Chi non vuole ridurre le proprie donazioni ad una mera rinuncia o ad una semplice reazione emotiva, ma vuole viverle come modalità per conseguire un impatto che contribuisca a creare un mondo migliore o anche semplicemente sperimentare emozioni autentiche, scopre ben presto come donare sia in realtà molto difficile.
Non basta la buona volontà, è necessario conoscere il contesto nel quale si vuole operare, aggregare competenze diverse, verificare attentamente le conseguenze del proprio agire, altrimenti si finisce, nel migliore dei casi, con lo svolgere il ruolo di elemosinieri, il cui impatto sociale è di norma nullo, dato che si limitano a distribuire palliativi che offrono un limitato sollievo per un numero limitato di soggetti. In alcune situazioni poi, si rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, in quanto i problemi sono spesso estremamente complessi e le risposte efficaci sono contro-intuitive. Sono infatti infiniti gli esempi di interventi che, nati con le migliori intenzioni, hanno finito per peggiorare la condizione delle persone che si voleva assistere.
Su Vita.it un’interessante riflessione di Bernardino Casadei su cosa signfiichi davvero "democratizzare la filantropia".
Democratizzare la filantropia
Bernardino Casadei, Vita, 16 febbraio 2016