La crisi economica e le difficoltà incontrate dal welfare pubblico hanno riportato in auge i meccanismi di mutua assistenza per lungo tempo dimenticati a favore di una logica più individualistica. Si tratta di esperienze come: la badante di condominio e la baby sitter condivisa, le associazioni rionali e le social street, i gruppi di mutuo aiuto, i gruppi di acquisto solidale, gli orti urbani, le co-abitazioni, le piattaforme territoriali, le biblioteche aperte e i cortili sociali.
Sono solo alcune delle declinazioni del cosiddetto welfare collaborativo, una nuova forma di assistenza che vede protagonisti i cittadini. Persone che direttamente o grazie alla presenza di un intermediario, mettono reciprocamente a disposizione spazi, tempo, conoscenze e abilità per ottenere risultati utili per tutta la comunità.
Nel nostro Paese esperienze di questo tipo sono abbastanza nuove ma, complice la crisi economica, si stanno sviluppando sempre di più. In questo nuovo paradigma a cambiare è il meccanismo di produzione dei servizi, non più calati dall’alto, come nelle forme più tradizionali di welfare statale, ma messi a disposizione dagli stessi destinatari: sono quindi i cittadini in prima persona a creare i servizi, per se stessi e per tutta la collettività.
La riscoperta del welfare condiviso
Daniela Uva, TuttoWelfare.info, 6 luglio 2018