La Giunta Regionale del Piemonte ha approvato, venerdì 23 marzo, il Patto per lo sviluppo di comunità solidali. Questo strumento, che rappresenta un aggiornamento del primo Patto per il sociale approvato nel 2015, si propone di individuare le priorità di intervento nell’ambito delle politiche sociali regionali. Oltre a declinare gli obiettivi generali di politica sociale per il prossimo biennio, il documento identifica alcuni obiettivi specifici, strumenti e indicatori che sosterranno l’implementazione delle misure previste.
L’atto è composto da una premessa politica, alcuni obiettivi trasversali e poi gli obiettivi settoriali, individuati all’interno dei cinque ambiti di intervento proposti: integrazione socio-sanitaria; inclusione sociale e contrasto alla povertà; sostegno alle responsabilità genitoriali e prevenzione del disagio minorile; dalla politica della casa alle politiche di welfare abitativo; servizio civile universale. I primi tre temi erano già presenti nella precedente edizione del Patto, gli altri due rappresentano invece una novità nel panorama delle politiche sociali piemontesi.
Il Patto per lo sviluppo di comunità solidali nasce da un percorso partecipativo lanciato nel luglio 2017 e proseguito, in tutto il territorio regionale, fino all’inizio del 2018. Abbiamo discusso del percorso di elaborazione del documento e dei suoi elementi più generali nel corso di una prima intervista con Augusto Ferrari, l’assessore alle Politiche sociali, della famiglia e della casa della Regione Piemonte. L’abbiamo incontrato nuovamente per approfondire le caratteristiche del Patto e dei cinque ambiti di intervento: qui potete trovare la nostra seconda intervista. Di seguito analizziamo invece i contenuti del Patto.
Dove eravamo rimasti? Dove vogliamo andare?
La premessa politica del documento, a firma dell’assessore Ferrari, propone di interpretare le Regioni come punto di equilibrio tra l’unità nazionale e la pluralità dei territori e identifica il Patto per lo sviluppo di comunità come promotore di processi di innovazione sociale nell’ambito del welfare. L’innovazione nell’ambito delle politiche sociali è individuata come uno strumento necessario per “accettare con creatività nuove sfide” e rispondere in maniera più efficace ai bisogni e alla loro evoluzione. Ad un adeguamento delle risposte al mutare dei bisogni deve accompagnarsi una rinnovata capacità del sistema di offrire interventi e soluzioni non standardizzati, ma costruiti sulle esigenze specifiche delle singole persone e famiglie. In quest’ottica, l’assessore propone di concentrare l’azione del welfare su due assi: da un lato l’asse della promozione, che riconosce la persona come soggetto attivo all’interno del proprio contesto sociale e culturale; dall’altro l’asse della cura, che si impegna a garantire alle persone non più autonome l’accesso a un sistema integrato di cura che impedisca la trasformazione della condizione di non autosufficienza in esclusione sociale.
Gli obiettivi di sistema
Il Patto individua innanzitutto tre obiettivi trasversali, il cui raggiungimento permetterà di migliorare complessivamente il sistema regionale delle politiche sociali.
Il primo ambito è quello della definizione dei Distretti della salute e della coesione sociale. Questo livello territoriale è stato sperimentato per la prima volta con l’implementazione del SIA: sono stati individuati 30 ambiti territoriali omogenei in cui attivare collaborazioni e interventi volti a sostenere l’inclusione attiva della persona. I Distretti sono poi stati interessati negli ultimi anni da diversi altri interventi (ad esempio la strategia WeCaRe e il bando regionale per la promozione dell’assistenza familiare), con l’idea far convergere nello stesso ambito territoriale di programmazione tutte le politiche che concorrono alla costruzione della coesione sociale: servizi sanitari, politiche sociali, politiche attive del lavoro, politiche per l’abitare. I Distretti non sono però finora stati oggetto di una definizione univoca che ne stabilisca l’identità e ne sancisca la piena legittimità d’azione. I Distretti saranno quindi interessati, nel corso dei prossimi mesi, da un atto formale della Regione.
Un secondo scopo è legato alla stesura di un Regolamento regionale sull’applicazione dell’indicatore ISEE. Questo strumento appare imprescindibile per garantire l’accessibilità ai servizi e agli interventi e per offrire, in un quadro più omogeneo e meno frammentato, parità di opportunità e di trattamento su tutto il territorio regionale (attraverso, in particolare, l’individuazione di standard applicativi della disciplina della compartecipazione e la definizione di soglie minime di esenzione).
Un ultimo obiettivo che la Regione si prefigge è l’attivazione di un sistema informativo sociale. L’armonizzazione dei diversi sistemi presenti permetterà un disegno più efficace – perché basato sul rilevamento di dati e bisogni – degli interventi e delle politiche. L’obiettivo è quindi quello di costruire un unico "portale del welfare" in grado di connettere tutti gli attori coinvolti nella programmazione, gestione e valutazione degli interventi ai diversi livelli istituzionali.
Gli obiettivi settoriali
Integrazione socio-sanitaria
Questo settore di intervento, già presente nella prima edizione del Patto, è stato confermato come priorità per il prossimo biennio. In attuazione al Patto del 2015 è stata creata recentemente una Cabina di Regia tra le Direzioni Coesione Sociale e Sanità. Il documento appena approvato mira a dare piena attuazione e valorizzazione a questo soggetto, attribuendogli la responsabilità di promuovere un disegno di legge regionale che interverrà sul sistema dell’integrazione socio-sanitaria concentrandosi in particolare sull’individuazione delle prestazioni socio-sanitarie, le modalità di compartecipazione al costo delle stesse, la modalità del loro finanziamento attraverso un fondo regionale socio-sanitario. La Cabina sarà poi coinvolta negli altri obiettivi settoriali individuati, in particolare nell’attuazione dei nuovi LEA e nella predisposizione di strumenti di budget e finanziamento utili alla realizzazione di interventi a valenza sociale e sanitaria. La ridefinizione del sistema socio-sanitario e la creazione di un fondo regionale socio-sanitario avranno come diretta conseguenza la riorganizzazione degli interventi a sostegno della domiciliarità per persone non autosufficienti.
Inclusione sociale e contrasto alla povertà
È in questo ambito che si mostra in maniera più evidente la necessità della Regione di essere un tramite tra lo Stato e gli attori locali: l’obiettivo principale in questo settore è infatti il passaggio efficace dalla sperimentazione del SIA al REI, la nuova misura strutturale di contrasto alla povertà in Italia. A questo scopo il Patto individua come fondamentale il dialogo con gli ambiti territoriali e, al tempo stesso, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Altri strumenti individuati per l’implementazione efficace del REI sono la creazione di una Rete regionale della protezione e dell’inclusione sociale, che si è occupata di redigere il primo piano regionale di contrasto alla povertà. Il Patto appena approvato conferma poi l’intenzione di proseguire con la sperimentazione del profilo di criticità, uno strumento di rilevazione introdotto nel 2017 allo scopo di effettuare una lettura multidimensionale e omogenea della vulnerabilità delle persone al momento del loro ingresso nel sistema dei servizi. Nell’ambito del contrasto all’esclusione sociale, il Patto propone infine un intervento a favore delle persone senza dimora che sarà finanziato grazie a risorse del Programma Operativo Nazionale (PON) Inclusione e con la collaborazione di fio.PSD (la Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora, attiva nella sperimentazione di politiche di housing first).
Sostegno alle responsabilità genitoriali e prevenzione del disagio minorile
In questo settore la Regione si propone innanzitutto di rafforzare il ruolo dei Centri Famiglie. Questi servizi, nati come rafforzamento del mandato sociale dei consultori familiari, rappresentano sempre più un punto di riferimento territoriale per la cura delle relazioni all’interno delle famiglie. In quest’ottica dovranno in particolare essere ampliate le opportunità di mediazione familiare e le collaborazioni con scuole e attori del territorio al fine di realizzare un lavoro di accompagnamento delle famiglie e dei minori anche in ottica preventiva. Saranno infine ridiscusse le linee guida regionali in tema di affidamento famigliare.
Dalla politica della casa alle politiche di welfare abitativo
Questo settore sarà interessato da una nuova programmazione strategica basata sul riconoscimento della centralità della persona (e non della casa), sul concetto di casa come bene necessario e come diritto e sull’integrazione delle politiche abitative con le altre politiche di welfare. La nuova programmazione sarà avviata con un lavoro di rilevazione e classificazione che permetterà di aggiornare la mappa regionale del disagio abitativo. Sulla base di questa ricognizione sarà modificata la normativa regionale in materia di welfare abitativo, sarà elaborato un nuovo Regolamento per i requisiti di accesso all’edilizia sociale e saranno ridefiniti gli interventi nell’ambito del disagio abitativo.
Servizio civile universale
Il servizio civile universale è interpretato dal Patto come un’opportunità a servizio dell’inclusione sociale e della promozione della cittadinanza. È inoltre definito come un valido strumento di accompagnamento dei giovani verso l’età adulta. In quest’ottica la Regione si impegna a sostenere a livello locale l’implementazione del “nuovo” servizio civile (riformato a livello nazionale nel 2017). Il Patto stabilisce, in particolare, il contributo della Regione nella programmazione triennale che dovrà interessare il servizio civile universale. È inoltre affermata la necessità di valorizzare le competenze acquisite durante l’esperienza del servizio civile attraverso il riconoscimento di crediti formativi o tirocini e la valutazione di queste capacità anche a fini lavorativi.