Il Contratto Collettivo Nazionale dei metalmeccanici, poi seguito da molti altri, è stato il primo a prevedere una quota di risorse da destinare al welfare aziendale. Guardare alle discussioni sul rinnovo di questo CCNL – in scadenza il 30 giugno, che coinvolge più di 1,5 milioni di lavoratori in 30.000 aziende, per un peso sul PIL stimato nell’8% – può essere dunque interessante per identificare le dinamiche che potrebbero riguardare anche altri tavoli di contrattazione.
Come spiega Il Sole 24 Ore, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm chiedono, oltre a un aumento salariale e una riduzione sperimentale dell’orario di lavoro, anche investimenti per rafforzare il fondo sanitario complementare Mèta salute, più spazio alle misure di conciliazione vita-lavoro (congedi parentali, smart working) e investimenti in ambito welfare.
Nello specifico, i sindacati propongono un aumento dell’importo dei flexible benefit a 250 euro annui e l’istituzione di una «Piattaforma metalmeccanica Welfare» unica nazionale gestita dalle parti per garantire a tutti la possibile conversione del Premio di risultato in prestazioni di welfare, con ulteriori convenzioni e forme di sostegno ai dipendenti. Inoltre propongono un incremento a 700 euro dell’importo annuo “dell’elemento di perequazione riconosciuto ai dipendenti di imprese che non hanno in vigore un premio di risultato o senza voci retributive derivanti dalla contrattazione aziendale“. Sotto il “cappello” della piattaforma dovrebbero rientrare anche misure di conciliazione per migliorare l’utilizzo dei Permessi annui retributivi e rafforzare i congedi parentali.