Con la Legge di Bilancio 2022, recentemente approvata, è nato un Fondo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze dedicato all’economia sociale non profit. Nel prossimo biennio questo destinerà risorse economiche (1,5 milioni di euro per il 2022 e altrettanti per il 2023) per implementare proprie politiche organiche di natura economica, finanziaria e fiscale.
L’accordo MEF-CNEL e il conto satellite
La norma prevede che tali risorse serviranno prioritariamente alla realizzazione da parte dell’Istat del “conto satellite” per l’economia sociale italiana. Il “conto satellite” (in Italia esiste solo quello del Turismo) è lo strumento internazionalmente riconosciuto per valutare in modo dettagliato la dimensione economica di un determinato segmento dell’economia fornendo dati e informazioni ufficiali dal lato della domanda e dell’offerta, ma anche per quello che riguarda l’impatto sociale prodotto.
Per l’economia sociale non profit, il suo riconoscimento è sicuramente un fatto rilevante. Se la pandemia ha fatto comprendere a molti l’importanza delle reti della solidarietà sociale, rimane ancora sconosciuta e sottovalutata da parte della classe politica tutta la potenzialità sociale ed economica che questo settore rappresenta. Va detto che con il Governo Draghi, per la prima volta nella storia italiana, l’economia sociale aveva trovato casa al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) attraverso la delega all’economia sociale attribuita alla viceministra Laura Castelli.
Il CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, da sempre attento – ma in particolare con la presidenza Treu – all’universo del non profit, aveva subito avviato un accordo di collaborazione interistituzionale con il MEF per lavorare insieme allo sviluppo di questo importante settore. Nell’ambito di questo accordo MEF-CNEL, e grazie all’impegno della viceministra Castelli, è nato appunto “conto satellite”.
Le prospettive dell’Action Plan sull’economia sociale
Questo arriva in un momento quanto mai opportuno perché proprio lo scorso 9 dicembre la Commissione Europea ha presentato un piano d’azione (Action Plan for the Social Economy) destinato ad attuare, in tutta Europa, numerosi provvedimenti per metter l’economia sociale (che conta quasi 2,8 milioni di enti in Europa) al centro di un nuovo modello di Europa sociale e produttiva.
Non si tratta di misure sporadiche a sostegno di un settore forse significativo ma sempre residuale e subalterno rispetto alle politiche pubbliche del welfare e dell’economia. La Commissione Europea propone innanzitutto un salto di qualità nella concezione politica del ruolo dell’economia sociale: “L’economia sociale ha il potenziale di ridisegnare l’economia post-Covid – si legge nell’ introduzione del Piano – attraverso modelli economici inclusivi e sostenibili capaci di dar luogo a una trasformazione ecologica, economica e sociale più equa”. “Tuttavia – continua – una parte di questo potenziale non è ancora sfruttato a sufficienza. L’economia sociale rimane sconosciuta a troppe persone”.
L’Action plan fissa le direttrici di una rotta da attuare nei prossimi 10 anni e le principali misure in esso previste (38 complessivamente di cui 10 prioritarie) serviranno a dimostrare che un’economia che persegue un “interesse generale” o ”interesse collettivo” (un bene comune), costituisce l’alleato più prezioso delle politiche pubbliche industriali perché trasforma i costi delle politiche sociali in investimenti restituendo un modello di protezione sociale più innovativo e sostenibile.
Soprattutto la multiforme articolazione dell’economia sociale rappresenta un soggetto capace di essere sulla frontiera del mondo economico, industriale e sociale che verrà, perché la trasformazione del vecchio mondo economico che la duplice transizione verde e digitale, le innovazioni tecnologiche e le sfide climatiche e demografiche porteranno, appare ormai sempre più vicina.
Impegno e lungimiranza
Ma la svolta che il Piano della Commissione Europea offre, avrà il suo sviluppo reale ed effettivo nei contesti nazionali e locali: il successo del piano dipenderà dall’impegno di tutti i soggetti di questo mondo ma soprattutto dalle politiche dei vari Stati membri dell’UE. C’è da sperare che anche in Italia ci sia, da parte governativa, l’intelligenza e la lungimiranza di seguire – vedasi la parte finale del Piano, Prossime tappe e Principali azioni della Commissione e calendario della loro attuazione – le indicazioni che il Piano dell’Unione Europea suggerisce.
Questi temi saranno affrontati venerdì 21 gennaio 2022 durante l’incontro “Quali opportunità per l’Italia dall’Action Plan for the social economy?” organizzato dal CNEL e dal MEF, a cui parteciperanno Tiziano Treu, presidente CNEL; Nicolas Schmit, Commissario UE al Lavoro e diritti sociali; Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat; Gian Paolo Gualaccini, consigliere CNEL; Giovanna Melandri, presidente Human Foundation; Gianluca Salvatori, segretario generale Euricse; Paolo Venturi, direttore AICCON; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo Settore; Luca Jahier, Past President CESE; Laura Castelli, viceministra Economia e Finanze.