Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale Autismo i disturbi dello spettro autistico colpiscono oggi circa 1 bambino su 77 al di sotto dei 10 anni. Tali disturbi – che riguardano l’ambito relazionale, comunicativo e comportamentale – influiscono fortemente sulla vita dei bimbi che ne sono affetti e sulle loro famiglie. E con l’insorgere dell’adolescenza tali problematiche divengono più evidenti e complesse. Eppure molti esperti concordano sul fatto che è proprio a questa età che, se ben seguito e stimolato, il ragazzo autistico può mostrare un miglioramento delle sue capacità sociali e relazionali.
Attualmente le iniziative destinate alle persone autistiche in età adolescenziale sono però limitate e, molto spesso, accessibili alle famiglie esclusivamente a titolo privato e a costi elevati. Inoltre quelle esistenti si concentrano soprattutto su interventi che tendono a favorire la dimensione domiciliare e che quindi non aiutano a promuovere le relazioni sociali e le interazioni.
Se a tutto ciò si aggiunge anche una generale scarsità di percorsi in grado di integrare l’intervento di professionisti ed Enti del Terzo Settore con quello della scuola e del Servizio Sanitario, è evidente che oggi le famiglie di ragazzi affetti da autismo si trovano a vivere una situazione di incertezza a cui difficilmente trovano risposta.
La proposta del Progetto Koala
Partendo da questi presupposti, Centro Servizi Welfare 1, impresa sociale costituita come spin-off del Consorzio Sol.Co. Verona (di cui vi abbiamo parlato anche qui), ha dato vita a una sperimentazione rivolta proprio alle esigenze specifiche di giovani e adolescenti con autismo e delle loro famiglie.
Si tratta del Progetto Koala: anch’io divento grande!, iniziativa al momento attiva sul territorio veronese, attraverso cui si è cercato di creare un nuovo modello di intervento multidisciplinare in grado di favorire lo sviluppo delle abilità necessarie per vivere una vita il più possibile indipendente. In particolare, grazie alla presenza di un’equipe di professionisti, il progetto ha cercato di costruire un percorso per la costruzione e il rafforzamento degli strumenti e delle capacità fondamentali per acquisire l’indipendenza dal nucleo familiare.
CSW ha cercato di strutturare tale proposta in modo da essere economicamente accessibile e sostenibile da parte delle famiglie del territorio. A tale scopo sono state individuate alcune dinamiche organizzative finalizzate a ottimizzare i costi per i nuclei partecipanti e quindi ridurre l’impatto economico.
Ma in cosa consiste il progetto? Quali sono le sue peculiarità? Come si è evoluto? Abbiamo provato a capirlo con il neuropsichiatra infantile Leonardo Zoccante, evidenziando tre elementi che incarnano lo spirito del progetto: la costruzione della rete legata al CSW, la formazione degli educatori e la definizione del modello.
La rete di partenariato
Il Progetto Koala nasce dalla partecipazione di CSW Verona al Bando Prossimità 2019 sostenuto dalla Fondazione Cariverona. Per la realizzazione di questo intervento – rallentato a causa dell’emergenza pandemia – è stata decisiva la nascita di un partenariato che ha coinvolto ANTS – Associazione Nuovi Talenti Speciali, che insieme a CSW ha coordinato tutto il percorso, e sei cooperative sociali non tutte esperte dei temi della disabilità e dell’autismo: Spazio Aperto, Gradiente, La Nuova Stella, Filocontinuo, Monteverde e CPL Servizi, che – insieme – riescono a coprire parte del territorio della provincia di Verona.
Allo scopo di garantire un’azione sostenuta da basi scientifiche, Koala ha previsto anche la costituzione di un Comitato Scientifico, composto dallo stesso Centro Servizi Welfare, dall’Associazione ANTS, dall’Università di Verona e da un team di psicologi e psicologhe supervisionato da Leonardo Zoccante, Coordinatore del Centro Autismo di Verona. Il comitato si è occupato del monitoraggio dell’andamento del progetto e di tutta l’organizzazione delle attività: dalla strutturazione ed erogazione della formazione rivolta agli educatori, all’organizzazione dei laboratori, fino ai contatti con gli enti e le famiglie partecipanti.
La rete ha rappresentato uno dei valori aggiunti del progetto. Come ha evidenziato il dottor Zoccante, “la costruzione di una rete forte tra gli enti di Terzo Settore risulta fondamentale, in quanto gli enti insieme risultano essere complementari e riescono a dare una risposta efficace ed efficiente alle esigenze specifiche del giovane e della sua famiglia”. Secondo il neuropsichiatra, inoltre, “più la rete si strutturerà e riuscirà a definire un modello di risposta standard e accessibile, maggiori saranno le possibilità degli enti di ricevere riconoscimenti locali”.
La formazione degli educatori
Una delle attività più rilevanti e innovative del progetto è stata probabilmente la formazione specifica degli educatori. Lavorare con giovani adolescenti autistici non è per nulla semplice. L’autismo è complesso, ha mille sfaccettature e ogni persona ha le sue particolarità. Per questo la formazione è un tema molto importante per gli operatori di questo settore. “Il disturbo dello spettro autistico, mancando di una capacità di percepire da un punto di vista prospettico l’interazione e le strutture sociali, necessita di una formazione specifica finalizzata alla strutturazione delle attività che le possa rendere prevedibili e che le possa sequenziare favorendo l’autonomia” ci ha spiegato Zaccante.
Per questo il percorso formativo, strutturato dal Centro Regionale Autismo (per un totale di 45 ore), si è concentrato sul fornire agli educatori gli strumenti teorici, ma anche le pratiche da utilizzare nel lavoro con i ragazzi. Oltre al percorso il progetto ha previsto momenti di supervisione degli operatori con lo scopo di sostenere l’equipe nella costruzione di relazioni positive con i ragazzi e abbattere il peso emotivo che l’interazione con questo tipo di disabilità può generare.
“Va da sé che i professionisti che sono a contatto con persone dello spettro debbano essere capaci di strutturare interventi mirati basati su metodologie evidence based che prevedano metodo specifici e monitorati nel tempo”, ha evidenziato ancora. Zoccante “perciò la formazione è fondamentale ed è un bisogno sempre più impellente che deve poter essere espletato da professionisti certificati e preparati”.
Il modello progettuale
Koala si è distinto per un modello di azione innovativo. Come detto, la rete di organizzazioni coinvolte ha avviato un percorso di presa in carico delle famiglie finalizzato al supporto e all’aiuto dei familiari dei ragazzi. Complessivamente Koala ha riguardato 10 ragazzi e i rispettivi nuclei familiari. Un numero certamente limitato, in linea con la natura sperimentale del progetto, che ha comunque permesso di delineare un modello operativo contraddistinto da vari aspetti innovativi.
Uno degli aspetti più interessanti i è quello dei laboratori per i ragazzi autistici: quattro cicli da sei incontri ciascuno basati su una serie di attività finalizzate allo sviluppo e al rafforzamento delle abilità legate alla socializzazione, al raggiungimento dell’autonomia e al lavoro.
Per quanto riguarda la società e l’ambito relazionale, sono stati inoltre ideati dei giochi e delle attività che hanno permesso ai ragazzi di esercitarsi su alcuni comportamenti e regole fondamentali del vivere in una società.
In materia di autonomia, i ragazzi sono stati accompagnati nello svolgimento di piccole azioni della quotidianità, come fare la spesa, prendere l’autobus, cucinare, pulire e riordinare la casa. Infine ogni laboratorio ha previsto una serie di compiti che possono essere svolti in differenti contesti lavorativi, come attività di assemblaggio su commissione, di segreteria e di inserimento dati.
I laboratori sono stati avviati a fine febbraio e si sono conclusi a fine estate con la sperimentazione di due weekend esperienziali che hanno permesso ad alcuni ragazzi di passare per la prima volta una notte fuori dalla propria abitazione. Si è trattato di un obiettivo molto audace da raggiungere, ma che ha permesso anche alle famiglie di comprendere quanto questo distacco possa essere vissuto in modo sereno, graduale e preparato.
Verso il potenziamento dell’autonomia dei ragazzi con autismo
Come visto, seppur di natura sperimentale, l’intervento avviato con il Progetto Koala ha cercato di accompagnare un gruppo di adolescenti con autismo e le loro famiglie in un’esperienza di “distacco”, reciproco e graduale, funzionale alla crescita dei ragazzi.
L’intento è stato quindi quello di rafforzare il più possibile l’autonomia degli adolescenti, cercando di consolidare le loro abilità e riducendo il grado di dipendenza dalla famiglia. Ciò ha significato l’avvio di attività volte a potenziare le “competenze” sociali e, al tempo stesso, a contrastare l’isolamento e l’atteggiamento di diffidenza verso gli altri tipici dei ragazzi con autismo.
Koala si contraddistingue inoltre per l’aver cercato di introdurre questi giovani al mondo del lavoro – ambito in cui difficilmente possono trovare spazio – e anche ad una primissima esperienza di vita indipendente. Si tratta di obiettivi che potrebbero sembrare scontati, ma così non è. E in particolare per il fatto che, come detto in precedenza, in generale gli interventi e i servizi specializzati per questo target sono ancora poco diffusi sui territori del nostro Paese.
Con questo progetto si è cercato di guardare all’autismo a 360°, prestando attenzione alle necessità dei ragazzi, delle loro famiglie, ma anche dei professionisti e delle cooperative sociali. Queste ultime sono state coinvolte sin dall’inizio in diversi incontri preparatori e di spiegazione del progetto e delle sue modalità particolari di funzionamento. Anche le famiglie non sono mai state trascurate: sono state anzi coinvolte in momenti formativi e in incontri lungo tutta la durata del progetto.
Tutto ciò è stato fatto con l’intento di fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per ottenere una maggiore indipendenza nelle attività della quotidianità. Il lavoro sull’autonomia è il vero punto di forza di tutto il percorso, che può essere fondamentale nel miglioramento della qualità di vita delle persone con autismo. Ed è per questo che si è puntato molto anche sulla creazione di un gruppo di ragazzi, il più possibile coeso e affiatato, orientato verso nuove esperienze.
Questo aspetto è stato evidenziato anche da Leonardo Zoccante, che ha tenuto a sottolineare come “la persona con disturbo dello spettro autistico che transita nell’età adulta sperimenta sempre più abilità peculiari ed è sempre più chiamata a mettere in campo queste abilità nel contesto sociale o della famiglia o della residenzialità. Nel trascorrere del tempo tali contesti si complessificano ed è di fondamentale importanza trasferire le competenze dalla attività individuali alla gestione di attività di gruppo.
In questo senso, “entrano in gioco le abilità sociali ossia quelle abilità che le permettono di gestire il contesto sociale in maniera funzionale. Sappiamo che una delle modalità privilegiate di apprendimento per queste persone è una modalità di tipo esperienziale. Ecco che il gruppo permette di consolidare tutte quelle competenze che aiutino la persona ad applicare la sincronizzazione e la prevedibilità nelle attività di interazione, per preparare la stessa a gestire sempre più contesti sociali che la possano vedere integrata e inclusa nello stesso.
Note
- CSW Verona nasce ufficialmente a inizio novembre 2018 come spin-off di un ramo d’attività del Consorzio di cooperative sociali Sol.Co. Verona. Dopo quasi un quinquennio di sperimentazioni sviluppate sul territorio della Provincia di Verona, anche grazie al contributo di diversi finanziatori che hanno creduto nel progetto, finalmente, a fine 2018, 11 cooperative sociali e il Consorzio hanno deciso di lanciarsi in una nuova sfida imprenditoriale capace di cambiare il modo di fare e progettare servizi di welfare sul territorio.