In un momento storico come quello attuale, in cui le risorse disponibili sono sempre meno e in cui, allo stesso tempo, cresce il bisogno di far fronte a problemi emergenti in ambito sanitario, lavorativo e ambientale, l’agricoltura sociale può divenire una risorsa importante a servizio delle persone e del welfare locale per risolvere questioni di rilevanza sociale e offrire nuovi servizi in ambito rurale.
È proprio quello che è successo in Basilicata, dove un gruppo di giovani con disabilità ha partecipato a un progetto di inserimento socio-lavorativo, riuscendo poi a creare una cooperativa sociale agricola e una rete assistenziale sul territorio.
Nel giugno 2015, infatti, è nato il progetto "Orto e Fattoria Sociale" di Nemoli, promosso dalla Regione Basilicata e realizzato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) con la partecipazione del Comune di Nemoli e dell’Istituto Regionale per la Formazione e la Ricerca (I.Re.Forr).
"Orto e Fattoria Sociale" si è posto fin da subito l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale attraverso l’inserimento lavorativo in ambito agricolo di persone con fragilità fisica, psichica o sociale, incoraggiando così anche la crescita sostenibile dell’economia locale, attraverso interazioni con gran parte della comunità. Le famiglie, gli operatori socio-sanitari dei centri territoriali, le istituzioni, le università e le scuole, gli ordini professionali, le associazioni di volontariato e i cittadini sono stati tutti parte attiva di questa iniziativa.
Da beneficiari del progetto a protagonisti
Il progetto è stato realizzato nell’arco di 28 mesi e ha coinvolto 14 ragazzi residenti nei comuni della Valle del Noce, una zona nell’area sud-occidentale della Basilicata, con bassa densità di popolazione, molti terreni agricoli e una cultura locale legata, quindi, alle tradizioni del mondo contadino.
Il modello di aggregazione promosso da "Orto e Fattoria Sociale" di Nemoli ha messo al centro i partecipanti, che non sono stati semplicemente destinatari passivi degli interventi educativi e sociali, ma veri e propri protagonisti, che hanno partecipato attivamente in ogni fase progettuale, contribuendo alla ricerca di soluzioni ai problemi emergenti all’interno del gruppo di lavoro.
Il percorso di formazione si è articolato in un laboratorio per la sperimentazione della multifunzionalità dell’agricoltura sociale nelle sue direttrici fondamentali: tutela e salvaguardia dell’ambiente, attività di produzione di beni ad alto contenuto etico, promozione di azioni terapeutiche, ricreative, culturali e di inclusione e coesione sociale. I ragazzi, durante il periodo di formazione, hanno acquisito nozioni sulla produzione agricola e approfondito tematiche come la tutela della natura, del paesaggio e delle biodiversità con un focus specifico sul patrimonio naturale del loro territorio.
Oltre alla didattica sono state previste fin da subito altre attività terapeutiche, riabilitative, educative e artistiche, finalizzate alla promozione del benessere dei partecipanti e alla creazione di spazi dedicati all’ascolto e all’espressione, anche attraverso il corpo, di pensieri ed emozioni sull’esperienza in corso e sulla propria vita. Particolare successo ha riscontrato l’inserimento di laboratori come quelli di “Musicoterapia”, “Teatroterapia” e “Arteterapia”, i quali si sono posti l’obiettivo di migliorare l’interazione e le relazioni interpersonali, valorizzando ulteriormente le abilità e i talenti artistici, particolarmente spiccati in questo gruppo di partecipanti.
I ragazzi hanno potuto riflettere in merito alle proprie attitudini e motivazioni professionali, individuando in autonomia gli ambiti e le mansioni lavorative più adatte a ciascuno di loro. L’avere un impegno lavorativo, con il conseguente riconoscimento sociale, ha avuto effetti positivi sulla loro autostima e sulla qualità della loro vita. Inoltre, i ragazzi hanno descritto il riconoscimento economico ottenuto come l’inizio di un processo di crescita ed emancipazione dalle famiglie e dalle istituzioni, nonché di riscatto della propria immagine sociale.
Dal progetto Orto e Fattoria Sociale a una nuova realtà: "Masseria Melodoro"
Il coinvolgimento degli attori locali, il dialogo costante con le famiglie, le istituzioni, le scuole e gli addetti ai servizi socio-sanitari hanno permesso di dare continuità al progetto "Orto e Fattoria Sociale" con la creazione della Cooperativa Sociale "Masseria Melodoro", fondata da 12 giovani con disabilità e 10 professionisti lucani con esperienze e competenze complementari. I ragazzi hanno avuto un ruolo fondamentale anche nella fase di creazione dell’identità della cooperativa, definendo i suoi valori e costruendo in modo partecipato il logo e il materiale promozionale e divulgativo.
Il progetto, che ha dato quindi vita a una cooperativa sociale tutt’ora attiva sul territorio e in grado di offrire servizi di varia natura, conferma le potenzialità e i benefici dell’agricoltura sociale per l’innovazione del welfare rurale, per lo sviluppo economico e sociale e per la promozione della qualità della vita dei soggetti coinvolti e delle loro famiglie. È emerso, infatti, un alto livello di benessere percepito non solo dai partecipanti – monitorato durante tutto l’arco temporale del progetto, attraverso la somministrazione di test, colloqui e momenti di ascolto costruiti ad hoc -, ma anche dei familiari, che hanno rilevato un minor carico di lavoro, effetto della maggiore autonomia dei propri figli.
"Masseria Melodoro" è l’unica realtà esistente sul territorio per la pratica delle terapie verdi e rappresenta dunque una possibilità per la popolazione residente nell’area di usufruire di nuovi servizi socio-sanitari. Inoltre, la presenza della Fattoria Sociale accresce le opportunità occupazionali e sostiene la diversificazione delle attività produttive, integrando l’agricoltura con attività economiche connesse all’artigianato, al turismo, all’enogastronomia, all’organizzazione di eventi culturali e di aggregazione sociale.
In questo senso, "Masseria Melodoro" diventa un luogo capace di realizzare e dare continuità ai progetti di vita personali, ma anche di ripensare e riscrivere nuove visioni del territorio e progetti comunitari in grado di migliorare le condizioni di vita dei soggetti con bisogni specifici e di chi abita nelle aree rurali.
Riferimenti