"Nell’intersezione tra economia e società possiamo osservare due fenomeni", spiega Paolo Venturi, direttore di Aiccon, in un articolo de Il Sole 24 Ore. "Il primo: l’impresa sociale classica, che il recente processo di riforma colloca nel terzo settore; mentre il secondo riguarda la forte presenza di una generazione di imprenditori sociali che, sotto la spinta della sostenibilità e della condivisione, è protagonista di nuove forme di economia sociale".
Nel volume «Co-economy» (promosso dal Centro Arc dell’Università Cattolica e in corso di pubblicazione per Fondazione Feltrinelli) firmato con altri studiosi, Venturi individua nella condivisione, nella cooperazione e nella collaborazione tre differenti modalità di produzione del valore. E alla luce di queste legge la co-economy. La condivisione è la dimensione del for profit orientato dal punto di vista sociale. Qui si muovono le benefit corporation; solo quelle con certificazione BCorp sono un’ottantina (per un fatturato di 1,4 miliardi di dollari) con brand storici come Olio Carli e Alessi. A queste si sommano le 250 società benefit, riconosciute due anni fa. Qui sono attive le oltre 200 startup innovative a vocazione sociale, nei servizi di comunicazione e informazione, sanità e assistenza sociale, istruzione. Può essere inserito poi anche il fenomeno nascente riguardante le cooperative platform.
L’ascesa della co-economy
Alessia Maccaferri, Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2018