi, Turchia, Norvegia). I prodotti hanno prezzi di mercato: provengono infatti da quella che è una vera e propria “industria in carcere”, dove competenza, efficienza e spirito creativo si coniugano con una forte motivazione personale verso nuovi obiettivi di vita. Non si tratta quindi di una vendita di beneficienza, ma della produzione di beni commerciabili che dimostrano come anche all’interno del carcere possano essere acquisite abilità e competenze che i detenuti potranno spendere una volta concluso il periodo di detenzione. Dare a queste persone un obiettivo professionale significa quindi motivarli alla legalità anche in vista dell’uscita dal carcere. E’ stato infatti rilevato che chi ha svolto un’attività lavorativa continuativa e formativa nel corso del periodo di detenzione ha un tasso di recidiva pari ad appena il 2%, 88 punti sotto la media.
Un’iniziativa da ripetere
Nonostante i vantaggi derivanti dallo svolgimento di un’esperienza lavorativa e formativa in carcere, attualmente essa viene garantita al solo 2.2% della popolazione detenuta. In parte ciò si deve alla mancanza di risorse economiche: lo Stato destina appena l’1.9% del budget penitenziario al “lavoro”, e la maggior parte di queste risorse è indirizzata ai cosiddetti “lavori domestici”, cioè attività saltuarie – quindici giorni ogni quarantacinque per circa 3 ore al giorno – che i carcerati svolgono in cucine e lavanderie delle case circondariali o occupandosi di servizi di pulizia interni.
Per questo motivo è importante incrementare tali risorse anche dal basso. Il ricavato dalle vendite dei prodotti verrà quindi impiegato per potenziare ulteriori progetti verso l’autonomia e il recupero dei detenuti. Secondo Piero Gastaldo, Segretario generale della Compagnia di San Paolo: “Questa iniziativa è particolarmente meritoria in quanto realizza un modello di economia del carcere innovativo, di cui non vi sono quasi esempi in Italia, puntando ad affrancare l’attività dell’«impresa carcere» dal sostegno di enti esterni. Anche se è illusorio pensare che la commercializzazione di questi prodotti possa completamente autosostenersi, è però apprezzabile lo sforzo per ridurre la sperequazione tra gli introiti provenienti dal business rispetto a quelli provenienti da enti pubblici e da enti filantropici come la nostra fondazione”. Il Progetto Libero della Compagnia di San Paolo, confermato di recente anche per il 2014, destina infatti contributi per progetti di lavoro, formazione, mediazione culturale e attività per il tempo libero (dal 2006 a oggi sono stati investiti complessivamente più di 15 milioni di euro).
Marte si trova a Torino in Via Garibaldi 18 e vi aspetta fino al 24 dicembre. Per informazioni sugli orari di apertura visita il sito.
Riferimenti
La pagina facebook di Marte
La pagina di Marte sul sito della Compagnia di San Paolo
Potrebbero interessarti anche
Il lavoro? Servirebbe anche in carcere
Carceri: necessario non fermarsi all’amnistia