Nell’ambito di progetti complessi – orientati a sviluppare interventi di welfare di comunità, culturale, ambientale e del lavoro – le organizzazioni, i professionisti, gli operatori e gli stakeholder sono sempre più spesso chiamati a cooperare tra loro: a ideare, a programmare, a scrivere insieme. Tuttavia, la collaborazione tra soggetti diversi non è semplice e necessita di conduzione e di strumenti. Nell’ambito della nostra attività di facilitatori, di consulenti delle organizzazioni e di agenti di sviluppo, siamo spesso chiamati a favorire processi basati sull’apporto di persone e partner afferenti a sistemi e settori differenti. La conduzione di questi percorsi collaborativi richiede la disponibiltà di tecniche più o meno complesse, più o meno articolate, più o meno rapide nello svolgimento.
Guizzo è una tecnica per il brainstorming strutturato, parte integrante della famiglia di strumenti che favoriscono il pensiero collettivo generativo, facilitano la sintesi di una discussione o di un lavoro di gruppo, consentono la scrittura collaborativa (altri esempi sono OPERA, Diamante di sintesi o Canvas – quest’ultimo più complesso, finalizzato alla co-progettazione, da declinare e personalizzare secondo i temi e le esigenze). Con questo articolo vogliamo raccontarvi cos’è e come funziona questo strumento, approfondendo le sue fasi e raccontandovi alcuni casi concreti in cui è stato utilizzato.
Quando usare Guizzo
Abbiamo messo a punto Guizzo per facilitare i gruppi di lavoro (di apprendimento, di discussione, di mutuo aiuto, di ricerca) che nei processi partecipati per lo sviluppo del welfare si confrontano intorno a una questione definita e intendono – in poco tempo – costruire un ventaglio di risposte (idee, proposte, soluzioni, piste di lavoro) condivise. In questo senso, Guizzo è utile quando un gruppo:
- deve rompere il ghiaccio e affrontare un argomento appena delineato;
- si confronta per la prima volta su un problema condiviso;
- ha l’esigenza di dare immediata concretezza al confronto;
- deve produrre un indice visuale di risposte alla questione posta.
Ma Guizzo si può utilizzare anche nelle fasi intermedie di un percorso, o in conclusione, quando si sente l’esigenza di ricapitolare o di focalizzare gli apprendimenti. Guizzo ha il pregio della rapidità, della praticità, della finalizzazione. A partire da un argomento dato, in poco più di un’ora e mezza di elaborazione, consente a un gruppo di dare forma ad un programma di lavoro, a un indice per la scrittura, a un kit di risposte, a un ventaglio di idee di sintesi. La tecnica funziona molto bene con gruppi di dodici-venti persone e può essere adattata a gruppi più grandi; può essere condotta da uno o più facilitatori e – con un po’ di pratica – può venire autogestita.
Come funziona Guizzo
Un gruppo (compreso tra dodici e venti persone) si trova per affrontare una questione. Chi prepara la sessione di lavoro o chi ha il compito di condurla (o il gruppo stesso nel caso di autogestione) mette a fuoco l’oggetto di lavoro, definisce innanzitutto la questione e la scrive. La questione è costituita da una domanda centrale e da quattro sotto-questioni che la declinano.
La prima fase di Guizzo consiste quindi nella condivisione – da parte del gruppo di lavoro in sessione plenaria – della questione centrale e delle quattro declinazioni che la sviluppano. Occorre identificare un tema e formulare la questione centrale in modo semplice e comprensibile; occorre identificare quattro sotto-questioni che la articolano e ne consentono l’approfondimento. È fondamentale precisare la domanda attraverso un rapido confronto con i partecipati, per assicurarsi che sia compresa e assunta da tutti. Per esempio, la domanda centrale può essere: quali ricette a base di mele in cucina? E le quattro sotto-questioni o oggetti di lavoro possono essere: primi piatti con le mele, secondi piatti con le mele, contorni con le mele, dolci con le mele.
La seconda fase prevede la suddivisione del gruppo in quattro sottogruppi; a ogni sottogruppo viene assegnata una sotto-questione e il compito di elaborare cinque risposte concrete relative proprio a quella sotto-questione. Immaginate cosa può succedere se, mettendo al centro la questione quali ricette a base di mela, si realizzasse Guizzo con la partecipazione di un gruppo di cuochi provenienti da diverse regioni italiane: otterremo un ventaglio di venti ricette tutte diverse, cinque primi piatti, cinque secondi e così via.
Nella terza fase di Guizzo le risposte dei sottogruppi vengono esposte da un portavoce per ciascun sottogruppo in sessione plenaria per essere considerate da tutti i partecipanti.
La quarta fase prevede un ulteriore lavoro in sottogruppo: ogni sottogruppo ha il compito di lavorare sulle tre sotto-questioni di cui non si era occupato in precedenza, producendo per ciascuna di esse una risposta aggiuntiva e diversa da quelle già esposte. Con riferimento all’esempio che ci guida, il gruppo che ha messo a fuoco le cinque ricette dei primi piatti, ne aggiungerà una ai secondi, una ai contorni e una ai dolci. Così via gli altri gruppi. In questo modo si otterrà un kit di trentadue ricette, suddivise equamente tra le quattro tipologie di piatti.
La quinta fase di Guizzo prevede l’esposizione e la condivisione in sessione plenaria delle ulteriori risposte.
Può essere interessante prolungare Guizzo con una sesta fase conclusiva (senza esagerare, evitando sfilacciamenti dispersivi) per favorire una interazione più libera tra le persone e per incoraggiare ragionamenti e feedback che arricchiscono e sviluppano le risposte articolate. Nel corso della sesta fase, proprio nella logica della generazione di idee tipica del brainstorming, i partecipanti aggiungono spontaneamente ulteriori risposte, arricchendo ulteriormente i risultati della sessione di lavoro: questa modalità di procedere per aggiunta consente spesso di estrarre dal gruppo di lavoro ulteriori idee inattese e originali.
Allestimento e conduzione di Guizzo
L’allestimento per la realizzazione di Guizzo è piuttosto semplice: una stanza, una parete libera, dodici-venti sedie disposte a semicerchio di fronte alla parete, la possibilità di spostare le sedie, riposizionandole in quattro cerchi per il lavoro nei sottogruppi.
Prima fase. Sulla parete si colloca un poster di carta da imballaggio 140×100, disponendo il lato lungo in orizzontale. Al centro del poster (Figura 1) si incolla (o si fissa con il nastro di carta) un foglio bianco di formato A5 con scritta la questione centrale di Guizzo, condivisa dai partecipanti in sessione plenaria. Ai quattro angoli del manifesto si fissano altrettanti fogli A5 di colori diversi (i fogli A5 si possono ricavare facilmente tagliando in due i normali fogli A4 per la stampante o la fotocopiatrice) che riportano le quattro sotto-questioni, anch’esse condivise con il gruppo di lavoro. In questo modo si suddivide il manifesto in quattro grandi rettangoli, ognuno dei quali è dedicato a una sotto-questione: in questi quattro spazi potranno essere mano a mano collocati i fogli A5 con scritte le risposte elaborate dai gruppi di lavoro.
Figura 1. Prima fase di Guizzo
Seconda fase. I partecipanti sono suddivisi in quattro sottogruppi. A ogni sottogruppo viene assegnata una delle quattro sotto-questioni e vengono consegnati cinque fogli A5 del colore relativo alla sotto-questione. Dopo una fase di confronto, ogni sotto-gruppo produce cinque fogli A5 scritti con cinque risposte relative alla questione assegnata. I cinque cartelli vengono collocati sul poster di carta da imballaggio nel rettangolo dedicato: grazie al lavoro dei quattro gruppi, il poster presenta al termine di questa fase venti fogli A5 con venti risposte diverse.
Dopo l’illustrazione e la condivisione delle risposte in sessione plenaria – terza fase -, nella quarta fase a ogni sottogruppo vengono assegnati tre ulteriori fogli A5 dei colori relativi alle tre sotto-questioni sulle quali il sottogruppo non aveva lavorato in precedenza. Ogni sottogruppo aggiunge pertanto a ciascun rettangolo (tranne il “proprio”) un foglio A5 con una risposta aggiuntiva: al termine di questa fase i fogli A5 collocati complessivamente sul poster saranno pertanto trentadue (Figura 2).
Figura 2. I feedback di Guizzo
Quinta fase. Un portavoce di ciascun sottogruppo espone in plenaria le ulteriori risposte prodotte.
Sesta fase. Al termine dell’esposizione da parte dei portavoce dei quattro sottogruppi, è bene lasciare spazio a un libero confronto conclusivo, mettendo a disposizioni dei partecipanti ulteriori fogli A5 (dei quattro diversi colori) per appuntare ed esporre idee sorte all’ultimo momento durante la discussione.
Varianti di Guizzo, altre indicazioni e materiali utili
Varianti di Guizzo
Se il numero dei partecipanti è superiore a venticinque (e se lo spazio a disposizione lo consente), si possono organizzare due o più sessioni parallele di Guizzo. In questo caso è estremamente interessante introdurre una settima fase nella quale mettere a confronto (unificando i partecipanti delle diverse sessioni in una super-plenaria) i due o più poster di Guizzo elaborati nelle diverse sessioni di lavoro (Figura 3). Avendo disponibilità di tempo, si possono spostare i fogli A5 da un poster all’altro creando un unico poster riassuntivo che scaturisce dalla fusione dei lavori prodotti nelle due (o più) sessioni (nell’aggiungere fogli A5 al poster riassuntivo, può essere divertente e scenografico sconfinare dal poster e usare direttamente la parete come supporto, creando un unico quadro colorato che si presenterà come una sorta di installazione collettiva).
Figura 3. Variante con più gruppi di lavoro
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Altre indicazioni
Come sempre, nella gestione di giornate animate di co-produzione, è utile allestire con cura l’ospitalità e lo spazio di lavoro: le persone che partecipano sono accolte con calore, lo spazio è ordinato e pulito, non manca un angolo con caffè, acqua, succo di frutta e biscotti.
Materiali utili
I materiali necessari per la realizzazione di Guizzo sono facilmente reperibili in cartoleria: uno (o più) poster di carta da imballaggio 140×100, diversi fogli di carta A5 (o A4 da tagliare in due) di quattro colori diversi (gli effetti migliori – in termini di resa finale – si ottengono utilizzando fogli di diverse sfumature dei quattro colori base; consigliamo sfumature di rosso, di giallo, di blu e di verde); diversi pennarelli neri a punta larga; nastro adesivo di carta.
Esempi di utilizzo di Guizzo
Guizzo per il welfare di comunità: spunti per lo sviluppo di comunità educanti locali
Abbiamo utilizzato Guizzo in alcuni incontri di presentazione pubblica del progetto #Fuoricentro: coltiviamo le periferie, promosso dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale e da Non Profit Network – CSV Trentino e finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini. Il progetto ha l’obiettivo di contrastare la povertà educativa in tre valli trentine e sollecitare la partecipazione delle comunità locali ad appropriarsi dei processi educativi. In questi incontri, Guizzo è stato utile per innescare il confronto tra i presenti (genitori, insegnanti, amministratori, referenti di associazioni, stakeholder locali), che si sono interrogati intorno alle seguenti questione principale e sotto-questioni:
Quali sono gli ingredienti per costruire una comunità educante?
– quali parole-chiave e idee la definiscono?
– quali attori occorre coinvolgere per svilupparla?
– quali azioni e attività vanno promosse?
– quali immagini o metafore può essere utile utilizzare per raccontare la comunità educante?
La tecnica Guizzo non solo ha favorito lo scambio di idee fra i diversi attori locali presenti e il loro ingaggio sul progetto, ma ha consentito di iniziare a raccogliere materiali che costituiscono la base per la scrittura partecipata di prodotti che definiscono le comunità educanti dei territori coinvolti e ne sostengono lo sviluppo.
Guizzo per il welfare culturale: fare sintesi in un percorso di co-progettazione
In questo caso abbiamo utilizzato Guizzo nell’ambito di un percorso di progettazione partecipata di un Piano Integrato Cultura da candidare per un bando di Regione Lombardia (il progetto Slow Lake, relativo al Lago Maggiore e al suo entroterra lombardo). Nel corso dell’incontro conclusivo del percorso, che ha coinvolto numerosi stakeholder del territorio, si sentiva l’esigenza di ricostruire un quadro di sintesi da consegnare – insieme agli altri numerosi prodotti ricavati dalla progettazione partecipa – al gruppo di lavoro impegnato nella stesura del progetto esecutivo per il bando. I partecipanti si sono interrogati intorno alle seguenti questione principale e sotto-questioni:
Quali elementi possono arricchire il progetto Slow Lake?
– quali luoghi simbolo non scontati occorre valorizzare nel Piano Integrato Cultura?
– quali prodotti e filiere è utile promuovere e sostenere?
– quali usi non convenzionali del brand Slow Lake possono essere suggeriti?
– quali indicazioni per migliorare il brand sotto il profilo grafico?
La tecnica non solo ha consentito di riassumere il lavoro svolto sino ad allora nel percorso di co-progettazione ma anche – coinvolgendo partecipanti che non avevano preso parte agli incontri precedenti – di arricchire la proposta progettuale di nuovi spunti.
Guizzo per il welfare del lavoro: avviare un job club
In questo terzo esempio, abbiamo sperimentato l’uso di Guizzo per avviare un job club nel contesto delle attività di un laboratorio sociale di quartiere a Pavia (In Pelizza, nell’area ovest della città), finanziato dal Fondo Sociale Europeo e animato da una coalizione pubblico-privata, costituita dal Comune e da imprese e associazioni non profit. Ai partecipanti, persone in cerca di occupazione, abbiamo proposto di incontrarsi in un appuntamento (in)formativo “aperto a tutte le persone che intendono confrontarsi sulla delicata questione della ricerca di un impiego”. Attraverso Guizzo, le persone presenti si sono interrogate sulla seguente questione principale e sulle sotto-questioni:
Quali ingredienti sono utili per mettersi alla ricerca di un lavoro?
– quali competenze occorre mettere in campo per attivarsi nella ricerca di un impiego?
– quali accortezze nella cura di sé per sostenere gli impegni e i colloqui?
– quali relazioni sono importanti?
– quali strumenti sono essenziali?
In questo frangente la tecnica ha consentito di rompere il ghiaccio e di costituire il gruppo di mutuo aiuto basandosi su uno stile informale e di autoapprendimento. I partecipanti hanno accolto di buon grado la proposta di dare continuità all’esperienza di job club.
Guizzo per il welfare ambientale: identificare gli elementi di governance locale
Nell’ultimo esempio che proponiamo, Guizzo ha consentito alla comunità di pratica dei progetti finanziati dal Bando Capitale Naturale di Fondazione Cariplo di confrontarsi – in una sessione di lavoro dedicata – alla rilevazione dei fattori che favoriscono la governance locale dei processi di tutela e valorizzazione del capitale naturale (Figura 4). In particolare, i partecipanti si sono interrogati su come dare forma alla governance dei servizi ecosistemici, ovvero ai processi e alle funzioni che forniscono benefici insostituibili per gli abitanti di un territorio (per esempio la creazione di un habitat, l’approvigionamento di materiali da costruzione, il controllo dell’erosione, la valorizzazione di un parco a fini turistici). La questione principale e le sotto-questioni poste ai partecipanti sono state:
Quali sono gli ingredienti della governance dei servizi ecosistemici nei territori?
– quali strumenti sono necessari per sviluppare i servizi esosistemici?
– quali contenuti occorre focalizzare e declinare?
– quali competenze sono necessarie?
– quali attori è bene coinvolgere?
Le domande hanno guidato il confronto tra i partecipanti, hanno consentito di sintetizzare gli apprendimenti sino ad allora condivisi in seno alla comunità di pratica e hanno contribuito a raccogliere elementi utili per mettere a punto un questionario di approfondimento del tema.
Figura 4. Un esempio concreto sull’uso di Guizzo
Come valorizzare gli esiti di Guizzo
Come valorizzare i risultati di Guizzo? Come dare continuità al processo di co-produzione determinato? Guizzo non è una tecnica fine a se stessa, Guizzo è un innesco, l’avvio o la sintesi di un processo, di un lavoro, di una collaborazione. L’esito di Guizzo acquisisce valore soprattutto quando viene valorizzato in un percorso che si sviluppa. Come procedere, dunque?
Fotografare
Una misura del successo di una sessione di lavoro con Guizzo è il fatto che molti partecipanti – al termine dei lavori – si fermino per prendere alcuni scatti del poster esposto. È in ogni caso molto utile che il facilitatore fotografi l’esito del lavoro e lo condivida con chi ha partecipato, inviando a tutti i partecipanti una email di ringraziamento con allegata la foto del poster.
Trascrivere
I testi dei fogli A5 che costituiscono il poster di Guizzo vanno trascritti su un file di testo. La trascrizione è anche occasione per riordinare in modo ragionato le diverse risposte alla questione principale e alle quattro sotto-questioni di lavoro. Il risultato sarà un vero e proprio indice co-costruito, una base per il lavoro comune, anche questo da condividere con chi ha partecipato.
Registrare
Può essere molto utile registrare i momenti di esposizione in plenaria, quando i portavoce dei diversi sottogruppi presentano le risposte elaborate. Se trascritte, queste registrazioni rappresentano materiale prezioso per dare corpo alla trascrizione dei fogli A5 e per elaborare una relazione di sintesi dei risultati di Guizzo. Anche la relazione può essere inviata via email ai partecipanti o – meglio – può essere condivisa con loro in un cloud, ad esempio usando lo spazio messo a disposizione da Google Drive.
Pubblicare
Un ottimo risultato è rendere pubblici i risultati di Guizzo, trasformando la relazione in un post da divulgare su siti, blog o semplicemente social network. Il post è un testo che sviluppa la relazione di Guizzo con il contributo dei partecipanti più ingaggiati (per questo è utile la condivisione in Drive). La pubblicazione – che cita tutti i contributors – dà credibilità e importanza al lavoro che si sta svolgendo e abilita il gruppo a strutturarsi in una comunità di lavoro, di pratica o di apprendimento.
Sviluppare
Guizzo avvia un processo e – come abbiamo detto – consente di delineare collettivamente programmi di lavoro, indici per la scrittura, kit di idee. La tecnica può pertanto essere utilizzata per avviare e sviluppare percorsi strutturati: avviare un percorso di co-progettazione tra diverse organizzazioni finalizzato alla candidatura a un bando di finanziamento; costituire un gruppo di lavoro per la scrittura di un libro a più mani; coinvolgere un gruppo di abitanti nella programmazione dell’attività di un community hub o di una biblioteca; definire le questioni da affrontare in un percorso formativo o di auto-aiuto… Guizzo può essere utilizzato anche per fare il punto durante lo svolgimento di un percorso, per focalizzare gli apprendimenti, per puntualizzare le idee emerse, per sintetizzare e rilanciare le piste di lavoro.
Tabella di sintesi
Crediti
Guizzo deve molto a OPERA (tecnica di scrittura collettiva messa a punto da Innotiimi) di cui per certi aspetti è una variante. Rispetto a OPERA, Guizzo è una tecnica più rapida da realizzare e forse più leggera: parte della leggerezza della tecnica dipende dalla possibilità di utilizzarla con dotazioni di cancelleria minimali, parte dalla perizia nella conduzione, parte dalla sua adattabilità alla numerosità dei partecipanti, parte dalle semplificazioni che introduce.
Riferimenti
- Cau M. e Maino G. (2017), Progettare in partnership. Idee e strumenti per collaborazioni cross-sector tra organizzazioni nonprofit, imprese, enti pubblici e gruppi informali di cittadini, Maggioli.
- Cau M. e Petrella V. (2019), Co-progettare beni comuni scolastici con i bambini: approccio, metodi, strumenti, in Percorsi con i bambini, 24 luglio 2019.
Maino G. (2016), Come usare OPERA per #partecipare, in Mainograz, 08 dicembre 2016. - Mantere V. (2000), OPERA a guide for more efficient meetings, Innotiimi-ICG.