Il 5 luglio è stato presentato a Milano il documento “La Sfida della Riforma del Terzo Settore” frutto di un anno di lavoro congiunto di Forum Terzo Settore Lombardia e della Città di Milano, CSVnet Lombardia e Ciessevi Centro di Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.
A partire dal 16 marzo 2015, quando andava delineandosi la futura legge delega sulla riforma del terzo settore, in Lombardia le organizzazioni di categoria del volontariato e del terzo settore hanno iniziato a riflettere sul processo di riforma per esprimere la loro visione e realizzare una proposta pubblica. Il percorso di elaborazione, durato più di un anno, ha previsto numerose sessioni di dibattito e coinvolto più di ottanta persone espressione del terzo settore lombardo, tra cui Nataniele Gennari, Carlo Mazzini, Raffaele Mozzanica e Francesco Aurisicchio che hanno curato la redazione del documento.
L’obiettivo di questo percorso è stato duplice: da un lato favorire la discussione sulla legge delega, all’epoca in corso di approvazione, dall’altro preparare il terreno per il confronto sui successivi decreti attuativi. Le rappresentanze del terzo settore sono infatti convinte che la riforma sia una grande opportunità sia per il settore che per il sistema di welfare italiano, ma è necessario che il percorso non venga guidato dall’alto bensì sia partecipato dai diretti interessati in ogni fase, compresa l’emanazione dei decreti attuativi attraverso i quali verranno prese decisioni importanti che determineranno l’orientamento della riforma.
Come è stato dimostrato da importanti studiosi della società civile – a partire da Tocqueville fino a Putnam e Fukuyama – la presenza di un vivace associazionismo è un elemento fondamentale per lo sviluppo della democrazia e questo avviene anche attraverso la partecipazione ai processi di elaborazione legislativa. In questo senso il terzo settore lombardo intende confermarsi nel suo ruolo di stimolatore di processi di partecipazione civica, impegnato nella tutela della democrazia e dei diritti sociali.
La partecipazione del terzo settore a processi politici e normativi non è rilevante solo ai fini di consolidamento e implementazione della democrazia (un aspetto sicuramente importante nell’attuale situazione del Paese) ma anche per connettere il livello della pratica quotidiana, del lavoro sul campo, e mettere l’esperienza al servizio del livello istituzionale, favorendo così l’elaborazione di norme che rispondano davvero ai bisogni di chi tutti i giorni contribuisce a costruire il benessere sociale.
Ivan Nissoli, Presidente Ciessevi Centro Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Milano, nel corso della presentazione ha detto che "il nostro è stato un metodo di lavoro che ha visto unite competenze ed esperienze quotidiane, partendo da chi sul campo ogni giorno fa il volontariato e ha un’associazione”. Nissoli ha anche sottolineato una nuova importante sfida: “ora i Centri di Servizio saranno letteralmente per tutti i cittadini, non solo a disposizione di chi fa volontariato e questa è una rivoluzione culturale notevole per noi e per l’intero Settore. La famosa legge 266 del 1991 era figlia di una spinta popolare, di una voglia di cambiamento: ora dobbiamo avere il coraggio di chiederci di cosa è figlia, di quali spinte, di quali orizzonti di senso, questa riforma. Il nostro premier ci ha detto, accolto da giustificato entusiasmo, che per lui il terzo è in verità il primo settore. Mi chiedo se la base, le Associazioni, i Volontari, noi, dopo l’entusiasmo, abbiamo la volontà di metterci in gioco per far sì che questa frase diventi realtà. Sono fiducioso, ma c’è ancora tanto da camminare e non possiamo che farlo assieme, tutti".
Sergio Silvotti, Portavoce Forum Terzo Settore Lombardia, invece, ha evidenziato come la partecipazione sia fondamentale per prevenire una deriva eccessivamente aziendalistica del terzo settore, che rischia di dover ridurre la propria funzione alla supplenza delle inefficienze di Stato e mercato. "Vigiliamo” ha detto Silvotti “perché il terzo settore non diventi solo la stampella di uno Stato che purtroppo è sempre più in difficoltà nel garantire i propri servizi. Dobbiamo preservare quel pilastro rappresentato dalla libera associazione dei cittadini scevra dall’obbligo a fornire immediatamente servizi specifici. Dobbiamo essere interlocutori dello Stato e del profit, non vassalli".
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