Riportiamo di seguito l’intervista di “Il Treno della Salute”, periodico di informazione della Mutua Cesare Pozzo, a Franca Maino, professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano e direttrice di Percorsi di secondo welfare. Maino ha spiegato come il nostro Paese stia affrontando le sfide legate alla non autosufficienza, e in particolare alla Long Term Care, del ruolo giocato da Alleanza di scopo come il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” (a cui Secondo Welfare aderisce e collabora attivamente) e del rapporto necessario tra Pubblico e privati. Ponendo in questo senso particolare attenzione per il mondo del mutualismo. L’intervista è disponibile sul numero 3/2023, scaricabile gratuitamente qui.
Gli argomenti affrontati dal Patto sono temi cari anche alla Mutua CesarePozzo e, del resto, l’evoluzione del network ha già attraversato diverse Legislature. Come giudica gli attuali rapporti fra i promotori e il Governo italiano in carica?
Il Patto sta continuando a lavorare sul tema della Long Term Care (LTC); ha aperto un’interlocuzione importante con il Governo e i Ministeri di riferimento, tra cui quello che si occupa di politiche sociali, nella piena consapevolezza che questa è una materia che riguarda anche l’ambito sanitario e presenta interconnesioni con altri settori di policy.
Il dialogo è aperto e il Patto è impegnato nel predisporre proposte riguardanti i decreti attuativi della Legge Delega 33/2023 mentre le Commissioni parlamentari sono a loro volta al lavoro. Il Patto sta lavorando su vari aspetti della Legge Delega così da poter dare un contributo fattivo alla stesura di questi decreti e ha anche predisposto una “guida” che aiuta a descriverne l’articolazione e a metterne in evidenza i punti più rilevanti. Una guida che è certamente importante per comprendere la portata della riforma della LTC e le sue implicazioni future.
Non autosufficienza: la Guida alla riforma del Patto per un Nuovo Welfare
CesarePozzo sta lavorando a proposte concrete dedicate alla LTC. Quale il ruolo che la mutualità integrativa volontaria deve avere nel sostegno agli anziani non autosufficienti?
La mutualità oggi ha un ruolo importante, che credo possa crescere ulteriormente. All’interno del Patto sono stata la referente di un gruppo di lavoro che ha portato, nella riflessione sulla costruzione del sistema nazionale di assistenza continuativa agli anziani, anche il tema del “secondo pilastro LTC”. Per quanto la riforma del sistema di assistenza continuativa agli anziani sia una questione che debba essere assunta dalle istituzioni pubbliche, non si può affrontare la sfida della longevità e dell’invecchiamento senza contare anche su una logica plurale e sul contributo di attori non pubblici.
Qui possono entrare in gioco le società di mutuo soccorso, direttamente o attraverso i piani di welfare aziendale. Le mutue possono essere protagoniste perché, per quanto le risorse pubbliche potranno crescere in futuro, non potranno mai essere davvero sufficienti.
È importante che le società di mutuo soccorso lavorino in primis sulla sensibilizzazione dei nuovi soci, perché questi ultimi, insieme alle loro famiglie, capiscano la portata della sfida dell’invecchiamento. E poi anche per mettere a disposizione prestazioni e servizi integrativi per le coperture che riguardano i bisogni legati alla fragilità e alla non autosufficienza degli anziani.
L’andamento della sanità pubblica in Italia sta creando problemi seri per affrontare sia la prevenzione che le cure vere e proprie: il mondo del Terzo Settore è davvero in grado di sostenere tagli sempre più consistenti alla spesa pubblica?
Il ruolo degli enti del Terzo Settore e delle mutue rimane fondamentale e una parte del contributo per la copertura delle prestazioni sanitarie può arrivare da loro. Ovviamente non devono agire in ottica sostitutiva: non ne hanno la forza e, del resto, non deve essere così. Il welfare state è nato e si è sviluppato per garantire, con logiche universalistiche, le tutele a tutti i cittadini e le cittadine. Ripensando al ruolo delle mutue precedente alla nascita del welfare state e al ruolo che in altre fasi storiche hanno svolto, direi che oggi, di fronte ad una sanità in crisi, devono tornare ad essere protagoniste del cambiamento.
Si tratta di creare un nuovo patto fra le mutue e le istituzioni pubbliche o più in generale fra tutto il mondo del Terzo Settore e le istituzioni: una strada in larga parte “tracciata” dal momento che in questi anni abbiamo visto crescere l’attenzione verso la coprogettazione e la coprogrammazione degli interventi.
Nei tavoli di coprogettazione che si aprono a livello locale le mutue potrebbero avere un ruolo di coprogettatori e co-realizzatori senza prendersi compiti sostitutivi ma spingendo per l’integrazione e il lavoro condiviso e sinergico con le istituzioni territoriali. La sfida per le società di mutuo soccorso è esserci, insieme a tutto il gruppo degli enti del Terzo Settore e costruire nuove partnership sia con il pubblico sia con le imprese.
È quindi plausibile pensare che i Governi abbiano ben chiaro il fatto che è importante mantenere aperto il dialogo con le mutue e il Terzo Settore?
Anche nel Governo attuale ci sono sensibilità in questo senso. Bisogna tuttavia continuare a lavorare con una intensa azione di advocacy e con interventi di sensibilizzazione rivolti alle istituzioni centrali e regionali. Inoltre bisogna continuare a investire sul livello locale, facendo in modo che si rafforzi l’allineamento tra policy nazionali e quello che accade nelle comunità territoriali riconoscendo il lavoro del Terzo Settore e della società civile.
Certo, guardando alle decisioni del Governo (penso, ad esempio, alla riforma del Reddito di Cittadinanza), è legittimo temere un disinvestimento sulla cosidetta “governance collaborativa” ma credo sia presto per dire che quanto costruito fin qui in termini di partnership pubblco-privato sociale verrà meno. Bisogna insistere affinchè coprogettazione e coprogrammazione facciano la differenza e si aprano spazi concreti per essere ai tavoli e partecipare ai processi ideativi e decisionali.
Le società di mutuo soccorso hanno la forza per indirizzare le politiche di welfare del Governo italiano?
Sia a livello locale che a livello nazionale questa capacità deve essere costruita non da soli ma in rete con altri enti e organizzazioni. Il Patto rappresenta un esempio in cui i rapporti con le istituzioni di Governo, con il passaggio da Draghi a Meloni, non sono venute meno. Essere parte di una grande alleanza, come in questo caso, aiuta a incidere sulle scelte di policy. Tornando al tema della LTC, ora si tratta di proseguire per arrivare nei tempi previsti all’approvazione dei decreti attuativi.
Dietro l’angolo c’è il modello americano del “si salvi chi può”: è una previsione veritiera oppure non è davvero questa la strada a cui andiamo incontro?
Rispetto allo scenario “americano” credo ci sia un allarmismo eccessivo: ci sono enormi problemi in ambito sanitario che devono essere affrontati: sottofinanziamento, mancanza di personale, liste d’attesa lunghissime, povertà sanitaria, oltre alla grande incognita del Disegno di legge sull’autonomia differenziata. Ci sono tanti fronti aperti di cui non sappiamo l’esito ma direi che non c’è il rischio paventato nella sua domanda.
Regionalismo differenziato in ambito sanitario: un giudizio da rinviare
Ci sono detrattori e organizzazioni critiche sul tema della sanità integrativa e, invece, il tema del secondo pilastro in ambito sanitario (ma anche della LTC) può, se costruito e potenziato nelle giuste direzioni e con i giusti obiettivi, essere non sostitutivo del SSN ma integrativo a beneficio di cittadini e cittadine che hanno problemi di salute. La sanità oggi presenta forti criticità ma, considerando tutto ciò che si è costruito fin qui e la matrice universalistica che è alla base del nostro sistema sanitario nazionale, si può essere al sicuro da derive preoccupanti. E’ tuttavia fondamentale che la salute torni ad essere al centro del dibattito e delle scelte di policy, oltre la Missione 6 del PNRR, e che si torni ad investire sulla sanità del Paese.