Nel corso della XVIII edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, quest’anno dedicate alla comprensione dell’impatto che la IV Rivoluzione Industriale avrà sul Terzo Settore italiano, l’Istat ha presentato le stime aggiornate al 2016 sulla consistenza e le principali caratteristiche strutturali del settore non profit in Italia. Sabrina Stoppiello, Responsabile Rilevazioni Statistiche sulle Istituzioni Non Profit, e Caterina Viviano, Dirigente Servizio Registri statistici sulle unità economiche, hanno segnalato in tale occasione le principali evidenze che emergono dai dati raccolti negli ultimi anni.
Nel 2016 il settore non profit risulta composto da 343.432 istituzioni (+2,1% sul 2015) che impiegano 812.706 dipendenti (+3,1% sul 2015); rispetto a tutte le imprese operative nel nostro Paese cresce il "peso" del non profit, sia in termini di istituzioni (+2,0%) che di addetti (+2,1%).
Composizione del settore non profit italiano
Fonte: Istat, 2018
Andando più nel dettaglio, tra il 2015 e 2016 risultano in forte aumento le fondazioni, sia in termini di numerosità (+16,4%) che di dipendenti (+10,3%). Dal punto della numerosità sono invece in lieve calo le cooperative sociali (-3,3%) mentre cresce il numero dei dipendenti impiegati (+3,0%). Un segnale, probabilmente, della tendenza che ha visto molte coop fondersi o entrare maggiormente in sinergia fra loro attraverso nuove forme giuridiche unitarie. Secondo i dati, quello cooperativo resta il settore prevalente dal punto di vista dei dipendenti con oltre il il 52,7% degli addetti di tutto il settore non profit.
Interessanti anche i numeri relativi ai settori di attività. Nel biennio 2015-2016 oltre la metà dei lavoratori dipendenti hanno lavorato nel settore dell’assistenza sociale (36,4%) e della sanità (22,6%); seguono i settori dell’istruzione e ricerca (15,1%) e dello sviluppo economico e coesione sociale (11,9%). Il settore non profit, inoltre, si conferma: a trazione femminile – tra i dipendenti delle istituzioni non profit il 71,9% sono infatti donne – ancora relativamente giovane – oltre il 57,3% ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni – e con una forte preponderanza di lavoratori stabili – l’84,5% ha infatti contratti a tempo indeterminato.
Riferimenti