Martedì 12 marzo presso la Triennale di Milano si è svolto un evento promosso da Fondazione Cariplo per raccontare alcune sperimentazioni supportate negli ultimi anni nell’ambito dell’inclusione sociale e, in particolare, nella promozione dell’occupabilità di persone a rischio di marginalità.
L’evento, moderato da Massimo Cirri (giornalista, autore di teatro, radiofonico e psicologo), si è aperto con l’intervento del Presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, che ha rammentato la centralità del lavoro come veicolo per la costruzione dell’identità di ciascun individuo. Da qui l’impegno di Fondazione Cariplo nel tentativo di stimolare, attraverso modelli d’inclusione lavorativa, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La volontà è quella di creare opportunità, in particolare per le persone più vulnerabili che, come ha sottolineato Guzzetti, sono in aumento e sempre meno riconducibili a una precisa fascia di popolazione.
Durante l’incontro è stato offerto un bilancio di quanto fatto dalla Fondazione negli ultimi 10 anni in questo campo. Cariplo ha infatti promosso 350 progetti mettendo al centro la persona e il lavoro, con un finanziamento di circa 40 milioni di euro. Inoltre, ha rimarcato il Presidente Guzzetti, il 33% delle erogazioni sono state destinate agli interventi nell’area di servizi alla persona, con particolare attenzione all’inserimento giovanile. Guzzetti ha infine sottolineato la necessità di realizzare un ecosistema pluriattoriale al fine di creare un ambiente inclusivo.
Uno sguardo a storie di inserimento lavorativo
La giornata si è poi incentrata sulle storie di cambiamento e inclusione lavorativa raccontate dai protagonisti e i progetti che ne hanno permesso la realizzazione. La voce narrante di Debora Zuin, del Tetro Elfo Puccini, ne ha riassunto i contenuti.
NEETwork
La prima storia riguarda il progetto NEETwork realizzato nel bergamasco. Cristina Luongo (tirocinante presso la Cooperativa Namastè), Sara Zonato (Agenzia per il Lavoro Mestieri Lombardia) e Sabrina Rocch (Cooperativa Sociale Namastè) hanno raccontato la loro esperienza positiva, soprattutto di cambiamento e crescita di competenze per molti altri ragazzi.
NEETwork è un progetto lanciato nel 2015 da Fondazione Cariplo, con uno stanziamento complessivo di circa 2 milioni di euro. Il progetto connette realtà mettendo a disposizione opportunità di tirocinio retribuito (della durata di 4-6 mesi), rivolto a giovani tra i 18 e i 24 anni residenti in Lombardia. Il Target di questo sono i “Neet”, ovvero, giovani non impegnati nello studio, nel lavoro e nella formazione. Solo in Lombardia i Neet sono 225.000, si caratterizzano per profilo socio-demografico eterogeneo e circa il 40% ha un basso livello d’istruzione (ne abbiamo recentemente parlato qui).
NEETwork si avvale della collaborazione di Fondazione ADECCO per le pari opportunità e Mestieri Lombardia per leggere le potenzialità dei ragazzi e farli incontrare con il mondo del lavoro; dell’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, che sostiene il percorso assieme ad un team di psicologi; e infine di 274 Organizzazioni Non Profit lombarde che permettono la realizzazione mettono a disposizione posizioni dei tirocini (215 è il numero di giovani che ne hanno svolto uno).
Talenti inauditi
Sul palco a raccontare il progetto Talenti Inauditi è intervenuta Sofia Borri, Direttrice generale di Piano C, accompagnata da Massimo Zapparoli e Rachele Bresciani in veste di testimoni che hanno preso parte alla scorsa edizione del progetto.
“Talenti inauditi” è stato lanciato nel 2017 e si rivolge a persone maggiorenni, domiciliate in Lombardia con almeno la licenza superiore, senza lavoro da almeno 3 mesi e meno di 3 anni e con esperienze lavorative di oltre 6 mesi. Lo scopo è quello di offrire un percorso di gruppo a persone che vogliono re-inserirsi nel mondo del lavoro, aiutandole a ripensare la propria identità professionale e guardare al mercato del lavoro con una nuova prospettiva.
Il progetto è proposto da Cariplo Factory e si basa sul metodo del Design Thinking, un modello progettuale volto alla risoluzione di problemi complessi attraverso visione e gestione creative, molto utilizzato negli ultimi anni nei processi d’innovazione sociale. In partnership con Cariplo Factory troviamo Piano C e il Laboratorio di Statistica Applicata alle Decisioni Economico-Aziendali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I dati aggiornati a marzo 2019 dicono che il progetto ha attivato 6 percorsi di gruppo che hanno coinvolto complessivamente 71 partecipanti. Di questi, il 72% a 6 mesi dalla fine del percorso, ha trovato un lavoro.
Welfare in azione: i patti gener-attivi di FareLegami
Welfare in Azione cerca di rafforzare, dal 2014, la dimensione comunitaria, appoggiando la sperimentazione di nuovi sistemi di welfare locale in grado di attivare la comunità e coinvolgere le aziende. Sono 36,5 i milioni di euro che Fondazione Cariplo ha investito su questi tipi di sperimentazioni, che coinvolgono attivamente oltre 1.500 organizzazioni. Il tema del lavoro è presente esplicitamente nella metà dei progetti che mirano ad aumentare l’occupabilità delle persone più vulnerabili attraverso percorsi di professionalizzazione, motivazione e soft skills.
Nello specifico, sul palco Igor Froppa Vincenzini, insieme a Don Francesco (Parrocchia di S. Stefano e S.Maria di Crema) e a Massimo Montanaro (Caritas Crema) hanno portato la loro testimonianza.
All’interno del programma Welfare in Azione, nei territori di Crema, Cremona e CasalMaggiore è nato (nel 2015) FareLegami. Si tratta di un progetto di innovazione di welfare locale basato sui cosiddetti “patti generativi”, accordi che i cittadini stipulano con la comunità, impegnandosi a seguire un programma di attivazione e responsabilizzazione per uscire dalla criticità della propria condizione.
Grazie a FareLegami, Igor Vincenzini, protagonista della storia, ha raccontato di aver avuto l’opportunità di andare all’estero, frequentare un workshop, migliorare l’inglese e successivamente collocarsi nel mondo del lavoro.
Buone prassi da bando
Da molti anni Fondazione Cariplo, attraverso diversi bandi, tenta di avvicinare le persone in condizione di svantaggio al mondo del lavoro. Sul palco le testimonianze di Sauro Pensa e Vittorio Ciarocchi (Cooperativa sociale il Sentiero) e di Fabio Esposito (Ghelfi Ondulati SPA) ne sono state un esempio. Fondazione Cariplo ha deciso inoltre di rinnovare l’impegno attraverso:
- il bando "Coltivare Valore" lanciato l’anno scorso a sostegno di progetti imprenditoriali nell’ambito dell’agricoltura sociale e in grado al contempo di tutelare l’ambiente e attivare percorsi di inserimento lavorativo per persone con fragilità;
- il novo bando 2019 “Abili al lavoro”, che promuove interventi per aumentare le opportunità occupazionali delle persone con disabilità, con maggiori difficoltà d’inserimento lavorativo puntando a migliorare l’applicazione della normativa del collocamento mirato.
Tavola rotonda, una riflessione attraverso diversi sguardi
Attraverso la voce di alcuni protagonisti provenienti da diverse realtà, si è passati dall’ascolto delle esperienze, a una riflessione condivisa. Alla Tavola rotonda hanno partecipato: Davide Ivernizzi (Direttore dell’Area Servizi alla Persona), Alessandro Rosina (Professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), Enrico Pedretti (Direttore di Marketing di ManagerItalia), Monica Magri (Direttrice di Adecco Group Italy), Matteo Scarabelli (Capo della Comunicazione di Cariplo Factory), Renato Galliano (Direttore Economia Urbana e Lavoro del Comune di Milano).
In primo luogo, il Tavolo ha evidenziato la necessità di “fare sistema” ripercorrendo un po’ quanto detto inizialmente dal Presidente Guzzetti. Ovvero la necessità di connettere un insieme di attori, di diversa origine, capaci di dialogare e concorre in modo cooperativo allo stesso obiettivo.
In secondo luogo, è emersa la necessità di valorizzare il lavoro come strumento per dare dignità alla persona. Proprio su questo concetto, si è innestato l’ultimo intervento affidato alla voce di Paola Pessina (Commissione Centrale di Beneficenza Fondazione Cariplo). “Nessun individuo può essere salvato se considerato come un caso a se. L’unica possibilità di stare a galla è di essere dentro una comunità”, con queste parole Pessina ha concluso sottolineando l’importanza di creare rete e mettere al centro le relazioni facendo comunità.