Tre anni fa il d.lgs. 112/2017, che applica la Riforma del Terzo settore alle imprese sociali, ha provato a porre rimedio a questa situazione prevedendo due importanti misure: la detassazione degli utili posti a riserva indivisibile (come lo è tutto il patrimonio di queste imprese) e reinvestiti – misura mutuata dal mondo cooperativo – e la deducibilità fiscale del capitale, come già previsto per le startup innovative.
Ma il Legislatore, questa volta, volle essere oltremisura prudente: tali misure, scrisse, sarebbero divenute operative previa notifica alla Commissione Europea e suo successivo assenso.
In tre anni il Governo italiano non ha mai notificato questa misura alla Commissione Europea. Anche se lo facesse oggi le conseguenze reali si avrebbero non prima del 2022.
I bisogni del Paese hanno altri tempi. Serve dispiegare ora tutto il potenziale delle imprese sociali nei settori di interesse generale: la salute, l’assistenza, la scuola, l’ambiente, il turismo. E c’è bisogno di sostenere i cittadini che investono in queste imprese, aiutandoli a fare del bene al Paese.
La soluzione c’è ed è semplice: una modifica normativa che renda immediatamente operativi questi strumenti senza il passaggio presso la Commissione Europea e che quindi abiliti da subito quanto il nostro Paese ha deciso già tre anni orsono.
Una soluzione coerente con l’art. 26 del DL Rilancio, dove è prevista, senza bisogno di autorizzazioni preliminari della Commissione Europea, la deducibilità degli importi versati come capitale sociale per le imprese danneggiate dal Covid-19, una misura analoga a quella prevista (ma congelata) per le imprese sociali.
È il segno che si può fare, si tratta di volerlo.
E questa è la nostra proposta.