Partiamo dalla buone notizie: la legge di stabilità 2017, approvata questa settimana in via definitiva dal Parlamento, conferma ed estende le linee di azione avviate dal nostro Paese in materia di welfare aziendale e conciliazione famiglia-lavoro. A partire dalla Legge di Stabilità 2016, infatti, il Governo aveva intrapreso una serie di provvedimenti finalizzati a incentivare il welfare aziendale attraverso essenzialmente due strumenti: il premio di produttività, come fonte di risorse per garantire beni e servizi di welfare ai lavoratori dipendenti, e l’ampliamento del paniere dei servizi tramite l’aggiornamento dell’art.51 del TUIR.
La legge di stabilità 2017, come vedremo, conferma questa tendenza attraverso l’ampliamento dell’utilizzo del premio di produttività e il potenziamento degli strumenti di sostegno alla maternità come miglioramento della conciliazione famiglia lavoro.
La crisi di Governo, tuttavia, rischia di avere effetti molto pesanti su queste misure. Alcune di esse per essere implementate richiedono infatti l’approvazione di specifici decreti attuativi mentre altre che avrebbero dovuto operare in sinergia, come quelle su smart working e lavoro autonomo non imprenditoriale, si trovano nel mezzo di iter legislativi che sono più che mai incerti. Altre ancora, avviate in via sperimentale, avrebbero dovuto essere corrette e migliorate.
Misure su premio produttività e welfare aziendale
La manovra finanziaria prevede l’estensione del campo di applicazione delle agevolazioni per l’erogazione dei premi di produttività e potenzia il ruolo del welfare aziendale. Già nella legge di stabilità 2016 si prevedeva la possibilità per i dipendenti di ricevere premi di risultato e partecipazioni agli utili godendo di un’aliquota sostitutiva del 10%, oppure di convertire lo stesso premio in beni e servizi di welfare godendo delle agevolazioni fiscali previste dall’art. 51 del TUIR – senza cioè che tali servizi concorressero alla formazione del reddito da lavoro dipendente, entro specifici limiti.
La legge di Bilancio 2017 punta a consolidare il percorso intrapreso ampliando il raggio dei beneficiari e gli importi dei premi: il tetto massimo di reddito di lavoro dipendente che consente l’accesso alla tassazione agevolata viene innalzato da 50.000 a 80.000 euro; gli importi dei premi erogabili aumentano da 2.000 a 3.000 euro nella generalità dei casi, e da 2.500 a 4.000 per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro.
Inoltre si amplia il ventaglio dei servizi ricompresi nell’art.51 del TUIR, che già era stato aggiornato lo scorso anno includendo tutti i servizi per l’infanzia e aprendo ai servizi di cura per familiari anziani o non autosufficienti. “All’articolo 51, comma 2, del TUIR – si legge nel testo della Legge di Stabilità 2017 – sono inseriti i contributi e i premi versati dal datore di lavoro a favore della generalità dei dipendenti o di categorie di dipendenti per prestazioni, anche in forma assicurativa, aventi per oggetto il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, o aventi per oggetto il rischio di gravi patologie”. Si specifica inoltre che non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente, né sono soggetti all’imposta sostitutiva disciplinata i contributi alle forme pensionistiche complementari e i contributi di assistenza sanitaria anche se eccedenti i limiti precedentemente vigenti, rispettivamente 5.164,57 euro e 3.615,20 euro.
Misure per la natalità e conciliazione
Accanto alle misure di welfare aziendale la Legge di Stabilità prevede anche diversi provvedimenti che favoriscono la conciliazione tra vita e lavoro, sebbene ancora troppo focalizzati sui meri trasferimenti monetari:
- Bonus “mamma domani”: a decorrere dal 1 gennaio 2017 è riconosciuto un premio alla nascita o all’adozione di minore dell’importo di 800 euro. Il premio, che non concorre alla formazione del reddito complessivo, è corrisposto dall’INPS in unica soluzione, su domanda della futura madre, dal compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione;
- Voucher asili nido: a partire dal 2017, per i nati dal 1 gennaio 2016, viene istituito un buono di 1.000 euro l’anno parametrato su 11 mensilità per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati, nonché per l’introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni affetti da gravi patologie croniche. Il buono è corrisposto dall’INPS. Va precisato che qualora si fruisca del Voucher Asili Nido, non sarà possibile usufruire anche della detrazione fiscale prevista per le spese documentate di iscrizione in asili nido sostenute dai genitori (pari al 19% sul totale delle spese annue documentate, sostenute fino ad un massimo di 632 euro), nè del Voucher Baby Sitter. Per l’implementazione servirà un decreto attuativo;
- Congedo parentale per padre lavoratore dipendente: introdotto in via sperimentale nel 2013, aumenta a 2 giorni per il 2017, e a 4 nel 2018 (5 se uno va a valere su quelli della madre). Va fruito entro 5 mesi dalla nascita anche in modo non continuativo;
- Voucher baby sitter: visto il buon esito della sperimentazione, viene prorogato per gli anni 2017 e 2018 il “Voucher Baby Sitter”, ossia la possibilità per la madre lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli undici mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting o asilo nido. Si tratta di 600 euro mensili erogabili per 6 mesi, 3 per le lavoratrici autonome. La finanziaria ha aumentato le risorse stanziate per le lavoratrici autonome;
- Fondo di sostegno alla natalità per accesso al credito: al fine di sostenere le famiglie e di incentivare la natalità, è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un apposito fondo rotativo, denominato «Fondo di sostegno alla natalità» volto a favorire l’accesso al credito delle famiglie con uno o più figli, nati o adottati a decorrere dal 1 gennaio 2017, mediante il rilascio di garanzie dirette, anche fideiussorie, alle banche e agli intermediari finanziari. Anche in questo caso per l’avvio servirà decreto ministeriale.
I rischi legati all’instabilità politica
Alcune di queste misure, che potrebbero avere un impatto migliorativo sulla vita di molti cittadini favorendone le possibilità di conciliazione tra vita e lavoro, rischiano tuttavia di rimanere almeno parzialmente inattuate. Le dimissioni del Governo Renzi e la conseguente incertezza politica, come detto, potrebbero infatti ritardare (se non impedire) l’approvazione di molti decreti ministeriali necessari a rendere pienamente operativa la normativa in tema di welfare e conciliazione (come del resto potrebbe accadere anche in altri ambiti, come quello del contrasto alla povertà).
Se dalle consultazioni uscirà un Governo che lavorerà in continuità con quello dimissionario, presumibilmente, non dovrebbero esserci grossi intoppi. Ma, nel caso si insediasse un esecutivo “di rottura” rispetto al precedente, non sarà probabilmente garantita una continuità delle politiche. E la prospettiva appare ancora più incerta nel caso di un ritorno alle urne.
Una situazione di instabilità politica che può avere quindi ripercussioni importanti per il Paese anche su questi fronti.