Il tema della digitalizzazione ha investito il modo di lavorare, organizzarsi, creare e distribuire servizi e attività nel corso della pandemia, coinvolgendo pubbliche amministrazioni, imprese ma anche le organizzazioni del Terzo Settore -di cui Secondo Welfare si è occupato con due inchieste per il Corriere della Sera (qui e qui) e un reportage per il progetto ABNE.
Per approfondire come il mondo non profit sia stato in grado di raccogliere la sfida digitale durante la pandemia, Andrea Volterrani, Professore Associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Tor Vergata, e Maria Cristina Antonucci, ricercatrice del CNR, hanno condotto una ricerca qualitativa sulla digitalizzazione delle reti di Terzo Settore, il cui esito è stato presentato all’Università di Granada nel corso del convegno Transformations in the Digital Age, che si è tenuto nei giorni scorsi.
Come riportato su Vita, i lockdown hanno “costretto” diverse organizzazioni ad adottare modalità innovative per continuare le proprie attività, nei limiti del possibile, in una situazione del tutto inedita. Tuttavia l’indagine mette in luci anche i diversi elementi di resistenza e difficoltà operative incontrate nella trasformazione digitale delle reti del Terzo Settore, evidenziando come la persistenza di modalità organizzative ancora ampiamente legate alla relazionalità in presenza, complessità della gestione delle attività secondo modalità miste (in presenza e su digitale) abbiano costituito siano stati vincoli per ampliare l’impatto della trasformazione digitale.