Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ha di recente pubblicato il rapporto "Salary-setting mechanisms across the EU", che contiene un interessante focus sulla diffusione delle forme di retribuzione variabile in 28 paesi dell’Unione Europea.
Il rapporto consegna un dato che riguarda da vicino il nostro Paese: solo il 35% delle aziende italiane lega la retribuzione dei propri dipendenti ad una valutazione delle performance individuali degli stessi, e, dato ancor più significativo, solo il 18% delle aziende prevede forme di retribuzione di produttività o di redditività. L’Italia, infatti, e ciò nonostante i dati siano aggiornati all’anno 2016, non brilla nello scenario comparato, ed anzi si distingue per un grado di variabilità della retribuzione tra i più bassi in Europa.
A questo riguardo, l’accordo “Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil”, anche noto come "Patto per la fabbrica", sottoscritto lo scorso mese di marzo, ha ribadito la sfida, prefiggendosi, tra le altre cose, il perseguimento di una contrattazione collettiva aziendale virtuosa, sostenuta dal livello nazionale e capace di valorizzare economicamente la produttività del lavoro.
La retribuzione variabile in Europa: analisi e spunti dal rapporto dell’Eurofound
Davide Mosca, Bollettino ADAPT, 9 aprile 2018