Cerca
Close this search box.

Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

EU citizens staying in an EU Member State other than their home country can access emergency care in a rather straightforward way. At the same time, permanent residents from a different country are fully integrated into their host’s healthcare system. European and National norms that regulate access to cross-border health care make this possible. An overview of the state of implementing the EU healthcare regulations by comparing three different case studies.
L’invecchiamento della popolazione ha reso sempre più necessario lo studio e l’utilizzo di strumenti per garantire, quando possibile, il permanere al proprio domicilio in sicurezza. Da questa convinzione nasce il progetto CURA del Comune di Milano, finanziato dal PNRR, di cui Percorsi di secondo welfare è partner scientifico.
Romanzi e film fantascientifici, come spiega un recente volume di Neodemos, possono essere strumenti utili per comprendere la complessità delle tendenze demografiche contemporanee e non perdere di vista le cose da fare per evitare improbabili, ma non impossibili, conseguenze estreme.
I diritti sociali in Europa oggi richiedono di coniugare l'universalismo del XX secolo con la soddisfazione di bisogni diversi e complessi. Un articolo di Maurizio Ferrera su Social Europe.
L'edizione 2024, dedicata al tema "Dar conto delle diseguaglianze e riconfigurare le politiche sociali", si terrà dal 4 al 6 settembre presso l'Università degli Studi di Napoli. Tra le sessioni previste segnaliamo in particolare quella dedicata alla salute mentale delle nuove generazioni.
Su Rivista Solidea Chiara Lodi Rizzini approfondisce come le molteplici e interrelate forme di vulnerabilità condizionino il diritto alla salute, che per essere tutelato oggi necessita di un approccio integrato tra l’area sociale e quella sanitaria.
Per contrastare disoccupazione, povertà e disuguaglianze non si può fare a meno di ammortizzatori sociali e misure di sostegno del reddito. Ma da soli non creano lavoro. In Europa e in Italia sono in corso interessanti sperimentazioni in questo ambito.
L’intelligenza artificiale porta nuove opportunità al mondo del welfare, in alcuni casi può rivoluzionare interi servizi. Ma rischia anche di generare nuove forme di discriminazione e togliere centralità agli attori del pubblico e del privato sociale. Il welfare italiano è pronto a trarre il meglio da queste tecnologie?
Il contesto di policrisi che caratterizza il ventunesimo secolo ha fatto emergere nuovi rischi sociali che spesso non trovano risposte adeguate. Un recente volume di Maurizio Ferrera, Joan Miró e Stefano Ronchi riflette sulle prospettive di riforma del welfare.
Il Servizio Analisi Criminale del Ministero dell'Interno, in collaborazione con la Consulta delle ragazze e dei ragazzi presso l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha realizzato un questionario rivolto a giovani tra i 14 ai 18 anni.
Il caso portoghese ha molti elementi in comune con quello italiano, su tutti il forte invecchiamento della popolazione e la bassa fecondità. Per affrontare i propri problemi demografici Lisbona ha scelto di puntare su politiche migratorie più aperte e, dati alla mano, la popolazione negli ultimi è cresciuta. Una strada percorribile anche per il nostro Paese?
Currently, in Italy, one in four individuals is elderly, and this proportion is likely to increase. However, living longer does not mean living better. Therefore, it is crucial to adopt a new conceptual approach in interpreting aging, moving away from the paradigm of old age toward a broader perspective of longevity.