La popolazione sta invecchiando, le statistiche continuano a dircelo. L’”invecchiamento globale” sta trasformando le economie e le società di tutto il mondo, conoscere le caratteristiche di questa tendenza è quindi molto importante sia per i policy maker, al fine di programmare e implementare adeguati servizi e politiche (sociali, demografiche, economiche), sia per i cittadini, cosicché possano fare scelte consapevoli e lungimiranti per “tutelare” il proprio futuro (in materia di cura, previdenza, ecc.).
Il Global AgeWatch Index
Per migliorare la conoscenza e la misurabilità delle politiche pubbliche e facilitare la comparazione tra paesi, HelpAge International ha sviluppato un indice, The Global AgeWatch Index, raccogliendo e sistemizzando i dati provenienti dai database del Department of Economic and Social Affairs dell’Onu, della Banca Mondiale, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’International Labour Organization, di UNESCO e Gallup World Poll. I dati al momento si riferiscono a 96 paesi, corrispondenti al 91 % della popolazione mondiale sopra i 60 anni.
L’indice è determinato dalla combinazione di 13 indicatori raggruppabili in 4 variabili, selezionate perché ritenute particolarmente influenti sulla qualità della vita della popolazione anziana (Figura 1):
- disponibilità di un reddito adeguato e capacità di usarlo in modo autonomo: è misurato sulla base della disponibilità di prestazione pensionistiche e servizi di welfare, del tasso di povertà e del PIL pro capite;
- salute fisica e psicologica;
- capacità: si riferisce alle competenze che favoriscono l’empowerment degli anziani ed è misurata sulla base della partecipazione al mercato del lavoro e dei livelli di istruzione;
- ambiente “capacitante”: cioè un ambiente in grado di attivare gli anziani, di farli vivere autonomamente. Questo indicatore fa uso dei dati di Gallup World View per stimare la percezione degli anziani del grado di coinvolgimento sociale, sicurezza, libertà civile e accesso ai trasporti pubblici.
Figura 1: gli indicatori del Global AgeWatch Index.
Fonte: Global Agewatch Index website
Il caso italiano
Cosa ci dice l’AgeWatch Index sul nostro paese? E’ importante capirlo dato che attualmente gli italiani over 60 sono il 27,4% della popolazione (16,7 milioni) e, si stima, saranno il 38,7% nel 2050. Nella classifica globale l’Italia “si piazza” moderatamente bene, al 39esimo posto su 96 paesi. Ma è ancora più interessante analizzare le singole aree, tra le quali si riscontrano disparità (Figura 2).
Figura 2 – Gli indicatori relativi all’Italia.
Fonte: Global Agewatch Index website
Sul fronte salute, gli anziani italiani sono piuttosto fortunati, infatti siamo molto in alto in classifica, al 6 posto. L’aspettativa di vita è sopra la media generale (85 anni, di cui 78,5 in buona salute) e il 97,9% degli over 50 ritengono la propria condizione di salute soddisfacente.
Va piuttosto bene anche sul fronte del reddito, 25esima posizione, anche se in significativo declino dal 2013 per effetto delle riforme pensionistiche, che hanno ristretto i parametri delle prestazioni. Ciononostante, si continua a registrare un livello di sicurezza economica piuttosto buono: l’81% degli Italiani over 65 riceve una pensione, solo il 7,5% degli over 60 ha un reddito inferiore a quello mediano e il 99% ha accesso alle stesse prestazioni di welfare spettanti al resto della popolazione. Questo dato è in linea con il Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese, secondo il quale i redditi da pensione, anche grazie all’adeguamento al costo della vita, sembrano aver tenuto al riparo dalla crisi gran parte delle famiglie di pensionati, per le quali dal 2007 al 2012 si osserva una significativa diminuzione del rischio di povertà relativa rispetto alle altre famiglie. In altre parole, solo le famiglie di ritirati dal lavoro hanno conservato livelli medi di consumo mensile positivi. Un buon risultato, certo, ma che dovrebbe farci riflettere sull’esigenza di pensare a una redistribuzione delle risorse (anche) su scala generazionale e a una ricalibratura della spesa sociale pubblica. Nel 2012, il 52,68% di questa spesa è stata destinata a pensioni e “beni e servizi” (escluso quelli sanitari e spese mediche) rivolti agli anziani. La spesa per infanzia e famiglie si è invece fermata 4,7%.
Scendiamo in classifica invece per quanto riguarda la “capacità”, dove ci posizioniamo in 69esima posizione, con un tasso di occupazione dei 55-64enni sotto il livello medio dei paesi analizzati e fermo al 40,4%,. Scelto come indicatore dell’empowerment economico, questo tasso va tuttavia relativizzato tenendo conto del lavoro nero e del numero di anziani che non lavorano ma ricevono una pensione – e quindi hanno comunque un reddito. Sotto la media generale anche la percentuale di anziani con istruzione superiore o universitaria (41,1%). Una cifra bassa, ma che è comunque in linea con i livelli di istruzione italiani, piuttosto contenuti.
Infine, va peggio sul versante dell’“ambiente capacitante” – un altro dei presupposti dell’”invecchiamento attivo” – dove siamo in 74esima posizione. Se il 91% degli over 50 può contare su una rete di familiari o amici su cui fare affidamento (welfare familiare), ben il 50% avverte il problema della sicurezza e solo il 51% è soddisfatto della rete di trasporti a cui ha accesso. In effetti, la scarsità di trasporti (soprattutto per chi vive fuori dai centri cittadini) e la perdurante presenza di barriere architettoniche (in particolare per chi si avvia verso la quarta età) sono tematiche su cui il nostro paese ha ancora molto da lavorare. Infine solo il 46% è soddisfatto della propria libertà di scelta in termini di libertà civile.
Riferimenti
In allegato il Global AgeWatch Index 2014-Insight report