Oggi passeggiando per Matera ho visto questa donna disegnare. Mi ha colpito molto e mi sono fermato ad osservarla. Ero da poco uscito da Sharing Future, la XIV Convention di CGM. Stavo provando a mettere in ordine i pensieri e ho pensato alla bellezza della copia originale della Costituzione esposta durante la manifestazione, ai tanti interessanti interventi che si sono susseguiti, e alla continua ricerca di significato che contraddistingue questo momento. In particolare mi ha colpito molto la tenacia di Stefano Granata e di Pino Bruno, che in diversi modi ci hanno trasmesso una grande energia.
Con queste cose in testa ho continuato a guardare quella signora. Ho pensato che “noi del Terzo settore” – che ci facciamo ormai chiamare “agenti di sviluppo locale” (perchè produciamo economia, come mi ricordava la cara Francesca Romana Petronella) ma siamo in fondo gente di strada – dobbiamo avere forza e voglia di saperci raccontare. Le storie sono importanti perché ci permettono di imparare qualcosa da esperienze che non abbiamo fatto e che probabilmente non avremmo la possibilità di fare. E perché nelle storie, quasi sempre, c’è qualcuno che è chiamato a superare ostacoli e prove discriminanti. E coloro che ce la fanno sono spesso personaggi che sanno andare oltre il proprio individualismo. Oggi si sta disintegrando la percezione collettiva del valore, si stanno perdendo le priorità riconosciute collettivamente come importanti. Credo che sia necessario per il nostro mondo produrre una narrazione diversa, che non sia ingenua, affinché chi crede nel non profit come modo per strutturare la propria esistenza possa continuare a farlo.
Su questo tema mi ha colpito molto un passaggio che ho ascoltato durante uno dei workshop. Uno dei relatori ha detto che occasioni come la Convention CGM sono capaci di costruire e rafforzare tra di noi i beni relazionali. Si tratta di quei beni che spesso dimentichiamo anche nel nostro mondo, che sono per loro natura intangibili ma non per questo senza valore. Allo stesso modo la fiducia ha una dimensione intangibile, ma non per questo non ha valore. Siamo portati a immaginare il valore come qualcosa che si limita alla dimensione economica e al profitto, ma esiste una dimensione di valore che è propria del non profit, del mondo sociale, che tante esperienze, tante storie, dimostrano come questo porti (anche) alla creazione di beni privati e pubblici che altrimenti non ci sarebbero. Un capitale (anche e soprattutto) sociale che produce valore.
E, sempre osservando quella donna, ho pensato anche al ruolo che in questo senso può avere la cooperazione. Ci sono e saranno momenti in cui è forte lo scoraggiamento, ma in quei momenti è doveroso riprendere tra le mani la nostra Costituzione e rileggere l’articolo 45. Lì c’è il nostro impegno quotidiano: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità“.