Anche in Italia il tema del bilanciamento tra vita professionale e vita personale è andato gradualmente diffondendosi negli ultimi anni. Quello italiano è però un contesto fortemente caratterizzato. Il tasso di natalità è tra i più bassi d’Europa: l’Italia occupa secondo gli ultimi dati disponibili e aggiornati al 2007 il ventiquattresimo posto nella graduatoria comunitaria per tasso di natalità. Con un dato riferito al 2009 di 9,5 nati ogni mille abitanti si colloca molto al di sotto della media EU27, pari a 10,6 nati ogni mille abitanti (ISTAT 2010). Questa situazione continua a rimanere quasi invariata nonostante l’apporto positivo dato dalla presenza di stranieri. Il tasso di occupazione femminile a livello comunitario è tra i più bassi: tra i lavoratori di età compresa tra i 15 e i 64 anni, si attesta al 46,2%, contro il 67,9% maschile. In entrambi i casi i livelli dell’occupazione restano distanti dai traguardi fissati a Lisbona e ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile (ISTAT, 2010). Con riferimento ai servizi per l’infanzia l’Italia è ancora lontana dal raggiungimento dell’obiettivo proposto da Lisbona che prevedeva il 33% di ricettività negli asili nido entro il 2010. Il Dipartimento per le Politiche della Famiglia presso la Presidenza del Consiglio nel dicembre 2009 aveva descritto lo stato dell’arte dei servizi offerti alla prima infanzia, evidenziando come solo il 16% del totale dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni riesca ad essere ammesso in una struttura dedicata. Come riportato nel Rapporto “People First” l’Italia presenta infine un indice di parità tra uomini e donne tra i più bassi in Europa posizionandosi al 74esimo posto su 134 Paesi complessivamente considerati e agli ultimi posti tra i paesi membri.
La presenza di figli continua a costituire un limite per la permanenza femminile nel mercato del lavoro.
Il fattore che maggiormente caratterizza strutturalmente la partecipazione al mercato del lavoro delle donne italiane è la discontinuità occupazionale legata all’evento maternità. Nel 2010, la maternità continuava ad essere il principale motivo di abbandono del lavoro da parte delle donne, con una perdita netta dal mercato del 16% (come riportato nella ricerca condotta da ISFOL su “Mercato del lavoro e politiche di genere 2009-2010. Scenari di un biennio di crisi”). In Lombardia sono quasi 5.000 le donne che ogni anno si dimettono entro il primo anno di vita del bambino e questo dato è rimasto constante negli ultimi 5 anni (come evidenziato nel Rapporto curato dalla Associazione IRENE su “Maternità e occupazione, a quali condizioni?”). Sommando le dimissioni nel primo anno di vita del bambino totalizzate dal 2006 al 2009, si arriva a un numero di oltre 20.000 donne che hanno lasciato il lavoro in Lombardia. I dati dicono che si tratta di donne giovani, scolarizzate, che hanno investito sulla propria formazione ma che non riescono a far fronte ai problemi che la maternità comporta in termini di conciliazione. Un recente articolo riprende il dato lombardo per sottolineare che la diminuzione per dimissioni per “maternità”, che ci si poteva aspettare per il 2011, non è arrivata. E questo nonostante l’occupazione femminile sia diminuita e la crisi avrebbe dovuto spingere le donne a tenersi stretto il proprio posto di lavoro perché chi si dimette poi ha scarse possibilità di trovare una nuova occupazione.
Un ultimo dato interessante riguarda il ricorso all’astensione facoltativa. Le lavoratrici che in Lombardia ne hanno usufruito nel 2009 sono state 65.239 (un dato che fa registrare un leggero incremento sia rispetto al 2008 che al 2007, in linea con un modesto aumento del tasso di natalità lombardo, che passa dall’1,2% degli anni scorsi all’1,4% del 2010). La condivisione da parte del padre nell’utilizzo dell’astensione facoltativa si aggira sempre intorno a una percentuale inferiore al 5%, che resta stazionaria nel tempo.
Se questo è lo scenario quali soluzioni possono essere messe in campo?
La Cooperativa sociale Itaca, che conta oltre 1.400 lavoratori, l’80% dei quali sono donne, ha voluto dare un segnale in controtendenza attraverso un progetto finalizzato a riaccogliere al meglio le donne e madri che operano nei servizi di Itaca a Pordenone e in tutto il Nord-est. Affiancamento e informazione, sono queste le parole chiave del progetto dedicato esclusivamente alle socie neomamme che hanno da poco terminato il periodo di maternità.
Itaca, che opera nella regione Friuli Venezia Giulia, ha proposto e avviato un progetto finalizzato all’affiancamento delle neo mamme per accompagnarle nella fase di rientro e scongiurare in questo modo un loro successivo e precoce abbandono per esigenze legate alla cura dei figli. Dal 14 gennaio 2012 ha preso il via la prima edizione di un percorso di affiancamento al rientro dalla maternità. Si tratta di una delle azioni contenute all’interno del più ampio progetto denominato “Operazione Family Friendly”, finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal Fondo Sociale Europeo, e finalizzato a supportare i lavoratori nelle loro esperienze di conciliazione tra lavoro e vita privata.
Tra le lavoratrici di Itaca, nel 2009 sono state oltre 60.000 le ore di assenza per maternità e più di 20.300 le ore di assenza per maternità facoltativa. Nel corso del 2009 sono state ben 143 le donne che hanno goduto di congedi o permessi per maternità obbligatoria, maternità facoltativa e permessi per allattamento. Molte di queste lavoratrici hanno espresso la necessità di essere accompagnate nella fase di rientro al lavoro, al fine di riprendere in modo graduale il contatto con il servizio e l’attività svolta, anche attraverso il consolidamento di competenze relazionali e trasversali.
La cooperativa già offriva un programma di aggiornamento per le madri che si sono assentate per il periodo della maternità, ma si trattava di un aggiornamento di tipo “tecnico” e di carattere informativo sulle novità introdotte sul luogo di lavoro. In questo caso, si è scelto di lavorare su piccoli gruppi (6-8 persone) all’interno dei quali le madri possano confrontarsi tra loro ed esporre le problematiche che possono nascere nel “bilanciamento” tra famiglia e lavoro, raccogliere suggerimenti e lanciare proposte. La scelta è stata quella di lavorare sull’accompagnamento nella fase di rientro, al fine di riprendere il contatto con il servizio e di acquisire consapevolezza della propria “doppia presenza” derivante dalle responsabilità di conciliazione familiare.
Per far fronte a questi bisogni, si è deciso di sperimentare due serie di micro-percorsi di gruppo della durata di 16 ore ciascuno, orientati sia al rafforzamento delle competenze trasversali, che al consolidamento delle conoscenze sugli strumenti di conciliazione. Si tratta di due percorsi rivolti alle lavoratrici di Itaca, responsabili, coordinatrici di area e servizio, operatrici di servizio e staff già rientrate da congedi di maternità a partire dal 2010, e con problemi di conciliazione. Ciascun percorso è articolato in quattro incontri di 4 ore ciascuno, che si sono svolti di sabato mattina, con la possibilità di usufruire di un servizio di baby-sitting gratuito per agevolare la presenza agli incontri e non creare ulteriori disagi alle mamme. Per agevolare gli spostamenti delle persone e non creare ulteriori disagi per la conciliazione, si è deciso di svolgere gli incontri in due diverse sedi di lavoro della Cooperativa coinvolgendo il personale residente nelle zone limitrofe. Il primo ciclo, che si è svolto tra gennaio e febbraio 2012, ha avuto luogo a Pordenone, mentre il secondo percorso si svolgerà tra maggio e giugno a Udine.
Più nello specifico, le tematiche affrontate riguardano tre aree principali: in primo luogo, il rafforzamento e il supporto delle persone e delle esperienze di conciliazione e l’attivazione di consapevolezza sui cambiamenti in atto nella propria vita personale e lavorativa; in secondo luogo la trasmissione di informazioni relative al tema della conciliazione e alla normativa in materia; infine la verifica di proposte e buone prassi da applicare nell’organizzazione e una analisi delle possibili soluzioni contrattuali. Per ognuna delle tre aree sono stati coinvolti dei consulenti esperti: nel primo caso Giovanna Roiatti, consulente di pari opportunità, formatore e consulente nel campo della valutazione e della progettazione partecipata, con competenze in ambito organizzativo e in materia di orientamento al lavoro; nella seconda area Flavia Maraston, psicologa del lavoro e consulente dell’Agenzia regionale del lavoro, esperta di pari opportunità; in materia di buone prassi da applicare nell’organizzazione e con riferimento alle possibili soluzioni contrattuali è stata coinvolta Renata Della Ricca, rappresentante sindacale, responsabile del Coordinamento Donne della Cisl.
L’impegno di Itaca su questo fronte non si esaurisce con questo progetto. Sempre in materia di armonizzazione tempi di vita e lavoro la Cooperativa ha presentato un progetto relativo all’art. 9 della legge 53/2000 partecipando così al bando pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del maggio 2011. Il gruppo che ha predisposto il progetto ha visto la partecipazione del settore commerciale e dell’ufficio gare di Itaca, sostenuto dalle tre principali sigle sindacali, dalle consigliere di parità, dalla presidente della Commissione regionale per le pari opportunità e da Legacoop. Per definire le necessità dei lavoratori con problemi di conciliazione e i servizi più utili ed efficaci e quali le modalità migliori di erogazione sono stati organizzati dei focus group con una decina di lavoratrici per focus, che avessero presentato queste necessità e che avessero voglia di discuterne e di individuare degli interventi per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. Sono stati organizzati 6 focus group, uno per area geografica di distribuzione dei servizi di Itaca: Pordenone, Spilimbergo, Latisana, Udine, Fiumicello e Tolmezzo. Tra i bisogni è emerso in particolare il problema della custodia dei figli in occasione di emergenze (quali malattie del bimbo, assenza anche temporanea di nonni o baby sitter, sciopero della scuola…) o, comunque, quotidianamente negli orari in cui il genitore si trova al lavoro e non può seguirli. Persino i genitori che dicono di riuscire ad organizzarsi fanno i salti mortali per far combaciare orari e necessità dei figli con i propri e quelli di tutti i “collaboratori” nella loro gestione. La cosa non cambia quando si parla di lavoratori che si prendono cura di genitori anziani o altri familiari non autosufficienti, che quindi necessitano di un sostegno di natura assistenziale. Le proposte avanzate hanno quindi riguardato servizi di baby sitting sharing, baby sitting parking, granpa sitting, supporto scolastico ai teenagers e l’istituzione della figura del facilitare territoriale, una figura capace di favorire lo sviluppo di politiche di genere, di pari opportunità e di conciliazione da collocarsi presso gli uffici periferici e presso la sede centrale di Itaca.
Riferimenti
Mamme rientrano al lavoro. Itaca le affianca con un progetto
Nuove misure per armonizzare tempi di vita e lavoro
Ogni anno 5 mila neo mamme abbandonano il posto di lavoro
Maternità e lavoro in Lombardia: una situazione problematica
ISFOL, Mercato del lavoro e politiche di genere 2009-2010. Scenari di un biennio di crisi, Roma, 2010
Associazione IRENE, Maternità e occupazione, a quali condizioni?, Studio promosso dall’Ufficio della Consigliera di Parità Regionale della Lombardia