Manovre correttive e tagli alla sanità pubblica e al sistema pensionistico, uniti alle ripercussioni della crisi economico-finanziaria sulla vita quotidiana, mettono in crisi i bilanci familiari, soprattutto quando è necessario assistere persone non autosufficienti. Si tratta di una questione che coinvolge la maggioranza degli italiani, in particolar modo le famiglie con redditi bassi e gli anziani. Il dato più allarmante, rilevato da una ricerca del Censis pubblicata nel giugno 2012, riguarda i 9 milioni di italiani – quasi uno su sette – che hanno dichiarato di non aver potuto accedere alle prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Dati Istat più recenti confermano questo fenomeno: oltre sette famiglie su 10, tra quelle meno abbienti, negli anni della crisi hanno modificato quantità e qualità dei servizi acquistati, mentre sono state quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali.
Le misure di razionalizzazione dei fondi pubblici contribuiscono a determinare uno spostamento dei costi delle prestazioni sanitarie a carico dei cittadini, costretti a scegliere tra il rinunciare a curarsi o il rivolgersi a strutture private. La spesa sanitaria privata è infatti aumentata più che nel periodo pre-crisi: un +2,2% medio annuo nel periodo 2000-2007 e un +2,3% negli anni 2008-2010 con un incremento complessivo nel periodo 2000-2010 pari al 25,5%. Contribuendo ad alimentare la spesa out-of-pocket, già particolarmente elevata nel nostro paese, come si evince dalla figura 1.
Figura 1. Spesa sanitaria pro-capite in alcuni paesi OCSE, 2009 (in $ PPP)
Fonte: rielaborazione di The European House-Ambrosetti su OECD Health Data 2012.
Di questa spesa la parte mediata dal settore assicurativo è invece molto più modesta che in altri paesi e riguarda fasce della popolazione più abbienti, non certo e non ancora quelle maggiormente esposte alle conseguenze della crisi. La sanità complementare in Italia è, infatti, un universo composto da centinaia di Fondi integrativi, che svolgono un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano i vuoti dell’offerta pubblica a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti. Si tratta però soprattutto di dirigenti d’azienda, dipendenti del settore bancario o di aziende multinazionali e più di recente dai quadri del commercio, oltre ad alcune libere professioni. La ricerca di RBM Salute-Censis del 2012 ha preso in considerazione 14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel periodo 2008-2010. Il 55% degli importi dei Fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) del Servizio sanitario nazionale. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, ecc.). Risulta inoltre che tra i diversi Fondi integrativi esistenti, sono i Fondi aziendali, rispetto a quelli istituiti grazie alla contrattazione collettiva nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie degli iscritti.
In Italia quindi la normativa dà accesso alla sanità integrativa e a quella privata – come per altro avviene nel caso del sistema pensionistico – ma nella realtà è ancora una percentuale modesta quella dei cittadini che sottoscrivono schemi e fondi sanitari integrativi mentre alta è la percentuale di coloro che paga di tasca propria le spese mediche. A questo si aggiunga che una delle principali sfide per il sistema di welfare italiano è rappresentata dalla crescente longevità della popolazione: le previsioni demografiche mettono in luce dinamiche di crescita intensa, e ad un aumento molto rilevante della popolazione anziana con 65 anni e più – che passerà dal 20,3% del 2010 al 26,5% del 2030 – si associa un incremento della non autosufficienza, dato lo stretto legame tra età e insorgenza di patologie invalidanti.
Come risulta da un’altra recente indagine del Censis (Gli scenari del welfare. Le nuove tutele oltre la crisi, presentata a dicembre 2012) il problema della non autosufficienza (persone che hanno bisogno di assistenza quotidiana) viene gestito nella maggioranza dei casi da un familiare stretto. I familiari stretti rappresentano i caregiver nel 73,5% dei casi, a cui si aggiunge un 4,4% di casi in cui ad essere citato come responsabile dell’assistenza è un altro parente. Per quanto concerne l’assunzione delle responsabilità di cura e assistenza da parte di soggetti esterni alla famiglia, nell’11,0% dei casi è stata indicata la badante (che, per quanto responsabilizzata, viene presumibilmente coordinata e retribuita da un membro della famiglia), e solo nel 9,6% dei casi da altre persone non legate da un vincolo di parentela all’assistito. La famiglia, quindi, o tramite assistenza diretta o tramite l’acquisto di assistenza privata, è il pilastro dell’assistenza ai non autosufficienti. Si tratta tuttavia di un modello erogativo molto oneroso dal punto di vista finanziario (oltre che organizzativo) che si adatta a chi può disporre di buoni redditi ed è in grado di sostenerlo ma che non può rappresentare la soluzione per gli anni futuri visti i trend di invecchiamento della popolazione.
E’ importante, in questo contesto di risorse pubbliche scarse, sviluppare iniziative capaci di valorizzare la disponibilità attuale a tutelarsi (in particolare rispetto al rischio della non autosufficienza) ed iniziative che accrescano la consapevolezza sulla questione, soprattutto tra i meno anziani. Oltre al mutualismo volontario e ai contratti collettivi di lavoro che per alcuni settori includono anche la sottoscrizione di fondi sanitari integrativi per i dipendenti segnaliamo per i suoi aspetti fortemente innovativi il progetto in corso di definizione a Carugate, un comune di circa quindicimila abitanti nella provincia di Milano.
La proposta – avanzata in occasione delle elezioni comunali del 2011 dalla Lista Civica ProCarugate (Lista che si è distinta per la sua composizione – tutti giovani – che ha visto eletti due dei suoi candidati) – è quella di offrire alla comunità locale la possibilità di un’assistenza medica integrativa, grazie alla costituzione di un Fondo sanitario integrativo territoriale che faciliti e migliori per tutti i cittadini residenti l’accesso ai servizi socio-sanitari specialistici, garantendo anche l’erogazione di servizi medici gratuiti o comunque a condizioni e prezzi migliori di quelli offerti dal mercato. Si tratta di una proposta, inclusa appunto nel Programma elettorale 2011 della Lista Civica, che è stata rivista, articolata e presentata nel dicembre 2012 alla cittadinanza in occasione di un incontro pubblico durante il quale ProCarugate si è impegnata ad individuare modalità di collaborazione tra pubblica amministrazione, terzo settore e privati per la realizzazione del Fondo sanitario.
Il Comune è stato chiamato a farsi promotore della costituzione di una rete di soggetti in grado di mettere in campo iniziative mirate a fornire una continua informazione sull’offerta socio-sanitaria attraverso guide ai servizi sanitari locali, materiale informativo su prevenzione contro fumo e alcool, incontri con la comunità su temi quali “benessere” fisico e psichico, nutrizione, sport dilettantistico ed esercizio fisico per giovani e anziani.
La parte più ambiziosa e innovativa del progetto prevede però, in seguito alla costituzione del Fondo sanitario integrativo, la distribuzione a tutti i cittadini residenti a Carugate di una Card per ottenere agevolazioni – in un network di strutture sanitarie e di medici specialisti convenzionati – rispetto alle tariffe applicate al pubblico, con sconti medi reali tra il 15% e 30% rispetto ai prezzi medi a livello nazionale. Il possessore della tessera potrà richiedere qualsivoglia prestazione, ad esempio accertamenti diagnostici, esami di laboratorio, visite specialistiche, interventi chirurgici, prestazioni odontoiatriche, prestazioni di natura estetica, o acquistare lenti da vista.
Il Fondo prevede inoltre un servizio di assistenza medica telefonica con numero verde, per la fornitura di numerosi servizi come la ricerca di strutture convenzionate e delle tariffe migliori, la prenotazioni delle prestazioni, consulenza medica telefonica, un servizio di Guardia medica permanente, l’offerta gratuita di visite, accertamenti ed esami medici di prevenzione sulla base di protocolli medici approvati per un insieme ampio di malattie tra cui quelle cardiovascolari, tumorali, e malattie croniche come diabete, angina, asma, artrite, ecc. E prevede anche l’erogazione di visite specialistiche e prestazioni mediche con professionisti convenzionati quali ad esempio allergologo, ortopedico, dermatologo, odontoiatra, oculista, otorino, ginecologo e servizi sociali di secondo livello quali psicoterapia, servizi di mediazione familiare, visite e prestazioni che tengano conto delle richieste ricevute e delle esigenze dei cittadini. Il Fondo include anche il sostegno agli anziani in condizioni di non autosufficienza con servizi organizzati nel territorio e con aiuti economici mirati alla cura e riabilitazione presso la Onlus Casa dell’Anziano “San Camillo”, casa di cura e Rsa funzionante nel territorio comunale da molti anni.
Tra i servizi più qualificanti del Fondo i suoi promotori puntano sulla prevenzione tumori uomo-donna, in collaborazione con gli enti del territorio, su una visita oculistica per ragazzi di età 11-14 anni e sulla prevenzione dentale per i bambini dagli otto ai dieci anni. Sotto il profilo della governance, aderenti del Fondo dovrebbero essere tutti i cittadini residenti a Carugate, indipendentemente dalle loro capacità di reddito e patrimoniale, anche se ovviamente la partecipazione finanziaria varierebbe in relazione a questi due aspetti prevedendo forme di sostegno per i cittadini meno abbienti. I finanziatori del Fondo dovrebbero essere soggetti privati, banche e aziende locali, oltre alle famiglie. L’idea è usare tutti i fondi possibili per rendere il progetto realizzabile e quindi anche fondi pubblici, donazioni oltre che sussidi economici privati. Il Comune, che ha dichiarato la sua disponibilità a concedere un patrocinio, verrebbe quindi ad affiancarsi a istituzioni locali come la Caritas o le banche che agiscono sul territorio, insieme ad altri soggetti ancora da individuare. Erogatori infine dovranno essere gli enti territoriali, la Asl, i centri diagnostici, specialistici e dentistici del territorio, tra cui la Casa San Camillo per la parte legata all’assistenza per la non autosufficienza.
Abbiamo parlato delle prospettive del nuovo Fondo con Luca Maggioni, candidato Sindaco presentato dalla Lista Civica ProCarugate, attualmente Consigliere comunale all’opposizione, e Riccardo Pasotti, Consulente Fondi di Assistenza e Previdenza Integrativi e promoter dell’iniziativa per la lista.
A quale punto è la definizione del Fondo sanitario integrativo? Quali passi state compiendo per arrivare alla sua effettiva costituzione?
Il fondo sanitario integrativo è ora pronto per essere costituito. Abbiamo coinvolto come potenziali membri del consiglio di amministrazione personalità legate al mondo del volontariato locale, e quindi in grado di intercettare il reale bisogno della cittadinanza, ma anche un ex membro della Commissione Bilancio della Camera e , soprattutto, un noto Oncologo, che oltre ad aver partecipato ad esperienze simili, ci può mettere a disposizione la sua rete di conoscenze in campo medico e tradisce la speciale attenzione che questo fondo vorrà dedicare alla prevenzione.
Come è stato accolta questa proposta? Sia da parte delle istituzioni coinvolte e coinvolgibili che da parte dei cittadini?
Le istituzioni interpellate e coinvolte hanno da subito manifestato grande interesse per l’iniziativa, percependone l’assoluta originalità ma anche conoscendo il profondo bisogno presente nella società di un’offerta di questo tipo.
Quali vi appaiono oggi gli scogli più difficili da affrontare?
Lo scoglio più grande al momento sembra essere la capacità di presentare in maniera adeguata questo progetto a una cittadinanza che, storicamente, non è abituata a questa tipologia di sanità integrativa. La vera sfida dunque sarà trovare le modalità adeguate per pubblicizzare attraverso i mezzi di informazione presenti sul comune di Carugate la nascita del fondo integrativo e il suo funzionamento. Oltre a ciò, sarà opportuno anche sfruttare i canali istituzionali che un patrocinio ufficiale del comune di Carugate può offrire, oltre naturamente alla promozione capillare presso le molteplici associazioni che potenzialmente potrebbero essere interessate a questo progetto.
Siete in grado di fare una stima dei costi a carico delle famiglie? E dei tempi di attuazione del progetto?
E’ già da più di un anno che stiamo lavorando per la definizione degli aspetti più importanti di questo fondo e confidiamo che per settembre possa partire la campagna di sensibilizzazione sul territorio. Per quanto riguarda la stima dei costi pensiamo di articolare le prestazioni nell’ambito di due macro aree: visite ed accertamenti gratuiti entro certi limiti e per alcuni beneficiari individuati, e pacchetti a pagamento a disposizione di tutti, di almeno 2 tipologie, con un range di costo c aompreso tra i 300 e 800 euro a famiglia, in grado di coprire anche spese ospedaliere ed extraospedaliere con importi più ampi. La parte gratuita verrà finanziata con contribuzioni a fondo perso e, in parte, con una quota del costo dei pacchetti a pagamento.
Riferimenti
Censis (2012), Il ruolo della sanità integrativa nel Sistema sanitario nazionale
Crisi: gli italiani tagliano su cibo e salute
Onlus Casa dell’Anziano “San Camillo”
I nostri approfondimenti sull’assistenza sanitaria integrativa
Un Fondo sanitario integrativo per tutti a livello regionale: "Mutua Liguria"
Trento, firmato il Protocollo d’intesa per l’assistenza sanitaria integrativa
Itaca sottoscrive un Fondo integrativo sanitario con la Società di mutuo soccorso “Cesare Pozzo”