Le fondazioni di comunità sono istituzioni filantropiche che si propongono di sostenere e migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in un determinato territorio. Si tratta di enti che, attraverso strumenti e attività che incentivano la possibilità e l’opportunità di donare, mirano alla "democratizzazione della filantropia". Il loro obiettivo in questo senso è fungere da "catalizzatori" e "facilitatori" per cittadini, imprese e istituzioni che vogliono contribuire al benessere del proprio territorio e della sua società ma che, per ragioni differenti, hanno difficoltà a farlo autonomamente. A questo scopo le Fondazioni comunitarie costituiscono e gestiscono patrimoni formati da plurime donazioni provenienti “dal basso”, che sono usati per sostenere progetti di utilità sociale per il territorio e la sua comunità.
La natura particolare di queste realtà le configura come protagoniste dei cambiamenti in atto nel mondo del welfare e, per tale ragione, il nostro Laboratorio ne ha trattato sia nel Primo che nel Secondo Rapporto sul secondo welfare in Italia. Con l’intento di continuare questo percorso di conoscenza, in occasione del Terzo Rapporto (che sarà presentato in autunno) il nostro sguardo si è orientato verso le realtà della filantropia comunitaria che operano nel Mezzogiorno.
Attualmente nelle regioni del Sud operano 5 Fondazioni di questo genere, costituite grazie all’impegno delle comunità locali e di Fondazione CON IL SUD, che ha svolto e svolge un fondamentale ruolo di sostegno nei confronti di tali istituzioni (leggi l’intervista al Presidente Carlo Borgomeo). L’obiettivo della nostra ricerca è capire come il modello delle fondazioni comunitarie si sia sviluppato nel Meridione e quale impatto stiano avendo nelle aree del Paese che più hanno sofferto gli effetti della crisi economica e sociale.
Dopo aver conosciuto la Fondazione della Comunità Salernitana, andiamo ad approfondire l’esperienza della Fondazione della Comunità di Val di Noto. Questa realtà è nata nel 2014 grazie al bando di Fondazione CON IL SUD volto a stimolare la nascita di soggetti della filantropia comunitaria nel Mezzogiorno. Attualmente la Fondazione opera sui territori del Val di Noto, che comprendente parte della provincia di Siracusa e parte della provincia di Ragusa, corrispondente ai cinque distretti socio-sanitari contigui ed omogenei: Siracusa, Augusta, Lentini, Noto e Modica. Complessivamente si tratta di un area di circa 2.700 kmq nella quale risiede oltre mezzo milione di persone. Di seguito la nostra intervista Maurilio Assenza, che ricopre la carica di Presidente fin dalla costituzione della Fondazione.
Maurilio Assenza, Presidente della Fondazione di Comunità Val di Noto
Dottor Assenza, può raccontarci quali sono le ragioni che hanno spinto gli attori del vostro territorio a decidere di costituire una fondazione di comunità?
Sin dagli anni Ottanta nel territorio del Val di Noto è stato avviato un significativo percorso di riflessione e di azione che ha coinvolto diversi soggetti, appartenenti soprattutto al Movi (Movimento di volontariato italiano) e alla Caritas. Questi erano interessati ad attivarsi nel sociale in una prospettiva “promozionale”, che cioè guardasse il welfare come forza promotrice di sviluppo e crescita dei soggetti coinvolti, andando oltre una prospettiva meramente assistenziale.
Dopo un periodo di disincanto e di stasi, la legge 328/2000 ha dato nuovo impulso a processi per la stesura dei Piani socio-sanitari di zona e, nonostante le delusioni per l’incapacità dei Piani di decollare effettivamente, siamo rimasti in contatto con diverse persone impegnate a cercare vie possibili per non perdere la prospettiva di un welfare promozionale e comunitario dal quale eravamo partiti. Tra di essi ci sono stati gli amici dell’Ecos Med di Messina, in particolare Gaetano Giunta e Salvatore Rizzo, che proprio in quegli anni davano vita alla Fondazione di comunità Distretto sociale evoluto.
Nel 2010 c’è stato un incontro a Modica promosso dalla Casa don Puglisi e dal Comune con l’allora direttore di Fondazione CON IL SUD, Giorgio Righetti, e poi a Catania un seminario promosso dalla delegazione regionale Caritas sulla crisi. Questi sono stati i momenti che ci hanno aiutato a capire come il primo problema del nostro territorio non siano le risorse finanziarie, ma la capacità o meno di sviluppare una progettazione dal basso in grado di muoversi tra Stato e mercato e di generare una solida infrastrutturazione sociale. A questo punto abbiamo pensato che la Fondazione di comunità potesse essere lo strumento giusto per aiutare a creare un “sistema terzo” che mettesse insieme le realtà più significative del territorio per costruire un welfare dal basso, che però non facesse venir meno il dialogo con la rete dei servizi e con le istituzioni.
Mettendo a frutto anche il patrimonio di riflessione e di azione sociale faticosamente costruito nel corso di due decenni, a questo punto ci sono stati incontri tra i diversi soggetti che avevano manifestato interesse per questa prospettiva. Abbiamo scelto un modello, una fondazione di comunità e non una semplice fondazione di erogazione, e individuato un’ampia progettualità a cui applicarlo, seguendo tre filoni tra loro connessi: le azioni di cura delle persone fragili per aiutarle a ripartire nella vita, le iniziative di coesione e inclusione sociale, le attività di economia civile.
Quali attori hanno preso parte alla costituzione della fondazione? E in che modo?
Consapevoli che una raccolta fondi nel nostro Sud in questo tempo di crisi non è semplice e diventa possibile solo sulla base di iniziative concrete e significative, si sono cercati canali etici per la sostenibilità economica del patrimonio e delle diverse progettualità.
Fin dall’inizio ci sono stati gli apporti di alcune realtà del terzo settore, in particolare associazioni e cooperative, impegnate in progettualità promozionali (“promozionale” inteso come riportato all’inizio dell’intervista, nda); delle Diocesi di Siracusa e di Noto, che si sono rese disponibile a contribuire alla raccolta fondi con una parte dell’otto per mille; dell’Istituto di Gestalt Therapy HCC Kairòs di Ragusa, che ha fornito un supporto culturale attorno alla centralità della relazione; della Caritas Italiana, che ha appoggiato la progettazione di azioni di sistema volte anch’esse a far crescere comunità. E in tutto questo Banca Etica ha garantito supporto nella ricerca di canali etici per la gestione dei fondi. Con tutti questi soggetti c’è stato un dialogo molto intenso che ha portato ad individuare quei punti che poi sono confluiti nella stesura definitiva della proposta progettuale presentata a Fondazione CON IL SUD (nell’ambito del citato bando sulla filantropia comunitaria, nda).
Fondazione CON IL SUD nelle fasi iniziali ci ha aiutato soprattutto a chiarirci cosa caratterizza una Fondazione di comunità e come sia importante porre attenzione a tutti gli elementi in gioco: progettualità, costruzione di una rete sempre più ampia di soggetti, raccolta fondi e governance. Questo ci ha permesso di attivare nel giugno 2013 un Comitato Promotore (costituito da Diocesi di Siracusa, Diocesi di Noto, Banca Etica, Istituto di Gestalt, Cooperativa L’Arcolaio, Cooperativa don Puglisi) che ha avviato il processo, durato da ottobre 2013 e febbraio 2014, che ci ha permesso di individuare i 13 soci fondatori (Diocesi di Siracusa, Diocesi di Noto, Banca Etica, Fondazione “Angela Merici”onlus, Cooperativa di Solidarietà Sociale “L’Arcolaio” Istituto Gestalt Therapy hcc Kairos, Associazione di volontariato don Giuseppe Puglisi, Cooperativa don Giuseppe Puglisi, Fondazione Madre Teresa di Calcutta, Cooperativa Shaqéd di Noto, Associazione Piccoli Fratelli, Cooperativa “Si può fare”, Associazione di volontariato Centro di ascolto e di prima accoglienza). Questi hanno assicurato il patrimonio iniziale di 540.000 euro, che ha garantito il “raddoppio” di Fondazione CON IL SUD pari a 500.000 euro.
Fondazione CON IL SUD ha svolto quindi un ruolo molto significativo per la costituzione della Fondazione comunitaria. Al momento quali rapporti intercorrono tra le due realtà?
Fondazione CON IL SUD ci ha aiutato con suggerimenti e raccomandazioni per la gestione dei fondi previsti per il patrimonio, la progettazione e il dialogo sui vari passaggi con cui man mano si sono incrementate le attività della Fondazione comunitaria. Attualmente un raccordo costante assicurato dal nostro Segretario – sulla base di quanto concordato con Consiglio e Presidente – che si concretizza soprattutto in occasione del resoconto semestrale.
Ci sono stati anche momenti in cui Presidente, Direttore o funzionari della Fondazione CON IL SUD hanno partecipato a iniziative della nostra Fondazione offrendo le proprie riflessioni e competenze. Ad esempio Carlo Borgomeo ha fornito un importante contributo partecipando al convegno tenuto a Modica in occasione della festa educativa Crisci Ranni; o ancora quando a Siracusa si è promosso un incontro su legalità e uso dei beni confiscati alla mafia.
Inoltre Fondazione CON IL SUD in questi anni ha ospitato seminari, come quelli di Caritas Italiana e della Scuola di Economia Civile, che hanno supportato azioni di sistema che sono state fatte proprie anche dalla nostra Fondazione con l’obiettivo di mettere insieme ripartenza delle persone fragili, coesione sociale, economia civile.
Parliamo del patrimonio…
Il nostro patrimonio viene alimentato attraverso quote annuali derivanti da impegni assunti sul versante patrimoniale e progettuale dei maggiori soci fondatori, da contributi straordinari di Caritas Italiana per le azioni di sistema e da raccolte fondi che vanno gradualmente incrementandosi. Complessivamente da febbraio 2014 a maggio 2017 la Fondazione ha raccolto 4.311.000 euro. Di questi 2.008.000 euro sono stati destinati al rafforzamento del patrimonio (sono conteggiati anche 1.034.000 euro garantiti dai soci fondatori al momento della costituzione e il “raddoppio” di Fondazione CON IL SUD, nda). La restante parte è destinata ad attività erogative – 2.152.000 euro, di cui 600.000 euro legati a trasferimenti garantiti da Fondazione CON IL SUD – e attività di comunicazione e fundraising – 151.000 euro di cui 65.000 euro garantiti da Fondazione CON IL SUD.
Passiamo alla questione erogativa: quante risorse sono state destinate al territorio grazie all’intermediazione della fondazione? Quali modalità privilegiate?
Al 31 dicembre 2016 risultano erogati 1.731.500 euro dei 1.897.000 deliberati. Questi contributi sono stati destinati ad attività rivolte a varie categorie e che si contraddistinguono per essere “punteggiatura civica e solidale” del territorio. Per l’erogazione tendenzialmente ci affidiamo a bandi ordinari o a sportello, specialmente per attività più standardizzate e definitive. Per le progettualità sociali invece privilegiamo lo scouting, perché riteniamo che questo permetta il miglioramento progressivo della progettualità, anche nella prospettiva di rendere più sicura l’infrastrutturazione sociale ed evitare dispersione in iniziative che poi, magari, non hanno una loro sostenibilità e rischiano di restare episodiche o solo assistenziali.
Può indicarci alcune esperienze che secondo lei sono esemplificative dell’impegno profuso dalla Fondazione in questi anni?
Ci sono diverse “azioni di sistema” che permettono risposte a bisogni complessi e multiformi espressi dal territorio, mettendo in sinergie esperienze dedicata alla “ripartenza” delle persone fragili, all’attivazione della coesione sociale attraverso i cantieri educativi, alla sostenibilità economica grazie alle iniziative di economia civile e promozione del lavoro, soprattutto giovanile.
Dal mio punto di vista l’azione di sistema è fondamentale perché col tempo diventa sempre più incisiva, e si innesta nel meglio che il territorio custodisce (ci sono parti del territorio in cui sono molto vive socialità e cultura) e permette di affrontare meglio i problemi delle zone più complesse (come quelle in cui è più elevato il degrado ambientale o cresce la povertà economica). L’azione di sistema aiuta a pensare un Sud che non aspetta aiuti dall’esterno ma si attiva cercando energie presenti e formando generazioni capaci di mirare in alto (come testimonia la presenza di giovani operatori nelle iniziative più significative e capaci di lavorare in sintonia).
Ci sono poi iniziative che si sono dimostrate particolarmente capaci di attivare il territorio come i cantieri educativi e l’incubatore di imprese giovanili Eureka. Abbiamo anche aiutato la restituzione al territorio di immobili: una fattoria sociale, un convento e degli appartamenti ristrutturati per l’housing, un ex chiesetta nel centro storico di Noto diventata una porta di economia solidale, una villa che diventerà riferimento per la formazione e per il turismo responsabile.
E poi ci sono gli eventi della comunicazione, grandi processi comunitari che ad esempio fanno ritrovare il territorio in “feste educative preparate” con il supporto delle scuole (alcune iniziative coinvolgono fino a 2.000/2.500 bambini e le loro famiglie) o in momenti formativi di qualità sui temi della città o della legalità. Questi aiutano una crescita civica e culturale, con eco anche sulla stampa e riscontri nella stima della gente e delle istituzioni.
Presentazione delle 8 imprese selezionate per la terza edizione di Eureka
State svolgendo qualche tipo di valutazione d’impatto, oltre alla classica rendicontazione economica?
Nell’ambito di alcune iniziative si stanno raccogliendo testimonianze dirette per meglio comprendere quali snodi aiutano maggiormente; ad esempio nella promozione delle persone e nella ricerca del lavoro. La Scuola Economia Civile sta poi svolgendo una ricerca volta ad indagare il rapporto tra relazionale e felicità. Per i cantieri educativi si stanno verificando modelli e prassi e l’impatto sui processi educativi. Altra attenzione è data alle imprese che nascono grazia all’incubatore Eureka.
Come giudica questi primi anni di attività della Fondazione?
In appena tre anni, peraltro in un tempo di congiuntura economica certo non facile, si sono consolidati raccordi e processi che sembravano impossibili!
Inizialmente abbiamo avuto difficoltà a trovare canali efficaci per la raccolta delle donazioni e per lo sviluppo della comunicazione. All’interno del Consiglio si sono dovute comporre le diverse sensibilità e tenere viva la necessaria forte corresponsabilità e consapevolezza di insieme che la Fondazione richiede, compresi gli aspetti patrimoniali. Inoltre non è stato sempre facile avviare il dialogo con le realtà supportate, in particolare per la resistenza a sviluppare una progettualità più “promozionale” e a garantire una puntuale documentazione della stessa.
Però, nonostante tutte, siamo stati in grado di attivare passione e generosità, che hanno permesso di dare una forte spinta ideale alla Fondazione e credibilità nel territorio. Certo la povertà di mezzi e la difficoltà di trovare subito canali per ampliare la raccolta fondi e attivare bene la comunicazione ci hanno costretto a sostenere momenti di enorme fatica e a “correre”, cercando però di non desistere e di tenere sempre chiara la meta e la “coscienza del fine”.
Adesso però la Fondazione c’è. È una presenza sul territorio e ha ottime potenzialità per rafforzare patrimonio civico e culturale. Ha sviluppato raccordi e processi che possono incrementare coesione e inclusione sociali. E poi abbiamo generato speranza! Soprattutto nei giovani, e in particolare nei giovani che non lasciano questa terra e si spendono con generosità e passione nel sociale.
Quali sono le prospettive di sviluppo della Fondazione?
Quanto più i vari soggetti lavoreranno insieme e con chiare prospettive promozionali, tanto più sarà incisiva la capacità della Fondazione di ricreare welfare dal basso e di incidere anche sull’azione di istituzioni, rete dei servizi socio-sanitari, enti economici. Le prospettive sono legate alla crescita anzitutto qualitativa e al consolidamento di quanto avviato su versanti promozionali e di sistema. Prospettive che sembra più che possibile consolidare e sviluppare, se pensiamo a quello che si è potuto fare in appena tre anni!