Prosegue il dibattito sui limiti del modello dei finanziamenti a bando nel Terzo settore aperto dall’interessante intervento di Carola Carazzone di Assifero e seguito dai contributi di Federico Mento di Human Foundation e Elisa Ricciuti di Cergas-Bocconi. Il portale Vita.it propone il punto di vista di Christian Elevati, esperto in Social Impact Management & Evaluation, Theory of Change e Social Innovation.
Per Christian Elevati le organizzazioni del Terzo Settore hanno davanti una sfida importante: ripensare i propri modelli organizzativi in modo tale da abitare la complessità invece che semplificarla artificiosamente o pretendere di controllarla. Significa rimettere al centro le persone e le competenze di leadership. Come diceva Steve Jobs, "it doesn’t make sense to hire smart people and then tell them what to do; we hire smart people so they can tell us what to do".
Significa investire in saperi e visioni interdisciplinari. Significa mettersi nelle condizioni per apprendere continuamente dai propri successi e dai propri fallimenti, valorizzandoli in un processo continuo che abbia i cambiamenti di medio lungo periodo come faro. Significa, in ultima istanza, preparare le nostre organizzazioni a stare dentro il "gioco infinito" della complessità, il cui obiettivo finale non è vincere più bandi ma migliorare continuamente il nostro impatto.
Certo, avere strutture organizzative più flessibili, centrate sul lavoro di team interdisciplinari e con alti livelli di delega è assolutamente più difficile da realizzare – almeno inizialmente – che restare attaccati a un modello gerarchico e controllante. E richiede anche Leader in grado di guidare questo tipo di cambiamento. Un cambiamento che si basa, oltre che sull’interdisciplinarietà, anche su contextual awareness, peripheral vision e design thinking.
Il Terzo settore ha bisogno di leader, non di manager
Christian Elevati, Vita, 6 aprile 2018