In un momento di profondi cambiamenti del mondo del lavoro e di trasformazioni nell’universo della cooperazione sociale, AICCON, Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit, ha voluto indagare il rapporto tra i giovani cooperatori sociali under 35 e il tema del lavoro (di cui Secondo Welfare, in senso più generale, si occupa con un proprio focus).
Ne è nata una ricerca i cui risultati sono presentati nello Short Paper “Il lavoro come opera”. L’indagine ha coinvolto circa 400 persone e ha riguardato in particolare tre dimensioni: a) il compenso economico unitamente al legame tra senso e motivazione del proprio ruolo; b) la funzione strategica della formazione; c) le prospettive inerenti il desiderio di carriera.
“Per accompagnare il cambiamento in una logica sempre più inclusiva abbiamo bisogno dell’apporto delle nuove generazioni”, ha spiegato il Presidente di AICCON Stefano Granata. “Per questo la survey rileva le aspirazioni e la legittima domanda di protagonismo dei giovani cooperatori sociali“. Di seguito segnaliamo alcuni dei principali risultati.
Il rapporto tra compenso e senso
Dallo Short Paper emerge come le nuove generazioni vedano il lavoro in quanto “produttoria” fra compenso e senso, due fattori rilevanti che si rafforzano vicendevolmente evidenziando l’unitarietà delle due dimensioni.
Tra gli aspetti più significativi si evidenzia che i giovani cooperatori mettono al primo posto un ambiente di lavoro sano e positivo che valorizza le relazioni tra colleghe e colleghi. Segue poi la possibilità di un’adeguata conciliazione dei tempi di vita/lavoro e l’offerta di un compenso economico adeguato.
Su quest’ultimo fronte appare interessante notare come il compenso acquisti una rilevanza crescente se osservato in un’ottica di lungo periodo. I giovani cooperatori sociali appaiono infatti più disposti ad iniziare un percorso lavorativo senza dare priorità allo stipendio, con la consapevolezza però che esso sarà un elemento decisivo in seguito, poiché imprescindibile per un impiego considerato di qualità e per la realizzazione della propria vita personale.
Perché la cooperazione sociale?
I dati raccolti evidenziano poi le motivazioni intrinseche che spingono i giovani a scegliere la cooperazione sociale come ambiente di lavoro. Tra le più rilevanti ci sarebbero l’aspirazione al cambiamento e il forte desiderio di essere protagonisti della trasformazione sociale.
Secondo la maggior parte dei partecipanti all’indagine la formazione viene considerata il fattore più strategico per favorire l’immaginazione di nuove traiettorie di sviluppo utili al settore. Da un lato risulta evidente il riconoscimento di un continuo processo di specializzazione, che richiede conoscenze crescenti e sempre aggiornate; dall’altro viene posta la necessità di ideare percorsi formativi capaci di indirizzare i giovani fin dall’inizio della loro carriera universitaria.
Da qui il bisogno di interrogarsi anche sulla capacità del settore della cooperazione sociale di rendersi attrattivo agli occhi dei più giovani ed evitare il posizionamento come “settore di ripiego”. L’obiettivo deve essere quello di affermarsi come una tra le principali possibili destinazioni per avviare una propria carriera lavorativa.
Ambizione, responsabilità e intraprendenza
Secondo la survey infatti per più del 40% dei rispondenti la possibilità di costruirsi una carriera all’interno del settore cooperativo rappresenti una priorità. Segnale di una spiccata ambizione che sottintende sia la disponibilità ad assumersi responsabilità, sia l’essere dotati di un significativo livello di intraprendenza.
Questo tratto chiama in causa il tema dello sviluppo non solo di competenze tecniche e specialistiche, quanto anche quello di una nuova cultura imprenditoriale giovanile e della volontà dei giovani cooperatori sociali di prendere parte ai concreti processi decisionali.
I dati presentati nello Short Paper, secondo il direttore di AICCON Paolo Venturi, permettono di fare tante riflessioni tra cui quella che “sul tema del lavoro occorre passare dalla diagnosi alla terapia rendendo la domanda di cambiamento e di lavoro per i giovani il punto su cui fondare la strategia del futuro”.