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Mentre in Italia è in corso il censimento delle istituzioni non profit, negli Stati Uniti si cerca di valutare l’intero settore dell’impresa sociale. A poco più di due mesi dal suo lancio, sono stati trasmessi i nuovi risultati del “The Great Social Enterprise Census”, il censimento finalizzato a descrivere dimensioni, tipologie e distribuzione geografica delle imprese sociali statunitensi promosso da Pacific Community Ventures, organizzazione californiana che si occupa dello sviluppo economico e sociale di comunità vulnerabili.

Finalità del censimento

L’obiettivo dell’iniziativa è di colmare la mancanza di dati strutturati su questo settore tracciandone un quadro completo sia dal un punto di vista quantitativo che qualitativo – come già avviene in altri Stati, in particolare nel Regno Unito -, creare un database delle social enterprises pubblicamente consultabile e sviluppare una rete nazionale tra le organizzazioni.
Il censimento potrà rivelarsi di grande utilità per diversi soggetti: i consumatori, che attraverso il database avranno a disposizione una guida per scegliere dove effettuare l’acquisto di prodotti e servizi ad impatto sociale positivo; gli investitori, per decidere come e dove investire i propri capitali; le imprese sociali, che tramite il sito potranno acquisire visibilità verso i consumatori e il mondo politico-finanziario e fruire di servizi di consulenza (mentorship services, innovation hubs, recruitment, etc.); i policy-makers, per definire politiche che possano promuovere l’imprenditoria a servizio del bene comune.

Primi risultati

Classificazione: la maggioranza delle imprese (67%) si definisce “sociale” sulla base di che cosa produce – un bene o servizio che ha un impatto sociale o ambientale positivo -, segue un 18% che si definisce tale per lo scopo della propria attività – per esempio impiegare i profitti per finanziare un’organizzazione non profit – e un 12% per come opera – ad esempio assumendo persone appartenenti a categorie svantaggiate.

Area d’impatto delle imprese sociali: i settori in cui troviamo la più alta concentrazione di imprese sociali sono U.S. Community Economic Development (20%) e Workforce Development (19%), seguiti da Energia e Ambiente (14%), Istruzione (13%), Salute e Benessere (10%), Giustizia Sociale/Povertà (5%), Arte/Cultura/Discipline umanistiche (2%), Agricoltura (1%). Solo il 6% lavora nell’International Development [figura 1]. L’attività delle imprese è, infatti, focalizzata prevalentemente in territorio statunitense: più dell’85% ha dichiarato di occuparsi di questioni interne.

Figura 1- Area d’impatto delle imprese sociali  
 
Fonte: The Great Social Enterprise Census Database

 

Le caratteristiche medie di ogni gruppo possono variare sensibilmente [tabella 1]. Agricoltura e Workforce Development sono quelli in cui il reddito medio annuo è più alto (rispettivamente $ 4.175.000 e $ 3.278.676).
International Development ha la quota media maggiore di occupati full-time (304) ma è uno dei meno numerosi (6%), il che significa che in esso abbiamo poche ma grandi organizzazioni. Arte, Cultura e Discipline Umanistiche è il meno consistente: rappresenta solo il 2% ed ha il più basso livello sia di reddito medio ($ 575.000) che di lavoratori full-time (5).
Guardando il tipo di impresa, invece, in generale predomina il modello non profit mentre Agricoltura, Salute e Benessere e Energia/Ambiente presentano più spesso strutture for profit (C Corporation e Limited Liability Company soprattutto), probabilmente perché il tipo di beni e servizi prodotti sono più adatti a logiche for profit rispetto agli altri casi.
Passando all’età media, troviamo le imprese più vecchie in Workforce Development (15 anni) e Giustizia Sociale/Povertà (11 anni) ed è possibile che le imprese sociali siano nate prima in queste aree in quanto i servizi forniti hanno un impatto sociale più immediato. Quelle più giovani si trovano in Agricoltura (2 anni).

                         
Tabella 1. Valori medi per area d’impatto

 

Fonte: The Great Social Enterprise Census Database

 

Reddito: il reddito totale delle imprese ad oggi censite è di 375.225.000 di dollari annui. Se si suddividono le imprese per fasce di reddito, la maggior parte di esse (23,5%) guadagna meno di 25.000 dollari l’anno – si tratta prevalentemente di attività appena avviate, perlopiù dopo il 2008 -, mentre il 19.5% oltre i 2.000.000 di dollari.

Numero di dipendenti: le imprese censite occupano complessivamente oltre 15.000 lavoratori. Tre di queste (1,5%) contano dai 1.000 ai 4.999 dipendenti ovvero, da sole, impiegano circa il 60% della forza lavoro totale. Si tratta di imprese consolidate, fondate da almeno 30 anni (1959, 1966, 1983) e con un volume di profitto annuo molto alto (due di esse dichiarano un reddito annuo superiore ai 10.000.000 dollari annui). Quasi la metà (49,5%) impiegano, invece, da 0 a 4 lavoratori, a conferma che sono le piccole imprese il gruppo più numeroso.

Tipologia di organizzazione: nonostante la formula non profit sia ancora dominante – circa 1/3 è classificato come 501(c)3 – si registra un andamento crescente dei modelli for profit (perlopiù C Corporations e LLC) soprattutto a partire dal 2005, indice di un cambiamento di prospettiva rispetto al tradizionale legame tra attività ad impatto sociale e non profit.

Età: un numero sorprendente delle organizzazioni censite è molto giovane: più della metà è stata costituita dopo il 2008, cioè dopo l’inizio della recessione [figura 2]. Le imprese sorte prima del 1995 (42 su 200), comunque, da sole producono circa il 60% del reddito totale.

 

Figura 2. Imprese sociali per anno di creazione (1959-2011)    

               
Fonte: The Great Social Enterprise Census Database

 

Disposizione geografica: ben il 41,5% si trova nello stato della California, seguono Washington 7,5% e Colorado 7%. Tuttavia, è difficile al momento trarre conclusioni in merito alla distribuzione geografica anche se uno studio condotto nel 2008 da The Social Enterprise Alliance, insieme a Community Wealth Ventures e al Duke University’s Center for the Advancement of Social Entrepreneurship, aveva comunque già rilevato una maggiore diffusione delle imprese sociali negli stati dell’Ovest.

 

Conclusioni

Seppure ancora poco rappresentativi, i dati raccolti sono molto incoraggianti. Solo le imprese che hanno risposto al questionario – circa 200 – producono già 375 milioni di dollari di reddito annuo e impiegano oltre 15.000 lavoratori. E’evidente che alla fine del censimento potremmo trovarci di fronte a cifre sorprendenti. Secondo una proiezione di Ben Thornley pubblicata sull’Huff Post, il settore impiegherebbe in totale più di 10 milioni di persone e produrrebbe fino a 500 bilioni di dollari, circa il 3,5% del Pil statunitense. Considerata la tradizione filantropica del Paese e il background dell’economia d’impresa – si contano, tra l’altro più di 5 milioni di piccole imprese in territorio statunitense – se anche queste cifre non fossero esatte, sarebbero comunque destinate a salire.
Come abbiamo visto, una percentuale consistente delle imprese sociali sono piccole imprese: il 49,5% delle organizzazioni impiega da 0 a 4 dipendenti, il 23% guadagna meno di 25.000.000 dollari l’anno. Se a questi dati aggiungiamo che oltre la metà sono state istituite dopo il 2008, possiamo concludere che quello dell’imprenditoria sociale è un settore produttivo in espansione dove sempre più spesso si decide di investire per avviare una nuova attività. Solo a censimento terminato saremo in grado di stabilire se, e in che misura, possa fungere da motore per la crescita economica.

 

Riferimenti

The Great Social Enterprise Census

Ben Thornley, The Facts on U.S. Social Enterprise, The Huffington Post, 8 Novembre 2012

Social Enterprise: a Portrait of the Field

Pacific Community Ventures
 

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Per ulteriori approfondimenti da noi realizzati si rimanda alla sezione Impresa Sociale del nostro sito internet