Dalla mappatura del Terzo settore italiano alla valorizzazione dei prodotti biologici locali, dalla simulazione dei colloqui di lavoro mediante l’intelligenza artificiale passando per le casette d’emergenza realizzate con materiali di recupero, fino al turismo sostenibile: queste sono le cinque idee premiate dal concorso “Welfare che impresa!” durante il convegno “Generare nuovo welfare. Il contributo distintivo dell’imprenditorialità sociale”, tenutosi martedì 16 gennaio presso la Fondazione Corriere della Sera.
Ormai giunto alla seconda edizione, “Welfare che impresa!” è un concorso promosso da Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Bracco, Fondazione Golinelli, Fondazione Snam e UBI Banca con il contributo scientifico di AICCON e Politecnico di Milano – Tiresia, rivolto a start-up a vocazione sociale con progettualità nel campo dell’agricoltura sociale, della valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, del welfare culturale inclusivo e dei servizi alla persona.
Dei 150 progetti presentati, quattro – Italia Non Profit, Jobiri, Local to You, Tripmetoo – riceveranno un contributo in denaro di 20.000 euro da delle fondazioni promotrici (ogni fondazione ha “adottato” un progetto), e un finanziamento fino a 50.000 euro, a tasso 0%, della linea UBI Comunità per soggetti non profit, insieme a un conto non profit online gratuito per 36 mesi presso UBI Banca. Inoltre, avranno la possibilità di partecipare a un percorso di incubazione o accelerazione della durata di 4 mesi dal valore di 5.000 euro curato da PoliHub (Milano), Social Fare (Torino) e Campania NewSteel (Napoli).
A questi quattro vincitori si aggiunge Agrishelter, che ha ricevuto un premio speciale costituito da un contributo di 10.000 euro erogato da Fondazione Italiana Accenture e Fondazione SNAM, un finanziamento fino a 50.000 euro e un conto non profit online gratuito per 36 mesi presso UBI Banca, e un percorso di incubazione pro bono offerto da PoliHub, il tutto erogato a fronte del raggiungimento degli obiettivi di progettazione.
Il dibattito è stato aperto da Anna Puccio (Segretario Generale di Fondazione Italiana Accenture), che ha sottolineato come “Welfare che impresa!” rispecchi il modo di agire degli attori dell’innovazione sociale, tema oggetto del convegno. Il concorso infatti, si differenzia da precedenti bandi in quanto l’erogazione di risorse è consequenziale alla valutazione dei progetti che devono dimostrare di essere autonomi nella raccolta delle risorse; inoltre i proponenti sono attori con la possibilità di trasmettere e valorizzare conoscenze e competenze, in particolare in ambito tecnologico.
A seguire, un momento formativo in cui Alessandro Giudici (Lecturer in Strategy, Cass Business School, City University of London) si è soffermato su innovazione e imprenditorialità sociale. Lo studioso ha spiegato come l’impresa sociale debba creare valore sociale diffuso generando un impatto positivo, impatto che non può derivare dalla riduzione delle esternalità negative (esempio adottando procedure meno inquinanti o lesive dei diritti umani) o dalle esternalità positive (ad esempio distribuendo conoscenze derivate dallo sviluppo di determinati prodotti) ma deve essere una diretta conseguenza della creazione di valore o nella governance dell’impresa (ad esempio nei processi decisionali nelle cooperative sociali) o nella produzione (ad esempio tramite l’assunzione di persone svantaggiate o la costruzione di filiere equosolidali) o nella domanda (ad esempio produzione o distribuzione di beni primari nei Paesi in via di sviluppo).
Il valore dell’impatto sociale non può quindi essere una conseguenza della creazione di profitto, ma deve essere l’obiettivo centrale dell’impresa sociale. Per Giudici l’impresa sociale è intrinsecamente portatrice di innovazione sociale in quanto si trova ad operare in condizioni più complesse, se non più svantaggiose, che la spingono a cercare nuove soluzioni; assumere persone svantaggiate ad esempio, può rallentare la produzione, oppure limitare l’impatto ambientale può aumentare i costi. Per questo motivo molte startup, nonostante l’impegno, non soppravvivono. Secondo Giudici manca una comunità che supporti l’innovazione e mancano i corpi intermedi senza i quali non possono esservi sussidiarietà e scalabilità. Non può essere la singola startup a produrre innovazione sociale infatti, bensì la startup inserita in un determinato contesto sociale caratterizzato da reti collaborative orientate alla fiducia.
Sulla scia degli stimoli dell’intervento di Alessandro Giudici si è aperta una tavola rotonda moderata da Eleonora Soglio (Buone Notizie) alla quale hanno partecipato Paolo Venturi (Direttore AICCON, Università di Bologna), Mario Calderini (Professore Tiresia, Politecnico di Milano) e Claudia Fiaschi ( del Forum del Terzo Settore). Per Venturi stiamo assistendo allo sviluppo di un welfare generativo che produce valore sociale; le cinque startup premiate in “Welfare che impresa!” sono imprese in cui l’impatto sociale è l’elemento caratterizzante e non una collateralità, ma perché funzionino necessitano di reti sociali e sviluppo tecnologico. L’elemento interessante è la valorizzazione di ambiti d’impresa “dormienti” come il turismo, la cultura o l’agricoltura, che potrebbero essere maggiormente sfruttati dalle imprese.
Calderini invece ha sottolineato come in Italia sia stato impropriamente imitato il modello di sviluppo delle startup della Silicon Valley californiana, che non ha dato grandi risultati. Secondo il professore infatti nel contesto italiano non è opportuno far partire da zero le startup garantendo loro elevati finanziamenti, ma potrebbe essere più efficace creare reti con imprese già avviate e strutturate impostando acceleratori d’impresa federativi in grado di unire più startup.
Infine, Fiaschi si è soffermata sulle disuguaglianze sociali, evidenziando che se da un lato vi sono i giovani imprenditori sociali che sperimentano nuove soluzioni innovative, dall’altro vi sono i giovani NEET e ha sottolineato come spesso è mancata la capacità di accompagnare le startup e favorirne il radicamento sociale lasciando soli giovani che hanno provato a mettersi in gioco.
La tavola rotonda si è conclusa con la premiazione dei vincitori da parte di Diego Visconti (Presidente Fondazione Italiana Accenture), Diana Bracco (Presidente Fondazione Bracco), Antonio Danieli (Direttore Generale Fondazione Golinelli), Marco Alverà (Vicepresidente Fondazione SNAM) e Vincenzo Algeri (responsabile area UBI Comunità di UBI Banca). Queste le realtà vincitrici:
- Italia non profit "la piattaforma gratuita con tutti i dati su tutte le organizzazioni non profit italiane"
- Jobiri "il primo consulente di carriera virtuale che sfrutta l’intelligenza artificiale"
- Local to You "il portale che vende prodotti bio forniti da aziende che impiegano persone con fragilità"
- Tripmetoo "la startup che si occupa di turismo accessibile valorizzando la diversità umana"
- AGRIshelter "una casa temporanea per situazioni di emergenza costruita con risorse locali e naturali"