Durante le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile Massimo Lori, Responsabile del registro statistico delle istituzioni non profit di Istat, ha presentato gli ultimi dati sul numero di istituzioni non profit attive in Italia riferiti all’anno 2020. Li riportiamo sinteticamente di seguito.
Più non profit nel Mezzogiorno
Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano 870.183 dipendenti. Rispetto al 2019 si registra una crescita delle organizzazioni dello 0,2%, mentre i dipendenti aumentano dell’1% circa. Un dato non scontato nell’anno della pandemia. Dal punto di vista territoriale le organizzazioni presentano una locazione asimmetrica: le istituzioni non profit crescono più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), restano stabili al Centro e nel Nord-ovest, mentre sono in diminuzione al Nord-est (-0,5%). Le regioni che presentato gli incrementi maggiori sono la Campania (+4,5%), la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (+1,8%), la Puglia e la Valle d’Aosta (+1,6%).
Meno cooperative sociali e tante associazioni
Guardando la forma giuridica, uno dei dati più significativi è è la diminuzione delle cooperative sociali (-3,3%). È invece in aumento il numero di fondazioni (+2,9%) e associazioni (+0,5%). L’associazione resta la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%), seguita da quelle con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). Per quanto riguarda la forma organizzativa, nel 2020 aumentano le associazioni di promozione sociale (+7,2%) e le organizzazioni di volontariato (+5,7%) mentre diminuiscono Onlus (-2,7%) e imprese sociali (-1,8%). Il 10,6% delle istituzioni non profit è rappresentato da organizzazioni di volontariato, il 5,8% da associazioni di promozione sociale, il 4,4% da imprese sociali e il 3,7% da Onlus; il 75,5% ha invece altre forme.
Le organizzazioni per settore
Il settore dello sport rappresenta il 32,9% delle istituzioni non profit, a seguire ci i settori delle attività culturali e artistiche con il 15,9%, delle attività ricreative e di socializzazione con il 14,3%, dell’assistenza sociale e protezione civile al 9,9%. Tra 2019 e 2020 le istituzioni non profit sono aumentate soprattutto nei settori delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+2,7%), nella sanità, assistenza sociale e protezione civile (+1,6%) e nella religione (+1,0%) mentre diminuiscono nei settori dello sviluppo economico e coesione sociale (-4,9%), dell’istruzione e ricerca (-1,6%) e della cultura, sport e ricreazione (-0,6%).
La distribuzione dei dipendenti
Secondo Istat dal punto di vista occupazionale crescono i dipendenti in associazioni (+4,3%), fondazioni (+2,9%) e, in misura minore, cooperative sociali (+1,0%) mentre diminuiscono nelle istituzioni non profit con altra forma giuridica (-4,5%). Per quel che riguarda i settori, i dipendenti crescono nelle organizzazioni che fanno relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+4,2%) e in quelle impegnate in sanità, assistenza sociale e protezione civile (+2,3%), mentre diminuiscono negli altri settori, in particolare in quelli della religione (-5,8%), della cultura, sport e ricreazione (-5,6%) e dello sviluppo economico e coesione sociale (-3,7%). Se si guarda alla forma organizzative, le imprese sociali occupano oltre la meta dei dipendenti (54,2%), seguono le altre istituzioni non profit (31,8%), le Onlus (9,3%), le organizzazioni di volontariato (3,4%) e le associazioni di promozione sociale (1,3%). Rispetto al 2019, i dipendenti crescono tra le organizzazioni di volontariato (+7,6%) e le imprese sociali (+1,6%) mentre decrescono nelle associazioni di promozione sociale (-7,1%) e tra le Onlus (-2,3%).
L’impatto della pandemia sui fatturati
Rispetto al 2019, il fatturato è diminuito di oltre il 20% per più della metà delle istituzioni non profit assoggettate al regime IVA. Le misure dovute al contenimento del Covid-19 sono, ovviamente, tra i principali fattori che hanno influenzato questo calo, ma con effetti molto diversi a seconda del settore di attività. Si registra infatti una diminuzione del fatturato superiore al 20% nei settori dell’istruzione e ricerca (63,8%), delle attività culturali e artistiche (62,5%), di quelle ricreative e di socializzazione (61,7%), e delle attività sportive (58,5%). Al contrario, rispetto al 2019, il fatturato è in aumento nei settori della sanità (42,3%), dello sviluppo economico e coesione sociale (39,9%) e dell’assistenza sociale e protezione civile (37,7%).