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Bilanciare vita e lavoro è un bisogno sempre più avvertito ma ancora molto difficile da soddisfare adeguatamente in Italia. A tratti sembra qualcosa di raro ed eccezionale, soprattutto per alcune categorie.
Con l’attribuzione del lavoro produttivo agli uomini e di quello riproduttivo alle donne, la società ha “risolto” il problema della cura scaricandolo quasi completamente sulle donne, ingabbiate in un ruolo che sin da piccole le mortifica e le opprime. Ma cambiare si può e dipende molto anche dagli uomini, oltre che dalle leggi.
Una ricerca del Collegio Carlo Alberto, in collaborazione con la Fondazione Ufficio Pio e la città di Torino, mette in luce come la scarsa informazione, la cultura familiare e le difficoltà economiche influiscano sulla bassa frequenza nei servizi per la prima infanzia nel nostro Paese.
Oggi la della quantità, che riguarda ad esempio il numero di lavoratrici o il pay gap, sta passando in secondo piano rispetto a quella della qualità, legata alla riqualificazione delle competenze. Il PNRR potrebbe essere l'occasione per affrontarle entrambe, ma il tempo è sempre meno.
Se ne è discusso all'Università degli Studi di Milano durante un evento parte del Festival “Il Tempo delle Donne” del Corriere della Sera. A confrontarsi sul tema la nostra direttrice scientifica Franca Maino insieme a Maurizio Ferrera, Ilaria Madama, Claudia Moneta, Marzia Sica e Barbara Farina.
Maggiori ingressi regolari di lavoratori stranieri possono migliorare la situazione demografica del nostro Paese? Si, anche perché il decreto flussi è uno strumento vecchio e inefficiente. Ma da soli non bastano
Sebbene diversi indicatori mostrino come in città l'occupazione femminile sia ampiamente migliore rispetto alla media italiana, andare oltre i numeri permette di comprendere la complessa relazione tra quantità e qualità dell’occupazione e gli svantaggi che si "cumulano" sulle donne.
Gigi De Palo, nel corso dell'ultima edizione degli Stati generali della Natalità, ha proposto la creazione di una struttura governativa "neutra e snella composta dalle forze migliori del Paese".
Sul Corriere della Sera è uscito un articolo, realizzato col supporto di Secondo Welfare, in cui Paola D'Amico fa il punto su come il nostro Paese stia affrontando il tema del benessere psicologico tra i più giovani.
I consultori, che in questi giorni sono stati al centro dell'attenzione politica e mediatica, attualmente hanno in capo tantissimi servizi sociosanitari ma da tempo non si trovano nelle migliori condizioni per erogarli. Eppure potrebbero svolgere un ruolo importante per affrontare questioni centrali per il nostro Paese.
Il Servizio Analisi Criminale del Ministero dell'Interno, in collaborazione con la Consulta delle ragazze e dei ragazzi presso l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha realizzato un questionario rivolto a giovani tra i 14 ai 18 anni.
Il caso portoghese ha molti elementi in comune con quello italiano, su tutti il forte invecchiamento della popolazione e la bassa fecondità. Per affrontare i propri problemi demografici Lisbona ha scelto di puntare su politiche migratorie più aperte e, dati alla mano, la popolazione negli ultimi è cresciuta. Una strada percorribile anche per il nostro Paese?