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Continua l’approfondimento di "Percorsi di secondo welfare" sullo sviluppo di servizi per il "durante e dopo di noi" nelle Regioni del Sud Italia. In questo articolo, grazie alla disponibilità del Presidente Pasquale Matera, incontriamo la Fondazione Casa Solidale Dopo di Noi Onlus, giovane realtà napoletana impegnata nella costruzione di percorsi verso la domiciliarità.

Oltre alla gestione di una comunità alloggio e al supporto nella realizzazione di nuclei abitativi la Fondazione ha avviato anche il progetto “Salti in Mente”, un concorso artistico-letterario per persone con disagio psichico.

Quali sono le origini della sua organizzazione?

Come genitori noi avvertivamo l’esigenza di dare sicurezza ai nostri figli per il “dopo di noi”. Tutte le attuali forme di organizzazione finalizzate alla presa in carico delle problematiche del “dopo di noi”, quali le associazioni, gli istituti, le cooperative, che esistono sia qui che altrove, non ci davano le giuste garanzie. Anche le Fondazioni di tipo partecipato non ci sembrava offrissero ciò di cui sentiamo il bisogno poiché le decisioni non vengono prese solo dai genitori ma in qualche modo devono tenere conto di volontà politiche, fondi e risorse del territorio. Noi lo scorso giugno abbiamo quindi costituito una Fondazione di tipo tradizionale perché era la forma legale che ci “rassicurava” maggiormente: stabilito uno scopo, stabilito un patrimonio, stabilito uno Statuto, la continuità e la permanenza di questi requisiti restano segnati, scolpiti nel tempo. E quando non ci saremo più ci sarà la Fondazione che abbiamo costituito, a partire dai nostri problemi, sulla base delle nostre volontà, dei nostri desideri. Per questo abbiamo pensato a questo tipo di organizzazione.

Se la Fondazione è promossa dai genitori, gli organi, come il Consiglio d’amministrazione, da chi sono designati?

La Fondazione è prevede un Consiglio d’amministrazione, presieduto dal Presidente, gli organi di controllo, il Comitato tecnico-scientifico e il Comitato dei genitori.

Gli organi sono tutti composti da genitori. Io sono il Presidente e sono il padre di uno di questi ragazzi. Nello Statuto è previsto che ci sia sempre nel Consiglio di amministrazione un genitore a loro tutela poichè la Fondazione deve funzionare come un buon padre di famiglia e solo una madre o un padre possono fare questo. Quando viene a mancare un genitore prende il posto quello più capace che viene segnalato dagli altri genitori membri del Comitato dei genitori.

Il Comitato dei genitori ha questa valenza, questa funzione: partecipa con un delegato a ogni atto della Fondazione. Il delegato non ha diritto di voto ma partecipa concretamente e obbligatoriamente a ogni votazione del Consiglio d’amministrazione. Ognuno di questi delegati può poi subentrare al Presidente della Fondazione quando cessa dall’incarico. Così si ha la garanzia che il passaggio di consegne avvenga tra famiglie e nelle case solidali rimanga un clima di amore e calore familiare.


Attualmente la Fondazione che servizi offre al territorio e alle persone con disabilità?

Noi offriamo un servizio residenziale per sei persone, strutturato come un gruppo appartamento (in Campania viene chiamato comunità alloggio), chiamato “Casa Solidale Filippo e gli Amici. Noi non offriamo però solo il servizio residenziale ma proponiamo il nostro modello alle famiglie che vogliono far vivere i figli a casa loro. Se uno ha un figlio con disabilità e nel “ dopo” desidera farlo vivere nella sua casa, non mandarlo in istituto, noi lo aiutiamo affinché possa rimanere a casa sua: questa è la diversità rispetto alle altre realtà. Noi cerchiamo di far rimanere la persona con disabilità dove è nata e ha vissuto, insieme ad altri ragazzi per non lasciarlo solo, altre persone affini per patologia, affini per comportamento.

Ci sono numerose famiglie che si stanno rivolgendo a noi sia per il servizio residenziale, un modello a cui potrebbero ispirarsi, sia per altre necessità e preoccupazioni circa il futuro dei propri figli. Ci sono già un paio di famiglie che stanno organizzando questi gruppi appartamento presso la loro casa, si sono rivolte a noi e sono in attesa dei fondi stanziati per il “dopo di noi”. In maniera solidale queste case saranno messe a disposizione di persone che non possono rimanere nella loro casa perché non è di loro proprietà o perché è occupata da altri componenti della famiglia che non “possono” farsi carico della necessaria assistenza al disabile. La Fondazione cura i vari aspetti necessari per poter essere di supporto alle famiglie che lo richiedono, seguendo gli scopi e le procedure del proprio Statuto, orientati nel senso sopra indicato.


Nei vostri servizi sono presenti operatori come psicologi, e
ducatori?

Nei nostri servizi sono presenti psichiatri con funzione di consulenza e indirizzo ed educatori professionali, animatori di comunità, operatori socio-assistenziali, come previsto dalla legge regionale campana per i gruppi appartamento.


Come sono strutturati rapporti tra Fondazione, servizi pubblici e Terzo Settore?

Con i servizi territoriali del Comune abbiamo un contatto abbastanza proficuo: ci hanno già inviato persone e famiglie che necessitavano del nostro supporto, non solo dal punto di vista sociale ma anche assistenziale.

Anche con il Dipartimento di Salute Mentale abbiamo rapporti analoghi: in base alla nostra Carta dei servizi partecipiamo a tutte le attività del Dipartimento. I nostri stessi ragazzi devono essere monitorati nel tempo in relazione al piano di trattamento individuale elaborato congiuntamente dalla nostra equipe insieme ai Servizi Sociali territoriali e al referente del Dipartimento di Salute Mentale.

Cerchiamo poi di coinvolgere il volontariato, qualche parrocchia, il territorio. I nostri ragazzi interagiscono con i bar, la pizzeria, la palestra, la piscina… Cerchiamo di favorire l’inclusione e la partecipazione attiva dei nostri ragazzi.

Oltre alla pianificazione assistenziale abbiamo anche un progetto di vita che realizziamo insieme alla persona con disabilità. C’è una fase iniziale di osservazione e di ascolto, poi cerchiamo di capire e aiutiamo la persona a realizzare le proprie aspettative se ci sono, di scoprire e tirare fuori i sogni nascosti che ognuno ha. Cerchiamo di stare loro vicino per affiancarli nel realizzare la loro vita.


Quali sono le vostre fonti di finanziamento?

Noi purtroppo non abbiamo finanziamenti. La Fondazione è stata dotata di un fondo patrimoniale dal fondatore. Noi ci sostentiamo con mezzi privati; ogni genitore interviene con propri contributi per i propri figli, mentre il fondo di dotazione della Fondazione resta a garanzia per eventuali imprevisti. Siamo genitori e faremmo la stessa cosa nelle nostre case con i nostri figli. Ovviamente per chi non ha la possibilità siamo in contatto con il Comune di Napoli.

Ora abbiamo ottenuto l’accreditamento della “Casa Solidale Filippo e gli Amici” e stiamo aspettando i fondi dalla Legge 112/2016 per il “dopo di noi”. La nostra Regione è prossima alla delibera sulle modalità di riparto dei fondi: questo ci aiuterà, ne siamo certi, in quanto tutto quello che abbiamo indicato nella Statuto è stato normato dalla legge nazionale ed in particolare dai decreti attuativi. Nel frattempo i genitori con spirito di solidarietà condividono i costi di gestione.


Secondo lei quali sono i punti di forza e le criticità della vostra Fondazione?

La Fondazione, istituto giuridico apprezzato perché fornisce garanzie e certezze, è stata promossa da genitori e da Statuto saranno sempre i genitori che avranno cura dei propri figli. Viene pianificata l’esistenza del proprio congiunto nel tempo futuro con tutte le garanzie di stabilità e le certezze e il rispetto per una persona con una diversità che quindi presenta necessità più specifiche: questa pianificazione “esistenziale” è il punto di forza che molti genitori apprezzano. Inoltre il nostro è un modello solidale: le risorse, anche immobiliari, vengono infatti messe a disposizione di coloro che non ne hanno.

Le criticità riguardano in primo luogo i fondi, che sono quelli che sono, e i costi elevatissimi. Un altro problema è quello della diffidenza verso il nostro modello solidale; spesso le persone non credono allo spirito di solidarietà che anima il nostro progetto e faticano ad avvicinarsi.

La diffusa discriminazione verso i disabili, in particolare i disabili mentali, per noi è un altro aspetto con cui dobbiamo fare i conti (capita infatti che nei condomini i nostri ragazzi non vengano accettati): sosteniamo un modello che valorizza la diversità e vuole dare dignità esistenziale a persone perlopiù escluse se non addirittura derise e allontanate.