Il 13 novembre su Corriere Buone Notizie, inserto settimanale del Corriere della Sera, è stata pubblicata un’inchiesta curata da Percorsi di secondo welfare sulle misure pubbliche di contrasto alla povertà implementate negli ultimi anni. Di seguito trovate il commento firmato da Lorenzo Bandera sul ruolo che l’Alleanza contro la povertà ha giocato (e potrebbe ancora giocare) su questo fronte; qui invece potete trovare l’articolo di contesto firmato dal giornalista del Corriere Davide Illarietti e l’infografica a cura di Sabina Castagnaviz.
In queste settimane si è molto parlato del Reddito di Cittadinanza, la misura “rivoluzionaria” con cui il MoVimento 5 Stelle promette di “abolire la povertà”. Eppure, nonostante i roboanti annunci social e i proclami da balcone, i contorni del provvedimento rimangono ad oggi indefiniti. Quanto sarà stanziato per implementare la misura? A chi sarà destinata? Come saranno selezionati i beneficiari? Chi si occuperà delle politiche attive? Chi valuterà l’impatto del provvedimento? Al momento nessuno sa dirlo con certezza. Solo una cosa emerge chiaramente in questo quadro confuso: il Reddito di Cittadinanza conferma la tendenza all’unilateralismo della politica pentastellata. Pur avendo avuto molto tempo a disposizione, infatti, in cinque anni di opposizione il MoVimento non si è mai confrontato con le componenti delle società civile che a diverso titolo si occupano di povertà. E ora che si trova al Governo la musica non sembra essere cambiata.
Un fattore secondario? Assolutamente no. Il metodo per affrontare un problema dovrebbe essere dettato, anzitutto, da una conoscenza adeguata del problema stesso. Come è possibile comprendere, inquadrare e misurare la povertà, e quindi individuare le azioni necessarie per affrontarla, senza confrontarsi con chi ogni giorno si occupa di contrastare l’indigenza, sostenere gli emarginati e promuovere l’inclusione sociale? Proprio in tal senso non si capisce perché finora il Governo non abbia interpellato l’Alleanza contro la povertà, che raggruppa le principali organizzazioni italiane impegnate su questo fronte. Nata a fine 2013, l’Alleanza è composta da grandi realtà “caritatevoli” come Caritas, Banco Alimentare, ACLI, Sant’Egidio e San Vincenzo; ONG “di peso” come ActionAid e Save the Children; importanti parti sociali come Forum del Terzo Settore, Confcooperative, Cgil, Cisl e Uil.
In questi anni l’Alleanza ha giocato un ruolo di primo piano nel contrasto alla povertà nel nostro Paese alimentando costantemente l’attenzione sul tema, elaborando proposte, valutando gli impatti delle politiche e partecipando attivamente ai processi decisionali sia a livello governativo che parlamentare. A conti fatti, questa compagine è stata fondamentale per l’implementazione della prima misura unitaria di contrasto alla povertà che ha permesso all’Italia di allinearsi agli altri Paesi europei: il Reddito di Inclusione. Un provvedimento che, seppur non perfetto, nei suoi primi mesi di vita ha permesso di aiutare oltre un milione di persone mettendo in campo politiche di sostegno economico diretto ma anche, e soprattutto, misure strutturate volte al reinserimento sociale dei beneficiari. E che l’Alleanza, per altro, ha già indicato come potrebbe essere migliorato, sia attraverso un aumento delle risorse sia tramite l’implementazione di un piano di potenziamento dei servizi di inclusione.
Il Governo Conte vuole combattere la povertà? Prima di tutto si confronti con chi conosce profondamente questo tema e potrebbe aiutare a superare l’attuale situazione di confusione, definendo in maniera intelligente i prossimi passi per sostenere gli indigenti. In caso contrario i costi legati all’incertezza potrebbero essere molto alti. E i poveri di questo Paese non possono più permetterselo.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del 13 novembre 2018 ed è stato realizzato nell’ambito della collaborazione tra Percorsi di secondo welfare e il settimanale del Corriere della Sera.
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