E’ scoppiato un caso negli Usa dopo la pubblicazione, sul Sunday Review del New York Times, di “A Toxic Work World”, in cui Anne-Marie Slaughter sostiene che la competizione tossica, deleteria appunto, del mondo del lavoro sta portando sempre più donne – ma anche uomini – ad abbandonare il lavoro, spesso per crescere figli o accudire genitori.
Solo una porzione sempre più esigua, sostiene l’autrice, della società americana riesce a vincere in questa cultura: si tratta in genere di giovani in perfetta salute e con mezzi sufficienti a non dover accudire personalmente i familiari. Un modello che non lascia spazio “alla cura”, portando a un’emorragia di talenti e svuotando la società di valori.
Si tagliano fuori per prime le donne. L’America ha sbloccato il talento delle donne come poche altre nazioni al mondo; le ragazze surclassano i ragazzi nella scuola secondaria e all’università e oggi entrano nel mondo del lavoro con salari più alti, ma le loro fila si assottigliano quanto più si avvicinano ai vertici: dal 50% di presenze al livello di carriera più basso si passa al 10-20 % a livello di dirigenza. La situazione è ancora peggiore per i 42 milioni di donne che in America sono sull’orlo della povertà. La flessibilità è un problema per queste donne, sia quando è scarsa che quando è eccessiva, come in certe attività a bassa remunerazione che ormai non garantiscono più un monte ore settimanale.
Ma non è solo “una questione da donne”. È una questione lavorativa, il problema di un sistema antiquato e guasto. Il problema è il posto di lavoro, o meglio, un posto di lavoro pensato per le famiglie dell’era Mad Men, in cui uno dei coniugi porta a casa i soldi e l’altro li trasforma in cura: la cura indispensabile per i figli, i malati, i disabili, gli anziani. Le nostre famiglie e le nostre responsabilità non sono più quelle, ma i posti di lavoro non corrispondono alla nuova realtà della nostra vita.
La cultura del lavoro sbagliata è un problema di tutti, vale per gli uomini quanto per le donne. Che va risolto “costruendo un’infrastrutturazione di cura” e dando dignità al lavoro di cura attraverso l’offerta di servizi di elevate qualità a costi sostenibili; congedi familiari e sanitari retribuiti per donne e uomini; flessibilità di orario; strutture comunitarie di sostegno per consentire agli anziani di vivere più a lungo al proprio domicilio.
“Nel sistema attuale i singoli potranno anche avere successo, ma il paese non sarà mai competitivo quando dovrebbe. Se non interveniamo, col tempo le nostre famiglie e le nostre comunità, le fondamenta della nostra prosperità, sfioriranno” conclude. “Il movimento delle donne ha conferito a molte di noi il diritto di competere a pari condizioni: è tempo che tutti noi rivendichiamo la parità nella cura”.
Riferimenti
A Toxic Work World , Anne-Marie Slaughter, The New York Times, 18 settembre 2015
La traduzione, parziale, del testo è disponibile su La Repubblica
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