Nel corso della pandemia si sono susseguite narrazioni differenti sulla crisi. Da più parti è stata proposta la narrazione che il Covid-19 fosse una pandemia “interclassista”, colpendo indistintamente tutti a prescindere dalle condizioni sociali. A nostro modo di vedere, questa tesi risulta essere fragile per diverse motivazioni. In primo luogo, analizzando la composizione demografica e sociale di coloro che sono deceduti a seguito del virus, notiamo si tratta in prevalenza di anziani fragili e soggetti immunodepressi o con precedenti patologie. Vi sarebbe molto da discutere circa la capacità di risposta del sistema di protezione sociale e sanitaria rispetto a questa componente della popolazione, che ha subito gli effetti più dirompenti della pandemia. Al medesimo tempo, la crisi ha determinato profonde distorsioni nelle componenti più deboli della società. Pensiamo, ad esempio, ai lavoratori informali che oltre alla perdita del reddito hanno avuto difficoltà nell’accedere alle misure compensative previste per il comparto formale. Oppure quei nuclei che hanno in carico familiari con disabilità fisiche o psichiche, lasciati soli durante il lockdown.

Una recente indagine della Comunità di S. Egidio ha evidenziato notevoli difformità nella diffusione della didattica a distanza, ledendo in particolare il diritto allo studio di molti studenti appartenenti a famiglie a basso reddito o a rischio esclusione. Spostando il nostro sguardo negli Stati Uniti, la pandemia interessa in via prevalente lavoratori precarizzati che sono spesso latinos o afroamericani, mentre nei paesi dell’America Latina, il Covid miete vittime tra le fasce della popolazione urbana che vive nei quartieri precari, privi dei servizi basilari. Il Fondo Monetario Internazionale prevede vi sarà una contrazione del 3% della crescita mondiale, un dato decisamente peggiore rispetto alla recessione originata dal crack di Lehman Brothers. Utilizzando come benchmark le precedenti pandemie, il Fondo ritiene che la crisi avrà un considerevole impatto sul coefficiente Gini, determinando un’importante riduzione del reddito per la popolazione con bassi livelli di istruzione, mentre la componente più istruita non subirà solo marginalmente gli effetti della pandemia. In tal senso, la pandemia agisce come un potente detonatore di disuguaglianze, dove ai pochi salvati corrisponderà, così come stato per la crisi del 2008, un crescente numero di sommersi.

Come organizzazione globale che lavora per ridurre le disuguaglianze promuovendo il cambiamento sistemico, per Ashoka la gestione dell’emergenza ed il difficile lascito della crisi sanitaria risultano essere particolarmente sfidanti. Piuttosto che limitarci ad organizzare risposte a livello locale, senza disconoscerne l’importanza nella fase acuta della pandemia, abbiamo dato vita ad un’iniziativa europea, Changemakers United, il cui obiettivo è scalare e trasferire alcune soluzioni innovative sviluppate dai nostri fellows. L’idea è costituire una sorta di repository di soluzioni che possano essere messe a disposizione delle organizzazioni locali affinché aumenti la qualità della risposta, riducendo al medesimo tempo il tempo di sviluppo e di validazione della soluzione. 

Ana Bella Estevez, ad esempio, è stata eletta Ashoka Fellow nel 2010. Con un passato personale di violenza domestica, è riuscita a riscattare la propria vita fuggendo con i suoi figli dalla casa dove per anni è stata vessata dal marito, subendo ogni tipo di violenza. Ha così deciso di dedicare la propria vita alle donne vittime di violenza domestica e tra i suoi primi obiettivi ha messo quello di cambiare lo stereotipo sociale della donna maltrattata: da vittima, oggetto di violenza, a “sopravvissuta”, soggetto in grado di agire. Anna Bella, grazie alla sua Fondazione, oggi aiuta le donne vittime di violenza domestica con un network di gruppi di auto-aiuto per incanalare la negatività dell’esperienza vissuta in nuove risorse e poter plasmare il proprio futuro di donne indipendenti. Da quando è iniziato il lockdown, la Fondazione di Ana Bella ha registrato un incremento delle violenze domestiche di 4 volte superiore alla media dello stesso periodo degli anni precedenti. Ha lanciato, quindi, una campagna di comunicazione, #donotstayhome, per incoraggiare le donne a non rimanere prigioniere dei loro aguzzini e chiedere aiuto in questa fase di chiusura forzata. Grazie al suo network di volontarie sopravvissute è riuscita ad intensificare il supporto via telefono o social media aiutando più di 100 donne al giorno tra Spagna e Paesi Latini. 

David Cuartielles, Ashoka Fellow dal 2016, sin da quando aveva 10 anni è stato ossessionato dall’idea di voler fare l’inventore. Allo stesso tempo cresceva in lui il desiderio dell’accesso libero alla tecnologia e all’educazione. Co-fondatore della piattaforma hardware Arduino, ha focalizzato la sua attività nel rendere la tecnologia uno strumento di crescita personale e acquisizione di competenze per bambini e adolescenti. Il suo obiettivo è quello di motivarli ad usare la tecnologia come strumento per trovare soluzioni creative e generare cambiamento.  In questa fase di pandemia, si sta occupando di facilitare il lavoro di ragazzi e insegnanti con la didattica a distanza. Da marzo, inoltre, sta aiutando a coordinare il Coronavirus Makers Forum per connettere chi è in grado di creare dispositivi sanitari con stampanti in 3D con ospedali e centri di cura. 

Cycling Without Age è invece un progetto nato da Ole Kassow, eletto Ashoka Fellow nel 2017. L’organizzazione, nata dalla sua esperienza personale nel prendersi cura delle persone più fragili -suo padre è stato per anni malato e costretto in sedia a rotelle – ha l’obiettivo di creare un legame tra nuove e vecchie generazioni e far uscire così dall’isolamento le persone più anziane che abitano in residenze a loro dedicate, rendendole partecipi della vita urbana all’esterno. Grazie all’utilizzo delle biciclette rickshaw, i giovani pedalano portando a passeggio gli anziani ottenendo il triplice obiettivo di non impattare l’ambiente, mantenersi in salute e creare socializzazione. Il lockdown ha creato ovviamente una situazione ancora più complicata di isolamento per gli anziani e aumentato i livelli di ansia e di depressione soprattutto per chi soffre di demenza senile. Ole non si è però perduto d’animo e con la sua organizzazione ha coinvolto un numero ancor maggiore di volontari che attraverso video conferenze, lettere e telefonate riescono a far sentire calore e affetto agli anziani sollevandoli in questo momento di angoscia e timore.

Il prossimo 20 maggio, in un evento online con oltre 1.500 iscritti, presenteremo le 20 esperienze degli Ashoka Fellows, selezionate nell’ambito di Changemakers United. Grazie ai nostri partner, nei prossimi mesi, supporteremo i Fellows nello sviluppo delle innovazioni, con l’ambizione di costituire un fondo che possa facilitare la scalabilità e trasferibilità delle soluzioni. La sfida della pandemia non può trovarci impreparati o balbettanti, ci impone di infrastrutturare le nostre comunità affinché siano resilienti e, allo stesso tempo, capaci di ripensarsi all’interno di un nuovo paradigma sociale e produttivo. Solo un’intelligenza collettiva possiede le capacità per rispondere a questa sfida.


Clicca qui per maggiori su Changemakers United Online Summit