Con la prossima Legge di Bilancio si deciderà se l’introduzione del Reddito d’Inclusione (REI) si risolverà nell’ennesima riforma incompiuta della storia italiana oppure se rappresenterà il punto di partenza di un percorso che porterà a rispondere adeguatamente a tutti gli indigenti. L’Alleanza contro la povertà in Italia ha organizzato un incontro con la stampa per discutere alcune proiezioni sulla copertura del REI e avanzare alcune richieste. Secondo l’Alleanza, infatti, è importante che il dibattito politico si focalizzi sul nuovo welfare che si vuole costruire e non solo sull’ammontare delle risorse aggiuntive per il prossimo anno. Concretamente, l’Alleanza propone di adottare un Piano nazionale contro la povertà (per il triennio 2018/2020) che prosegua il percorso iniziato con l’introduzione del REI fino al suo completamento.
Che cos’è il REI
Il REI è la misura unica nazionale di contrasto povertà e all’esclusione sociale introdotta con la legge n. 33 del 15 marzo 2017. Questa misura si articola in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona che devono essere garantiti a livello locale. In particolare, il nucleo beneficiario dovrà sottoscrivere un “progetto personalizzato” finalizzato al superamento della condizione di povertà. Il sostegno sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e dovranno trascorrere almeno sei mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo ottenere di nuovo. Il REI potrà essere richiesto a partire dal prossimo 1 gennaio e assorbirà il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) la “misura ponte” avviata lo scorso 2 settembre proprio in attesa del REI.
Cosa c’è da migliorare nel REI secondo l’Alleanza
L’Alleanza contro la povertà ha indicato alcuni elementi su cui occorre riflettere e lavorare.
I poveri che saranno raggiunti dal REI
Secondo gli ultimi dati Istat i poveri assoluti sono 4,75 milioni, pari al 7,9% della popolazione complessiva. Di questi solo 1,8 milioni di persone riceverà il REI. Il restante 62% dei poveri ne rimarrà invece escluso. Il REI infatti si rivolge in via prioritaria ai nuclei familiari con almeno un minorenne, oltre che ai nuclei con un figlio disabile, a quelli con una donna in stato di gravidanza e alcuni nuclei con disoccupati di 55 anni o più. Tuttavia, secondo le stime dell’Alleanza, anche tra i minorenni il 41% dei poveri rimarrà escluso. Questo è dovuto al fatto che le soglie economiche utilizzate per l’accesso alla misura sono più basse di quelle che definiscono la povertà assoluta.
Il contributo economico previsto
L’Alleanza ritiene che il contributo economico attualmente previsto sia troppo basso e che siamo di fronte al rischio che si ampli l’utenza senza elevare gli importi. Il risultato di una scelta di questo tipo è assistere sempre più persone senza dar loro la possibilità di raggiungere uno standard di vita minimo. Secondo l’Alleanza, l’importo per essere adeguato dovrebbe corrisponde alla differenza tra il reddito disponibile della famiglia beneficiaria e la soglia di povertà assoluta, che è stata calcolata dalla stessa Alleanza e che è leggermente inferiore a quella Istat. Attualmente invece l’ammontare del REI è determinato considerando la differenza fra il reddito disponibile alle famiglie e la soglia di accesso al REI. L’esito è una lontananza significativa tra l’importo necessario secondo l’Alleanza e quello previsto dal REI. Si tratta, in media, di 396 euro mensili rispetto a 289.
La parte attiva della misura
Per la costruzione dei percorsi d’inclusione è stato previsto che il 15% dei finanziamenti statali contro la povertà sia destinato ai Comuni (cui spetta la titolarità di questa parte della misura). Secondo l’Alleanza però tale percentuale è inadeguata ed è necessario portarla al 20%.
Un piano contro la povertà per il triennio 2018/2020
Per superare queste criticità è necessario un piano attraverso il quale siano assunti specifici impegni finalizzati al rafforzamento del REI. Attraverso un piano che definisca fin da subito il punto di arrivo e le tappe intermedie, le criticità segnalate dall’Alleanza possono essere affrontate progressivamente, ampliando l’utenza del Rei e rafforzando l’adeguatezza delle risposte annualmente.
A partire dal 2020, anno in cui la misura dovrebbe essere a regime (e quindi raggiungere tutti i poveri e offrire loro risposte adeguate rispetto al bisogno) servono circa 5,1 miliardi annui in più rispetto ad oggi. A regime, è infatti necessario un investimento pubblico annuo di 7 miliardi. Sinora sono stati resi disponibili 1759 milioni nel 2018 e di 1845 a partire dal 2019. Il piano dovrebbe allora prevedere un incremento progressivo. Questo significa che l’imminente Legge di Bilancio deve indicare le singole tappe di questo incremento nel triennio.
Contemporaneamente, l’attuazione del REI deve essere sostenuta attraverso uno sforzo congiunto dello Stato e delle Regioni affinché i territori dispongano degli strumenti necessari a sostenere i percorsi di inclusione. Infine è necessario che sia attivato un robusto sistema di monitoraggio.