L’esigenza di arginare il contagio da coronavirus induce molte aziende a consentire che i dipendenti svolgano il lavoro da casa. E spinge il Governo – come vi abbiamo raccontato qui e qui – a rimuovere alcuni vincoli inopportunamente imposti al "lavoro agile" con la legge di tre anni fa.
Secondo Ichino, "non tutto il male vien per nuocere. Se il Covid-19 avrà l’effetto di allargare la sperimentazione del lavoro agile, o smart working, e farne conoscere i possibili vantaggi, sarà un pur piccolo contrappeso positivo ai molti e gravi danni prodotti dall’epidemia". Inoltre, continua Ichino, "il vero problema per la diffusione del lavoro agile sta nel fatto che esso comporta un mutamento profondo nella struttura del rapporto contrattuale. Viene meno, infatti, la possibilità di misurare la quantità del lavoro sulla base della sua estensione temporale .(..) chissà che proprio il coronavirus non le costringa a fare di necessità virtù, accelerando un’evoluzione che altrimenti sarebbe stata più lenta".
Se l’epidemia mette le ali allo smart working
Pietro Ichino, LaVoce.info, 28 febbraio 2020