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Si è svolto lo scorso 14 dicembre a Milano l’evento “Impresa sociale anno uno” dedicato ai cambiamenti dell’impresa sociale, alle prospettive dei nuovi modelli di business e alla narrazione di esperienze innovative di impresa sociale nel nostro Paese. Il Convegno è stato promosso dal Gruppo Cooperativo CGM e dal magazine VITA insieme a Social Impact Agenda per l’Italia Innovare per Includere, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e in partnership con il Gruppo Unipol.

Il Gruppo Cooperativo CGM è stata la prima organizzazione del non profit in Italia a riconoscere l’ibridazione fra modelli economici come motore di una nuova fase di sviluppo e crescita dell’imprenditoria a matrice sociale. Non deve quindi stupire se proprio da questa realtà è venuto l’impulso che ha dato vita a “Impresa sociale anno uno” in un momento certamente cruciale per l’imprenditoria sociale italiana, soprattutto alla luce della recente legge di riforma del Terzo settore. L’impresa sociale, infatti, oggi più che mai può giocare un ruolo decisivo per lo sviluppo creando innovazione e producendo occupazione. Per farlo però, come è emerso fin dalle prime battute dell’evento, dovrà cogliere le opportunità offerte dall’ampliamento dei settori in cui è legittimata ad operare e sfruttare la possibilità di stringere alleanze e aprire la governance a una nuova pluralità di soggetti.

Alcuni dati di scenario

Durante l’evento è stato presentato il position paperValore potenziale dell’impresa sociale” di Social Impact Agenda per l’Italia curato da Paolo Venturi, direttore di AICCON, dal quale è emerso che il fenomeno dell’imprenditoria sociale è in grande crescita in Italia. Sono infatti ben 92.799 i soggetti operanti in questo settore nel nostro Paese.

Tra questi bisogna ricomprendere non solo le imprese sociali giuridicamente riconosciute, ovvero le cooperative sociali (quantificabili in 16.918 unità) e le imprese sociali ex lege (1.874), ma anche le organizzazioni non profit market oriented (11.940), le imprese for profit operanti nei settori dell’impresa sociale (61.776), le startup innovative a vocazione sociale (160) e le società benefit (131).

Restringendo l’analisi alle sole cooperative sociali, che ai sensi della riforma sono ora riconosciute come imprese sociali di diritto, è interessante notare come queste fra il 2011 e il 2015 siano aumentate del 30%, incrementando sensibilmente anche il numero di addetti: da 320.513 a 383.828 unità. Secondo la ricerca, oltre alla loro natura giuridica, gli elementi che incidono maggiormente e positivamente sulla sopravvivenza dei soggetti del terzo settore sono legati a una maggiore complessità organizzativa: maggiori risorse economiche e umane, radicamento sul territorio, lavoro con o per la Pubblica Amministrazione e forte orientamento per risposta al disagio.

Il position paper, infine, sottolinea come quello dell’economia sociale sia sicuramente uno dei fenomeni più interessanti nello scenario economico internazionale dell’ultimo decennio: un modello che si propone di armonizzare libero mercato e giustizia sociale, coniugando dimensione collettiva e ricerca del profitto, sostenibilità e capacità di attrarre investimenti. E se l’Italia, come dimostrano i dati presentati, sembra confermare questa dinamica, la stessa tendenza è osservabile anche a livello europeo, dove le imprese attive nel terzo settore sono oltre 3 milioni e i posti di lavoro generati da questo settore sono il 6,5% del totale UE.


I protagonisti della giornata

Dopo la presentazione del position paper, durante la mattinata si è svolta la tavola rotonda a cui hanno partecipato Giovanna Melandri, Presidente Social Impact Agenda per l’Italia e di Human Foundation, Cristina Tajani, Assessore alle Politiche del lavoro, commercio e attività produttive del Comune di Milano, Davide Invernizzi, Direttore Area Servizi alla persona di Fondazione Cariplo, Mario Calderini, docente del Politecnico di Milano, e Lucia Dal Negro di Innovare per Includere – Delab).

Nel pomeriggio, dopo i saluti di Maria Luisa Parmigiani, Sustainability Manager del Gruppo Unipol, si è svolta la sessione dal titolo “Innovation stories” condotta da Riccardo Bonacina, presidente di VITA, e da Maria Grazia Campese, presidente di Spazio Aperto Servizi. In questa fase sono state raccontate alcune esperienze innovative di imprenditoria sociale, a testimonianza di una vivacità che ora nella nuova legge può in molti casi trovare un “ambiente” ideale in cui esprimersi al meglio.

Durante la sessione è stata inoltre lanciata l’esperienza di Opencare. Costantino Bongiorno, fondatore di WeMake ha presentato questo progetto collaborativo che accoglie i bisogni di cura, coprogetta le possibili soluzioni con i cittadini e realizza prototipi open, condividendoli con le comunità. Come ha affermato Bonacina “c’è una grande vitalità nel mondo del sociale in Italia. E un momento come questo vuole essere una rappresentazione non solo di belle esperienze, ma di un’intelligenza diffusa capace di coniugare innovazione e solidarietà e di disegnare alleanze inedite e fruttuoso di coproduzione di beni e servizi”.