L’invecchiamento attivo può essere un’occasione per favorire scambi tra generazioni che, anche se spesso percepite fra loro molto distanti, hanno molto da dare l’una all’altra. Può essere infatti una dinamica che diminuisce la solitudine, permette alle persone di sentirisi utili e migliorare il benessere della persona. Lina Bonomo, direttrice dei servizi della Cooperativa Sociale Betania, ne parla partendo dall’esperienza di AbilMENTE Insieme, progetto realizzato nel Comune di Potenza – territorio caratterizzato da una presenza considerevole di popolazione anziana – grazie alla collaborazione tra numerosi attori pubblici e privati. Di seguito vi proponiamo una sintesi dell’articolo "Invecchiamento attivo e solidarietà fra le generazioni" pubblicato sul numero 1/2016 di Welfare Oggi.
Il progetto “AbilMENTE Insieme”
Gli obiettivi individuati dal progetto possono essere così riassunti:
- Sensibilizzare la collettività sulle tematiche inerenti i fattori protettivi per un invecchiamento sano, in particolare rispetto all’attività motoria, l’alimentazione e l’allenamento cognitivo
- Promuovere l’adozione di corretti stili di vita
- Stimolare le funzioni cognitive e meta cognitive dei giovani e delle persone ultracinquantenni in un’ottica di apprendimento permanente lungo l’arco di vita
- Promuovere lo scambio intergenerazionale, la socializzazione, la creatività e l’inclusione sociale
In particolare, per il raggiungimento degli obiettivi, sono state sviluppate due tipi di attività:
- Conferenze di sensibilizzazione, nelle quali alcuni esperti hanno affrontato, anche attraverso la discussione attiva con i partecipanti, il rapporto tra invecchiamento e salute, definito gli aspetti multidimensionali dell’invecchiamento, ed evidenziato i vantaggi dell’alimentazione corretta e dell’attività fisica, come fattori protettivi per un invecchiamento sano.
- I Laboratori – “Apprendere si può!”, “Conosco, te lo racconto e lo sperimentiamo” e “Le emozioni a colori” – che sono stati condotti da due operatrici della cooperativa, una psicologa con funzioni di osservatrice, ed esperti, di volta in volta individuati, hanno rappresentato il cuore dell’esperienza, dando possibilità a tutti i partecipanti di agire le diverse abilità, utilizzando le dimensioni del sapere, del fare e del saper essere.
L’esperienza delle Conferenze di sensibilizzazione e dei Laboratori
Le conferenze di sensibilizzazione, aperte alla collettività, hanno consentito di reclutare i partecipanti ai laboratori che, a loro volta, soprattutto per la seconda annualità, hanno coinvolto, a cascata, altre persone. I partecipanti, attraverso la diffusione della propria esperienza ed invogliando altri a partecipare, non solo hanno dimostrato interesse ed entusiasmo per quanto ascoltato prima e sperimentato poi, ma si sono rivelati protagonisti attivi nella sensibilizzazione della collettività, potenziando quindi le azioni specifiche messe in campo dal progetto, ma soprattutto dando evidenza di aver patrimonializzato le informazioni ricevute.
Il gruppo che ha partecipato al laboratorio “Apprendere si può!” era costituito da adulti ultracinquantenni e ragazzi di 16-17 anni, frequentanti il liceo Gianturco . L’obiettivo specifico, di stimolare le funzioni cognitive e metacognitive delle persone ultracinquantenni ed incrementarne le conoscenze informatiche, in un’ottica di apprendimento permanente, è stato raggiunto proponendo contenuti riguardanti, da un lato, la conoscenza e la stimolazione, attraverso attività pratiche, delle funzioni cognitive, quali memoria, attenzione, capacità di orientamento nell’ambiente, ragionamento e funzioni esecutive (pianificazione, organizzazione, previsione, soluzione di un problema…) e dall’altro, l’alfabetizzazione informatica. Attraverso l’utilizzo del computer, è stata stimolata negli adulti l’acquisizione delle competenze informatiche di base e l’apprendimento delle nuove tecnologie di comunicazione. Le attività sono state svolte in piccoli gruppi, costituiti da due adulti affiancati da un adolescente che li ha supportati, soprattutto per l’utilizzo del computer, facendo loro da tutor. La metodologia utilizzata, a carattere esperienziale, ha consentito il coinvolgimento attivo e diretto dei partecipanti e lo scambio inter e intragenerazionale, attraverso un’attività iniziale di conoscenza e di socializzazione, lo svolgimento pratico-esperienziale di esercitazioni, inerenti l’argomento oggetto dell’incontro, e la condivisione in plenaria dei pensieri, riportati su un cartoncino, dei singoli partecipanti riguardo l’incontro appena svoltosi.
Il gruppo che ha partecipato a al laboratorio “Conosco, te lo racconto e lo sperimentiamo”: era costituito da adulti ultracinquantenni e giovani dai 20 ai 30 anni. Gli obiettivi di promozione di corretti stili di vita e di valorizzazione delle persone adulte, in quanto risorse per il patrimonio storico e culturale della città, sono stati raggiunti attraverso il racconto e la successiva sperimentazione di giochi e ricette del passato. Ad ogni incontro, che prevedeva una fase iniziale di socializzazione, una fase per la presentazione e successiva realizzazione del gioco o della ricetta, ed una fase finale in cui si condividevano i pensieri liberi, scritti dai partecipanti, in modo anonimo, su quanto avevano vissuto, si è registrata una partecipazione attiva ed un coinvolgimento pieno dei partecipanti, in un clima di scambio che ha permesso l’emergere di molteplici risorse specifiche di ciascuna fascia di età che ha raggiunto, a dire dei partecipanti stessi, il massimo valore nel momento in cui queste specificità sono riuscite ad incontrarsi e a creare qualcosa di nuovo.
Il gruppo che ha preso parte al laboratorio “Le emozioni a colori” era costituto da adulti ultracinquantenni e bambini/ragazzi. L’obiettivo di promuovere lo scambio intergenerazionale, la socializzazione e la creatività è stato perseguito proponendo attività di socializzazione, che hanno ridotto le distanze tra le due generazioni e diminuito la difficoltà di approcciarsi ad un contesto nuovo per tutti. Si sono poi individuate alcune emozioni (sorpresa, paura, gioia, tristezza, rabbia, amore e speranza) presentando il percorso che avrebbe consentito, di volta in volta, di esplorarle e, con il supporto di un’artista, di “materializzarle”, attraverso la pittura ed altre tecniche espressive, realizzando prodotti specifici, quali espressione di creatività. Attraverso esperienze pratico-guidate, privilegiando le specifiche esigenze ed attitudini dei partecipanti, si è stimolata l’espressione individuale ed in piccoli gruppi, affiancata da discussione e rielaborazione dell’esperienza, favorendo la socializzazione e lo scambio tra adulti e bambini/ragazzi disabili.
Nei diversi laboratori gli adulti sono stati protagonisti nel trasmettere i propri saperi ai giovani ma anche le proprie esperienze, utilizzando il laboratorio come possibilità di ricordare le emozioni sperimentate e di condividerle con giovani curiosi ed attenti. Questo ha generato aspettative per l’incontro successivo che veniva preparato, nel tempo intercorrente tra un incontro e l’altro, per proporre nuovi materiali. Inoltre, è aumentato il senso di autoefficacia sia per aver sperimentato un ruolo attivo nel riportare le proprie esperienze, sia per essere riusciti ad apprendere cose nuove, quando erano i giovani a trasmettere contenuti ed esperienze.
Punti di forza e criticità dell’esperienza
La gestione del progetto AbilMENTE Insieme è stata piuttosto complessa e faticosa, ma si è caratterizzata per alcuni punti di forza che hanno riguardato la cooperativa Betania nel suo insieme e i partecipanti. La cooperativa, attraverso la gestione delle attività, ha potenziato le relazioni con i partner di progetto e gli altri attori coinvolti a vario titolo, rafforzando il proprio ruolo nel territorio. Per i partecipanti, invece, sono stati punti di forza lo scambio con le giovani generazioni coinvolte, la trasmissione di conoscenze e di esperienze, che difficilmente trovano altri luoghi e altri strumenti per essere condivise, il clima disteso dei laboratori, che ha permesso loro di stare con gli altri, diminuendo il senso di solitudine e recuperando il divertimento e la spensieratezza che si sono manifestati nell’entusiasmo e nell’ampia partecipazione.
I punti di criticità sono stati prevalentemente riscontrati nel raccordo dei tempi e delle esigenze degli attori coinvolti, oltre che dei partecipanti, che ha richiesto non poche energie e tempo per evitare che incidesse negativamente sullo svolgimento del progetto. Allo stesso modo, le procedure burocratiche che si sono dovute attivare e seguire, per garantire la corretta gestione delle attività o per dare evidenza di alcuni cambiamenti intervenuti in itinere, hanno richiesto un notevole sforzo organizzativo.
Tutte le attività proposte hanno promosso una concezione di invecchiamento attivo e di scambio intergenerazionale, andando oltre il mero aspetto della socializzazione e delle metodologie ludico- ricreative, valorizzando le rispettive specifiche risorse delle persone ultracinquantenni da un lato e di giovani e adolescenti dall’altro, facendo sì che a turno diventassero tutor l’uno dell’altro, intervenendo non solo sul rischio di isolamento sociale e sul senso di solitudine, ma anche sul senso di empowerment, di autostima e di autoefficacia di entrambi i gruppi di partecipanti alle attività.
Un altro aspetto innovativo, è costituito dal coinvolgimento di minori con disabilità all’interno delle attività a carattere espressivo, elemento che, oltre a favorire lo scambio intergenerazionale, ha sensibilizzato la popolazione adulta rispetto agli specifici bisogni di inclusione di cui sono portatrici le persone con disabilità, incrementando il loro senso di coinvolgimento e di partecipazione ad iniziative ed attività, esistenti o da creare nel territorio, finalizzate all’inclusione sociale delle persone con disabilità.
Conclusioni
Il progetto AbilMENTE Iniseme ha prodotto esiti positivi rispetto alle azioni previste e gestite. Ha permesso, infatti, di sensibilizzare la collettività sui fattori protettivi per un invecchiamento sano, e, attraverso i laboratori, di favorire lo scambio intra ed intergenerazionale, riducendo il senso di solitudine e aumentando il senso di autoefficacia, di recuperare ricette e giochi del passato, valorizzando le conoscenze e le esperienze delle persone ultracinquantenni che si sono sentite utili e gratificate per i rimandi ricevuti, di stimolare nuovi apprendimenti, facendo sperimentare loro il ruolo di discenti, e di favorire la socializzazione e l’inclusione sociale, attraverso la condivisione di esperienze creative. Riflettendo sull’esperienza svolta e supportati dai pensieri che i partecipanti ci hanno regalato, a conclusione di ogni incontro, possiamo dire che quando gli ultracinquantenni incontrano i giovani: imparano ed insegnano, stanno bene insieme, si entusiasmano, si mettono in gioco, si divertono, si distraggono dalle preoccupazioni e dai pensieri quotidiani, tornano un po’ bambini, riportano a casa le rinnovate energie e la ritrovata giovinezza.
L’articolo "Invecchiamento attivo e solidarietà fra le generazioni" è disponibile in forma integrale nel numero 1/2016 di Welfare Oggi.