UBI Banca, con il supporto scientifico di AICCON e in collaborazione con ISNET, ha pubblicato il secondo rapporto dell’Osservatorio UBI Banca su Finanza e Terzo Settore, realtà che si occupa di elaborare e diffondere dati relativi al fabbisogno finanziario del Terzo Settore. In questa pubblicazione l’Osservatorio ha condotto un’analisi volta ad offrire informazioni sia qualitative che quantitative su due gruppi di soggetti appartenenti al Terzo settore: le cooperative sociali – già esaminate nella prima edizione del rapporto, di cui vi avevamo dato conto lo scorso anno – e il mondo dell’associazionismo che si occupa di volontariato e promozione sociale.
Cooperative sociali
La prima parte del rapporto indica che in Italia esistono attualmente 11.808 cooperative sociali, in cui sono impiegati 750.090 dipendenti, che si rivolgono ad un’utenza di quasi 5 milioni di persone L’analisi mostra come più del 55% delle cooperative sociali sia in rapporto con almeno due o tre banche di riferimento, e come il 10% sia in relazione con più di tre banche, dati che delineano un notevole legame tra coop e universo bancario.
Rispetto all’ultima rivelazione le cooperative percepiscono le banche più attente alle loro esigenze anche grazie allo sviluppo di servizi dedicati: se nel rapporto 2012 solo il 28.2% delle cooperative percepiva questo interesse da parte degli istituti di credito, nel 2013 questo dato è salito al 46.4%. In questo senso appare anche interessante il grado di soddisfazione per i servizi offerti, che aumenta di 4 punti base rispetto al 38.8% dello scorso anno. Nonostante questo sviluppo del rapporto di fiducia tra istituti di credito e cooperative, tra le realtà che prevedono di effettuare investimenti nel corso del 2013 (37.2% del totale) solo il 31% afferma che farà ricorso a finanziamenti da parte delle banche. Per reperire il denaro necessario agli investimenti il 42% farà ricorso all’autofinanziamento , mentre il restante 26% prevede di ricorrere a finanziamenti pubblici.
Quest’ultimo dato indica ancora come molte cooperative, più della metà di quelle presenti nel Paese, preferisca non affidarsi agli istituti di credito per finanziare le proprie attività. Tuttavia, anche a causa delle riduzione delle risorse messe a disposizione dal settore pubblico, nei prossimi anni c’è da aspettarsi un ulteriore aumento delle relazioni tra banche e cooperative sociali, che dovranno ricorrere sempre più spesso a canali di credito, preferibilmente dedicati al settore non profit, per poter continuare a produrre beni o svolgere servizi mantenendo i livelli attuali.
Associazionismo
Il secondo focus del rapporto riguarda invece il mondo dell’associazionismo italiano, con particolare riferimento alle associazioni di promozione sociale (37.800 unità circa) e alle organizzazioni di volontariato (27.600). L’indagine mostra come le associazioni intervistate siano prevalentemente in rapporto con una sola banca (59,6%), e come in generale i rapporti con gli istituti di credito risultino meno intensi rispetto a quello di altri soggetti appartenenti al Terzo settore.
L’indebitamento nei confronti del sistema bancario è molto basso, ben l’81,6% degli intervistati dichiara di non avere debiti con le banche, e anche in previsione futura sembra difficile un aumento di questo dato. Le associazioni che prevedono di effettuare investimenti nel breve periodo (36%) ricorreranno prevalentemente all’autofinanziamento (75.2%) rivolgendosi direttamente alla propria base associativa o ricorrendo a finanziamenti pubblici (19.6%). Solo 5 associazioni su 100 ricorreranno a prestiti bancari.
Tuttavia, le difficoltà legate alla crisi presumibilmente costringeranno anche le associazioni di volontariato e promozione sociale a modificare questa impostazione. Sempre meno risorse provenienti dal settore pubblico – per i noti provvedimenti di riordino della spesa – e le difficoltà di donazione da parte dei singoli cittadini, porteranno il mondo dell’associazionismo a cercare nuove forme di finanziamento. In questo senso occorrerà però che anche gli istituti di credito facciano la loro parte sviluppando strumenti capaci di rispondere anche a quei segmenti del terzo settore che non sono orientati alla produzione di beni e servizi, come le cooperative, ma egualmente offrono importanti benefici sociali di cui gode tutta la collettività.