Come raccontato la scorsa settimana con un articolo sul tema, all’interno di diverse scuole italiane si assiste all’attivazione di partnership tra organizzazioni pubbliche, private e non profit (PPPNP) che stanno determinando nuovi investimenti nel sistema scolastico e progettazioni innovative nel campo dell’istruzione e dell’educazione. In questo articolo, sempre curato dagli amici di Pares, vogliamo raccontarvi della nascita e dello sviluppo bottom-up di due reti informali in provincia di Pavia: un movimento digitale che, nato sul campo, è portatore di grande valore innovativo.


Le reti di istituti nel Piano Nazionale per la Scuola Digitale

Il 27 ottobre 2015, il Miur ha presentato il Piano Nazionale per la Scuola Digitale, un documento di indirizzo “per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale”. Il Piano è un “pilastro fondamentale” della Legge 107/2015 (“Buona Scuola”), ha valenza pluriennale e intende sistematizzare l’impiego “di più fonti di risorse a favore dell’innovazione digitale, a partire dai Fondi Strutturali Europei (PON Istruzione 2014-2020) e dai fondi della Legge 107/2015”. Le azioni previste si articolano in quattro ambiti fondamentali (strumenti; competenze e contenuti; formazione; accompagnamento) e in trentacinque azioni operative, con l’obiettivo di favorire/costruire/incentivare: accesso e connettività; spazi e ambienti per l’apprendimento; amministrazione e identità digitale; competenze degli studenti; contenuti digitali; formazione del personale; integrazioni tra scuola digitale, impresa e lavoro.

Su questi temi gli istituti scolastici italiani non sono all’anno zero. Anzi. A partire dal 2008, con il sostegno del Miur, sono stati realizzati diversi progetti che hanno contribuito a sedimentare un significativo patrimonio di competenze e strumenti e che hanno prodotto e diffuso modelli replicabili e sostenibili. Sul sito Avanguardie Educative , l’Indire raccoglie e sistematizza le numerose esperienze di innovazione didattica realizzate nelle scuole.

Anche al di là dei programmi promossi e finanziati del Miur, molti istituti, spesso in collaborazione tra loro, hanno dato vita a significative sperimentazioni, sostenute dalle Regioni o da imprese e fondazioni private. La “scuola digitale” si è già sviluppata: grazie all’iniziativa di reti di scuole formali e informali e di comunità professionali di docenti online e offline; un movimento digitale che è portatore di grande valore innovativo proprio perché nato sul campo, da esperienze bottom-up. Tra gli obiettivi strategici per i prossimi anni, il Miur ha indicato quello della visibilizzazione – anche con il contributo di Regioni, Comuni e Uffici Scolatici Regionali – del grande patrimonio di competenze, strumenti e modelli realizzati nell’ambito di questo movimento, al fine di non disperderle, di valorizzarle, di replicarle.

“Le reti che fanno dell’innovazione nella scuola un lavoro permanente – si legge nel Piano Nazionale per la Scuola Digitale – sono numerose […] e di finalità e composizione diversa: da reti afferenti a investimenti pubblici a reti private, ad esempio legate a Fondazioni, passando per reti completamente spontanee ed emerse dalla volontà dei propri partecipanti, sul territorio o in rete. Queste reti meritano un ruolo nel Piano. Non solo per il loro infaticabile lavoro quotidiano, ma anche per la capacità di innovare continuamente, di spingere in avanti la frontiera della pratica e della professione, della didattica e quindi dell’apprendimento”.
 

La nascita e lo sviluppo bottom-up di due reti informali in provincia di Pavia

In provincia di Pavia, dal 2012, due reti informali di scuole sono attive sui temi della didattica digitale: operando in modo coordinato, hanno sviluppato, grazie a risorse messe a disposizione tramite bando da Regione Lombardia, iniziative di formazione e di confronto professionale rivolte ai docenti di oltre trentacinque istituti ed enti di formazione, con il risultato di creare una importante sinergia tra scuole pubbliche appartenenti a diversi cicli del percorso scolastico ed enti di formazione professionale regionali.

La rete di scuole PAVIALEARNING 2.0 (capofila l’ODPF Istituto Santachiara di Voghera) è nata per rispondere ai bisogni formativi legati all’adozione, nelle scuole, dei nuovi strumenti digitali e delle nuove metodologie didattiche ad essi connesse e per costruire e rafforzare una comunità professionale di insegnanti ed esperti. Tra il 2012 e il 2015, nell’ambito di diversi progetti, sono stati coinvolti sedici istituti ed enti di formazione e sono stati realizzati trentacinque moduli formativi, che hanno visto la partecipazione di circa settecento partecipanti e attivato una comunità professionale di una trentina di esperti formatori.

La rete di istituti DIDATTICADUEPUNTOZERO (capofila l’Istituto Comprensivo di via Botto di Vigevano), coinvolge venti scuole di diverso ordine e grado, sostenendo in questo modo uno scambio di conoscenze e competenze che favorisce la costruzione di un curricolo verticale. La rete incentiva inoltre lo scambio multidisciplinare, coinvolgendo i docenti delle scuole aderenti sia nella fase di progettazione, sia in quella di erogazione della formazione.

L’esperienza delle due reti deriva dall’introduzione nelle scuole, dal 2010, di nuovi strumenti didattici e metodi di insegnamento ad essi collegati: lavagne interattive multimediali, netbook e tablet, piattafome e-learning e e-book stavano – in quel periodo – entrando nelle classi, anche grazie a finanziamenti statali e regionali, che ne avevano incentivato l’adozione.  A fronte di molte risorse pubbliche messe a disposizione per l’acquisto di questi nuovi strumenti e in presenza di un diffuso entusiasmo di molti docenti che coglievano il carattere innovativo – sul piano didattico – di quella rivoluzione tecnologica, erano invece scarse le possibilità offerte agli insegnanti di completare e arricchire la formazione personale sull’uso dei nuovi dispositivi. Inoltre, la massiccia introduzione di quegli apparati aveva fatto emergere nuovi problemi sia nella gestione delle reti informatiche di istituto, spesso non ancora idonee a supportare nuovi carichi, sia nella scelta dei software adeguati. Infine, troppo spesso, interessanti sperimentazioni e innovazioni, realizzate in singoli istituti, non venivano condivise e valorizzate opportunamente, con il rischio di disperdere risorse e opportunità e di non sfruttare il grande valore aggiunto di una significativa cooperazione tra scuole e tra docenti.

 

Lo stile di lavoro delle reti informali

Assumendo che la collaborazione tra scuole è essenziale per condividere idee, competenze, apprendimenti e soluzioni, le due reti hanno avviato le loro attività per rispondere ai seguenti obiettivi:

  • formare il personale delle scuole all’uso dei nuovi dispositivi digitali e alle metodologie didattiche ad essi connesse;
  • accompagnare e sostenere nella gestione e nello sviluppo delle reti di istituto;
  • incentivare collaborazione e cooperazione tra scuole e tra insegnanti;
  • costruire una comunità professionale di docenti;
  • condividere e valorizzare le esperienze in corso, nei singoli istituti, in provincia di Pavia e altrove.

Nell’operatività, sono state adottate e promosse metodologie non tradizionali.

Formazione
Si è convenuto di rinunciare a un’impostazione formativa classica e si è deciso di adottare una didattica attivante, collaborativa, personalizzata, basata sul laboratorio formativo:

  • un docente più esperto conduce il laboratorio con funzione di formatore ma adotta una modalità paritaria e cooperativa che chiama in causa le competenze di tutti i partecipanti;
  • se necessario, soprattutto in presenza di gruppi numerosi, un suo collega svolge la funzione di co-formatore (mentor), con l’obiettivo di facilitare il lavoro del gruppo;
  • il laboratorio formativo è luogo di collaborazione e socializzazione e crea le premesse per la costruzione di comunità professionali destinate a mantenersi nel tempo;
  • i laboratori formativi sono adattati e condotti tenendo conto delle specifiche esigenze dei partecipanti e degli istituti scolastici coinvolti.


Costruzione del programma formativo
Invece di progettare i laboratori a tavolino affidandosi esclusivamente a consulenti esterni, le reti coinvolgono gli insegnanti delle scuole nella progettazione, con modalità partecipativa, dei contenuti della formazione e chiedono, a chi ha competenze da spendere, di mettersi a disposizione come docente.
È stato così costituito un gruppo di progettazione formativa, composto dai docenti delle scuole, che opera attraverso incontri plenari in presenza e in piccoli gruppi a distanza.
Per il lavoro a distanza (di solito via Skype), si utilizzano due semplici strumenti:
– una mailing list su Google Gruppi, per facilitare la comunicazione orizzontale, aperta a tutti i componenti del laboratorio di progettazione;
– tabelle e altri strumenti di lavoro su Google Drive, per costruire a distanza a più mani i piani didattici, dando la possibilità a tutti i componenti del gruppo di lavoro di visualizzare in tempo reale le proposte dei colleghi e di inserire le proprie.

Comunità professionale
Le reti agiscono come una comunità professionale: condividendo linguaggio, competenze, modalità organizzative, prospettive di lavoro comuni. Sullo sfondo, il professionista riflessivo di Donald A. Schön, che nell’operatività, si pone come ricercatore e accresce conoscenze e abilità riflettendo “nel” e “sul” suo agire professionale .

 

Verso la costituzione di una Rete provinciale formalizzata

Nel corso di questi anni, le reti DIDATTICA 2.0 e PAVIALEARNING 2.0 hanno costantemente collaborato tra loro, cogliendo l’opportunità di occasioni di confronto e sinergia soprattutto in occasione dell’uscita dei bandi che hanno sostenuto la realizzazione delle rispettive attività didattiche e di promozione culturale.

 

Gli obiettivi
Negli scorsi mesi è emersa l’esigenza di costruire un percorso comune con i seguenti obiettivi:

  • far convergere le esperienze delle due reti nella costruzione di una Rete provinciale consolidata e formalizzata, in grado di attrarre risorse per sviluppare ulteriori progetti;
  • raccogliere in modo integrato i fabbisogni formativi e pianificare azioni congiunte di formazione, aggiornamento, accompagnamento, promozione culturale;
  • favorire lo sviluppo di una comunità professionale allargata di docenti ed esperti di didattica digitale e dotarla di adeguati strumenti;
  • comunicare e dare visibilità al lavoro svolto, per diffondere le sperimentazioni e le buone pratiche tra le scuole della rete, alle altre scuole del territorio e per caratterizzarsi come modello esportabile in altre aree.


Il percorso
Per dare corpo a questi obiettivi, nell’ottobre 2015 è stato avviato un percorso così articolato: un workshop di lancio, un periodo di progettazione a distanza per gruppi tematici, un seminario pubblico, previsto per maggio 2016, per presentare pubblicamente la nuova e formalizzata Rete provinciale: la sua governance, i suoi obiettivi, la modalità di adesione, le idee e le prospettive per il suo sviluppo.
Nell’ambito del percorso, si lavorerà per mettere a fuoco i seguenti temi, rispondendo alle domande sotto esplicitate.

Governance della Rete provinciale e risorse per il funzionamento
Come formalizzare la costituzione della rete? Quali modalità per renderla efficace ed efficiente, mantendo una struttura molto leggera? Quale governance della rete e quali “regole” e accordi per cogliere al meglio le opportunità che vengono dai diversi bandi? Quali risorse per far funzionare la rete e per darle corpo e contenuti?

Fabbisogni formativi e azioni congiunte di formazione e aggiornamento
Quali sono i fabbisogni formativi del personale della scuola? Come raccoglierli? Come ricondurli a percorsi formativi adeguati? Come attivare i percorsi formativi? Con quali modalità e con quali risorse? Come strutturare percorsi che permettano di acquisire competenze immediatamente spendibili?

Strumenti di lavoro (a distanza e non) per lo sviluppo della Rete e della comunità professionale
Come valorizzare strumenti e laboratori in dotazione ai singoli istituti mettendoli a disposizione della Rete? Come dotare la comunità professionale della Rete degli strumenti per collaborare e apprendere? Quali strumenti sono disponibili? Quali possono essere implementati ad hoc? Come gestirli? Con quali ruoli? Con quali risorse?

La rete e i sui stakeholder: comunicare, essere visibili, costruire relazioni, attrarre risorse
Come si muove la rete nell’ecosistema? Come può costruire capitale sociale? Quali sono gli stakeholder? Quali gli interlocutori? Come presentare la rete all’esterno? Con quali strumenti? Quali risorse si possono attrarre? Quali soggetti possono essere partner? Quali finanziatori?

 

I primi risultati: la Rete pavese diventa un Polo formativo riconosciuto dal Miur

Nel frattempo, il percorso congiunto di questi mesi verso la Rete provinciale per la didattica digitale, ha già prodotto un risultato tangibile: la candidatura unitaria, con capofila l’Istituto Comprensivo di via Botto di Vigevano, al bando del Miur per la selezione degli istituti che formeranno gli animatori digitali previsti dal Piano Nazionale Scuola Digitale; la candidatura ha avuto esito positivo e oggi la costituenda Rete pavese è uno dei cinquantadue Poli formativi riconosciuti dal Ministero e l’unica in rappresentanza della provincia di Pavia.