L’Alleanza contro la povertà ha lanciato un nuovo invito al Governo ad aprire il dialogo sul disegno del Reddito di Cittadinanza. L’occasione è stata una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Roma, a cui è seguita la diffusione di un documento in cui l’Alleanza esprime i suoi dubbi su come si sta configurando la misura. Le questioni sollevate dall’Alleanza sono molteplici e per un’analisi completa si rimanda al documento completo. Qui vogliamo tuttavia richiamare la questione relativa alla regia della misura.
Il Reddito di Cittadinanza al momento parte da una concezione che lega la povertà esclusivamente all’assenza di lavoro. Ma la povertà è in realtà un fenomeno decisamente più complesso in cui, nella maggior parte dei casi, concorrono numerosi fattori oltre a quello occupazionale. Concretamente, l’adozione di una prospettiva monodimensionale – com’è attualmente quella del Reddito di Cittadinanza – a scapito di una prospettiva multidimensionale – propria invece del Reddito di Inclusione (REI), la misura di contrasto alla povertà attualmente in vigore, di cui vi abbiamo raccontato qui – priverebbe i poveri di una serie di risposte di cui l’inclusione lavorativa è solo una parte.
Per questo, se si riconosce che la povertà è un fenomeno multidimensionale, gli unici attori che a livello locale possiedono le competenze necessarie per dar corpo a efficaci misure di contrasto all’indigenza sono i Servizi Sociali Comunali. La complessità della povertà richiede infatti di essere affrontata attraverso la collaborazione tra i diversi attori del welfare locale – come Comuni, Centri per l’Impiego, Associazioni, Terzo Settore, Asl, Edilizia Pubblica, Scuola – e la regia di questa rete ad oggi non può che essere affidata ai Comuni e non, come prevede la bozza di Reddito di Cittadinanza, ai Centri per l’Impiego (CpI).
Questo tuttavia non vuol dire rinunciare al previsto rafforzamento dei CpI, che anzi incontra il favore dell’Alleanza. Già oggi l’inserimento nel mercato del lavoro attraverso i CpI ha una posizione di rilievo nell’impianto del Reddito di Inclusione, nel caso di utenti con esigenze legate all’occupazione, e dunque un loro rafforzamento sarebbe una buona notizia. Il potenziamento dei CpI non deve tuttavia portare a una sostituzione dei Comuni nel coordinamento complessivo delle misure di contrasto alla povertà.
Nell’immediato si rischierebbe infatti il caos organizzativo poiché il rafforzamento dei CpI, strutturalmente deboli, richiederà necessariamente tempo. Inoltre, affidare ai CpI la regia del Reddito di Cittadinanza, paradossalmente, andrebbe a ridurre la capacità di elaborare efficaci percorsi d’inclusione lavorativa dato che l’attività di coordinamento assorbirebbe già molte energie, impedendo quindi ai CpI di realizzare quanto già sanno fare.
Il vero cambiamento, secondo l’Alleanza, non consiste allora nello smontare ciò che è stato realizzato dai Governi precedenti ma piuttosto cominciare a lavorare partendo dai risultati finora raggiunti. In questo senso per la costruzione del Reddito di Cittadinanza l’Alleanza propone di ripartire dal REI per migliorarlo ed estenderlo sino a fornire le risposte necessarie a chiunque si trovi in povertà assoluta.
Due azioni, in particolare, dovrebbero essere messe in campo. In primo luogo assicurare il diritto alla misura a tutti gli oltre 5 milioni di poveri assoluti, rispetto ai 2,5 che (sulla base delle risorse attualmente stanziate) sono potenzialmente raggiungibili dal REI. In secondo luogo, elevare i contributi economici in modo da colmare la distanza tra la soglia di povertà e il reddito disponibile delle famiglie. Questo significa portare l’importo medio del REI deve salire a 400 euro mensili.