L’Italia è un vero e proprio museo a cielo aperto. Frase forse un po’ retorica, ma è innegabile che dovunque si vada nel nostro Paese, dal piccolo borgo alla grande metropoli, è praticamente impossibile non imbattersi in beni dall’inestimabile valore storico, artistico e culturale.
Il comprensibile orgoglio derivante da questo fatto, tuttavia, deve fare i conti con un altro elemento di cui al contrario non si può certo andare fieri, ovvero la spesa per la “tutela e valorizzazione di beni e attività culturali e beni paesaggistici”. La Francia investe in questo ambito circa lo 0.75% del proprio Pil, la Spagna lo 0.67%, la Germania lo 0.41%. Noi ci fermiamo a uno striminzito 0.37% che, spalmato sul nostro enorme patrimonio culturale, significa che praticamente non investiamo nulla per tutelare questi beni inestimabili. Andando più nel dettaglio, se possibile, la situazione peggiora ulteriormente. Secondo l’Istat la spesa dei Comuni per la cultura risulta infatti fortemente diseguale nelle varie zone del Paese: mentre nel Nord si spendono in media 14.3 euro per abitante e al Centro 12.3 euro, nel Mezzogiorno la media crolla a 4.8 euro pro capite.
Di fronte a tale situazione la Fondazione CON IL SUD ha deciso di avviare “Il Bene torna comune”, progetto volto a promuovere il recupero e l’uso dei beni culturali delle regioni meridionali quali strumento di coesione sociale. Nata nell’ambito della terza edizione del Bando Cultura, l’iniziativa si rivolge a comuni e organizzazioni del terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia per favorire l’utilizzo di immobili attualmente inutilizzati, che secondo la fondazione potrebbero condurre a notevoli benefici sociali per le comunità locali.
Gli obiettivi del progetto
Il progetto è incardinato intorno a un sito web (www.ilbenetornacomune.it) dove sono attualmente segnalati 221 beni culturali di diversa tipologia: chiese, siti archeologici, castelli, fortezze, ville e palazzi storici. Questi luoghi sono stati proposti alla Fondazione CON IL SUD dai rispettivi proprietari, sia pubblici che privati, in risposta all’invito a promuovere un nuovo “uso comune dei beni di rilevanza storica, artistica e culturale” delle regioni meridionali.
Tali immobili saranno valutati dalla Fondazione sulla base di alcuni criteri – come le condizioni generali, il potenziale utilizzo per attività socio-culturali economicamente sostenibili, l’accessibilità e la fruibilità – e quindi selezionati per la fase successiva del bando. In questa seconda fase la Fondazione metterà a disposizione 4 milioni di euro di risorse private per sostenere la valorizzazione dei beni selezionati in modo da realizzare al loro interno attività socio-culturali in favore delle comunità. Il bando, che sarà pubblicato nei prossimi mesi sul sito della Fondazione, si rivolgerà alle organizzazioni del terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia, e sarà orientato alla creazione di partnership pubblico-private per la realizzazione dei progetti.
Indipendentemente dagli esiti di questa selezione, la realizzazione del sito web, avvenuta nella prima fase del bando, rappresenta di per sé un’interessante opportunità che va al di là del bando stesso. Attraverso il portale è infatti possibile proporre e condividere idee circa gli utilizzi comunitari dei beni, contribuendo così alla promozione di un patrimonio artistico che, spesso dimenticato, può diventar più accessibile e fruibile per le comunità meridionali. Uno strumento, dunque, utile per risvegliare una coscienza civica sopita e potenzialmente capace di dar vita a esperienze comunitarie inedite.
La cultura non è un lusso ma un’opportunità di sviluppo
Nel corso della presentazione del progetto il Presidente della Fondazione con il SUD, Carlo Borgomeo, ha affermato che “lasciare in stato di abbandono questo patrimonio è un indice di cecità verso il futuro, un limite inaccettabile allo sviluppo. E’ necessario superare l’idea che ci si possa occupare di cultura soltanto una volta risolti i problemi economici e superata la crisi, come se si trattasse di un lusso. Così come bisogna superare l’idea che a farlo debba essere solo lo Stato. Noi proponiamo un modello diverso, che coniuga pubblico e privato sociale con la partecipazione diretta delle comunità locali, nell’ottica di una responsabilità diffusa”.
Secondo Borgomeo – che con le sue parole ricorda l’idea espressa su questo sito da Salvatore Carrubba in tema di welfare e cultura – il patrimonio storico, artistico e culturale del Mezzogiorno, se correttamente valorizzato e promosso, può essere dunque uno strumento di coesione sociale che crei occasioni di riscatto per le comunità, un volano di sviluppo locale capace di generare perfino occupazione, soprattutto giovanile.
Riferimenti
Prima fase del Bando Cultura della Fondazione CON IL SUD
Il sito del progetto Il Bene torna comune
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