A Lecco il Festival della sostenibilità, organizzato dal Comune in questi giorni, ha dedicato un incontro alle CER, le Comunità energetiche rinnovabili. Non è stata una scelta casuale. Sono tanti i luoghi in Italia in cui si sta lavorando per creare delle CER, ma quello che si sta sviluppando sulle rive del lago è un modello che merita attenzione, anche per il coinvolgimento di tanti attori del secondo welfare.
“Per noi, energetica è aggettivo di comunità”, sostiene Renata Zuffi.
Zuffi è l’assessora all’Ambiente, Mobilità e Pari opportunità del Comune di Lecco ed è stata eletta nel 2020 in una lista civica di ispirazione ambientalista. Da come parla si capisce che, per la giunta di cui fa parte, gli aspetti sociali della CER sono importanti tanto quanto quelli ambientali. “È il modello lecchese”, dice. “Il nostro Terzo Settore ha identità e tradizione”, prosegue, spiegando come il Comune abbia scelto di coinvolgere gli enti non profit in una “co-progettazione che si bagna di temi ambientali”.
Gli elementi originali del percorso intrapreso a Lecco sono diversi, ma occorre andare con ordine, partendo dalle definizioni. “Una CER, a grandi linee, può essere definita come l’insieme di soggetti che condividono l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili: persone fisiche, Pmi, enti locali ma anche di ricerca, del terzo settore e religiosi”, si legge su lavoce.info. Sono soggetti, prosegue l’articolo di Daniela Pappadà, “che in questo modo realizzano uno strumento di efficientamento (e conseguente risparmio) energetico, di lotta al cambiamento climatico e alla povertà energetica”.
Sulle ali dell’entusiasmo per tutti questi potenziali benefici, delle Comunità energetiche rinnovabili si è detto e scritto tanto, ma sono poche quelle già attive. Nella maggior parte dei casi i lavori sono in corso, proprio come sta succedendo a Lecco. Qui l’obiettivo è chiaro: creare uno strumento che contribuisca a una transizione ambientale efficace, ma anche giusta, che tenga cioè conto anche delle dimensioni sociale ed economica. Il percorso per arrivarci è stato pensato e una parte è già stata compiuta, ma resta ancora molto da fare.
In un momento in cui, secondo Legambiente, le CER “faticano a diffondersi come dovrebbero” raccontare l’esperienza lecchese mentre è in divenire può essere utile per mostrare opportunità e difficoltà di questo strumento e per fare da esempio alle tante realtà istituzionali e non che in Italia hanno già iniziato un percorso simile o vorrebbero farlo.
Un sistema “democratico”
L’idea di creare una CER a Lecco era contenuta nel programma elettorale del candidato Mauro Gattinoni, diventato sindaco dopo le elezioni del 2020. Le Comunità energetiche rinnovabili, secondo Gattinoni, sono “un sistema sostenibile ed efficiente dal punto di vista economico, ma anche democratico: permettono di agganciarsi a un circuito di mercato estraendo valore economico e sociale da riversare sulla comunità”. Del resto, è il nome stesso a indicarlo: “si tratta di una comunità e non di una società: lo scopo è massimizzare il beneficio per la comunità locale”, aggiunge il sindaco.
È con questa visione in testa che ad inizio 2022 ha preso il via “un processo complesso con più attori” spiega Anna Riva, Responsabile Unità Piano Strategico e Bilancio Socio- Ambientale del Comune, che segue la CER. L’idea, prosegue Riva, è quella di innescare “una capacità trasformativa” e generare “impatti sociali, ambientali ed economici”, in particolare:
- una riduzione dei consumi energetici
- un aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili
- una sensibilizzazione della cittadinanza alla transizione ecologica
- una condivisione delle risorse economiche a beneficio del welfare locale
- la creazione e l’aumento di competenze locali nel settore green
- la creazione di posti lavoro nel settore green con particolare attenzione a giovani e fasce deboli
- la riduzione del rischio di dipendenza energetica
- un tentativo di riduzione dell’oscillazione dei prezzi.
Per farlo, il Comune ha scelto di diventare “co-protagonista” nella creazione di un “sistema innovativo e virtuoso”, spiega Zuffi. “Quando abbiamo inserito la Comunità energetica nel nostro programma elettorale, la crisi energetica non c’era e avevamo una visione della CER più, per così dire, condominiale”, prosegue l’assessora riferendosi alla possibilità di spingere i singoli cittadini a creare tante Comunità energetiche diffuse, anche potenzialmente in singoli condomini.
L’idea non è stata abbandonata, ma rimandata a un secondo momento.
Per cominciare, la giunta lecchese ha deciso di puntare su una grande CER, coinvolgendo numerosi e diversi soggetti giuridici.
In concreto, ciò significa che i pannelli fotovoltaici verranno installati su edifici pubblici, aziende e organizzazioni della società civile, come parrocchie, enti del Terzo Settore e associazioni. L’energia solare verrà prodotta innanzitutto per l’autoconsumo di queste realtà, mentre quella in eccesso verrà immessa nella rete pubblica. Gli incentivi pubblici ottenuti per la produzione di energia rinnovabile ed erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) verranno utilizzati per le spese di funzionamento e per il ritorno dell’investimento fatto per installare i pannelli da parte dei diversi attori, ma anche per finanziare un fondo sociale la cui gestione verrà affidata alla Fondazione Comunitaria del Lecchese. E questo è uno degli aspetti più peculiari del modello di Lecco.
La giunta lecchese, infatti, avrebbe potuto scegliere di tenere gli incentivi per il bilancio comunale e, invece, ha deciso che ne devolverà almeno il 60% al fondo, chiedendo di fare altrettanto anche agli altri enti della CER. “Il fatto che il Comune rinunci a degli introiti è una scelta politica forte”, commenta Paolo Dall’Oro, segretario generale della Fondazione Comunitaria del Lecchese.
Il fondo sociale finanzierà progetti in ambito ambientale e sociale, con un particolare attenzione per la povertà energetica. Inoltre, tutto il percorso sarà accompagnato da attività di educazione energetica, realizzate attraverso un percorso di coprogettazione tra Comune ed enti del Terzo Settore.
Bollette alle stelle
A Lecco, tutto il percorso finora descritto ha preso il via nel marzo del 2022, con un’analisi dei dati relativi al fabbisogno e alla produzione degli edifici pubblici e privati potenzialmente coinvolti. Quindi, ad ottobre, è stato creato un tavolo di coprogrammazione con tutti gli stakeholder interessati.
“La risposta è stata alta, anche perché quando abbiamo iniziato c’erano le bollette alle stelle”, ricorda Zuffi. A suo parere, il fatto che l’amministrazione comunale si sia mossa in prima persona rappresenta “una garanzia” che il processo venga realizzato nella maniera più “equa e trasparente” possibile e anche il fatto che i benefici della CER vengano veicolati a beneficio di tutti da “chi lo fa per vocazione, come il Comune e la Fondazione di comunità” ha innescato “un circolo virtuoso”.
L’amministrazione, inoltre, ha visitato tutti gli enti interessati per valutare consumi e aspetti tecnici e questo, aggiunge Zuffi, “ci ha riconosciuto ulteriormente il ruolo di garante”. In questa attività, i funzionari comunali sono stati affiancati da un tecnico proveniente da Ganema, una realtà che si occupa da tempo di efficienza energetica ed è impegnata anche in altri progetti di CER.
A questa consulenza si è aggiunto l’accompagnamento fornito da Fondazione Cariplo tramite il bando Alternative. “Si tratta del nostro principale strumento filantropico per Comuni e Terzo Settore in materia di CER”, spiega Federico Beffa, dell’area ambiente di Fondazione Cariplo. Lanciato nel maggio 2022, il bando ha selezionato 17 iniziative (ne avevamo parlato qui) che hanno ottenuto sia assistenza tecnica sia un contributo economico. “Abbiamo sostenuto diverse parrocchie. Ci sono Diocesi, come quella di Cremona, che si stanno muovendo molto mentre a livello di Comuni, a Lodi c’è un grande fermento”.
Fondazione Cariplo non è l’unica Fondazione di origine bancaria ad essersi mossa per le Comunità energetica. Altri esempi sono Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e Fondazione CON IL SUD.
Quest’ultima, in particolare, ha finanziato la nascita di una delle esperienze finora più raccontate, la Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est, promossa da Legambiente Campania insieme alla Fondazione Famiglia di Maria. La CER, si legge sul sito di Legambiente, è “costituita da quaranta famiglie che, grazie alla realizzazione di un impianto fotovoltaico produrranno insieme energia, dividendo il ricavato come supporto concreto alla povertà energetica in uno dei quartieri più complessi di Napoli, San Giovanni a Teduccio”.
Il modello di Napoli Est coinvolge direttamente chi ha un problema di povertà energetica facendolo entrare nella CER. È un’opzione che stanno valutando anche altrove, segnala Beffa di Fondazione Cariplo: “a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano e, come dicevo, a Lodi, dove il Comune vorrebbe coinvolgere anche Aler (l’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, nda)”.
Competenze cruciali
Lecco, invece, ha fatto una scelta diversa, più mediata e complessa, come detto costituendo un fondo che sceglierà quali progetti sostenere contro la povertà energetica e, potenzialmente, anche altri bisogni del territorio.
“Non sappiamo quale modello funzionerà meglio, anche per creare relazioni durevoli. Del resto, siamo in una fase in cui gli enti iniziano ad aggregarsi. Noi favoriamo lo sviluppo di queste reti e sicuramente quella di Lecco è una di quelle più avanti”, ragiona ancora Beffa.
“Il Comune è il soggetto pubblico che ha la maggior contezza dei bisogni reali, che sono multiformi e cambiano rapidamente”, sostiene il sindaco Gattinoni. Per questo “modellizzare la Comunità energetica tramite il Comune rappresenta la migliore garanzia che l’obiettivo non sia il vantaggio di un solo soggetto o di una sola categoria di soggetti, che potrebbero essere prioritari oggi, ma non domani.Vogliamo creare uno strumento flessibile che evolva coi bisogni”. E per farlo le competenze sono cruciali.
“La preparazione tecnica oggi è fondamentale”, sostiene Zuffi. Per l’assessora, “il PNRR è uno tsunami per le amministrazioni. Anche chi ha un ufficio tecnico, come il nostro Comune, non è abituato a gestire progetti così complessi e quindi ha senso costruire dei tavoli tecnici con figure sia interne all’amministrazione sia esterne”. È quello che è stato fatto per la Comunità energetica.
All’interno del tavolo, il Comune svolge alcuni compiti:
- coordinamento
- ingaggio degli stakeholder
- investimento sulle consulenze tecniche per analisi dati
- costruzione e stesura candidature per bandi.
Altre attività sono, invece, affidate ai partner tecnici, come Ganema o come ulteriori realtà coinvolte grazie a Fondazione Cariplo: si va dall’analisi dei dati energetici fino alle scelte giuridiche o contabili e alle iniziative di comunicazione.
“Come Comune abbiamo bisogno di un accompagnamento nel fare dei salti di velocità enormi”, prosegue Zuffi. A suo giudizio, non è pensabile che l’amministrazione comunale sia “così flessibile” da avere già al suo interno tutte le competenze necessarie per dei progetti così complessi come la CER. Vanno trovate all’esterno.
“L’assistenza che Fondazione Cariplo fornisce è molto apprezzata”, commenta ancora Beffa. Il sostegno offerto è in ambito tecnico, legale, giuridico, economico e sociale. “Cerchiamo di tradurre in linguaggio semplice tutti gli aspetti di una Comunità energetica. Le competenze sono fondamentali in questo momento perché non esistono modelli di CER cui ispirarsi. Le conoscenze, anche dal punto di vista del mercato, si stanno formando ora e, dove ci sono, vanno intercettate e utilizzate”, dice.
Coprogrammare e coprogettare
Fondazione Cariplo, come abbiamo visto, non è l’unico ente del secondo welfare in campo nella partita lecchese.
Per cominciare, ci sono realtà della società civile che contano di installare i pannelli fotovoltaici sui loro edifici e produrre energia: sindacati, cooperative sociali, parrocchie. Ce ne sono altre, come per esempio Caritas Ambrosiana, che svolgeranno il ruolo di consumer. In pratica, aderiscono allo statuto della CER, espongono i loro consumi che vengono conteggiati ai fini della quantificazione oraria dell’energia condivisa, e quindi contribuiscono a generare gli incentivi pubblici.
“Molti di questi enti si sono mossi per il bisogno di risparmiare, ma il processo ha costruito relazioni di valore. Hanno capito che l’amministrazione poteva coordinare l’aspetto tecnico, sostenendoli e chiedendo loro in cambio di sviluppare un progetto insieme”, ragiona Zuffi.
Ci sono poi le associazioni che si sono proposte per le attività educative, come per esempio Legambiente o l’Associazione Ospiti per Casa, che riunisce molte strutture ricettive turistiche della zona. L’idea è di impegnare ciascun ente secondo le proprie specificità, coprogettando insieme una serie di iniziative che non siano autonome, ma coordinate.
Infine, c’è tutto il capitolo relativo al fondo sociale, in gran parte ancora da costruire. Come detto lo gestirà la Fondazione Comunitaria Lecchese, già radicata sul territorio e operante soprattutto in ambito sociale mentre i progetti finanziati verranno implementati dal Terzo Settore, in particolare dall‘impresa sociale Girasole, una realtà di secondo livello che riunisce cooperative che si occupano di welfare e che ha già un rapporto diretto e consolidato col Comune.
Gli attori del secondo welfare, quindi, sono parecchi e giocano in diversi ruoli.
Il sindaco Gattinoni, però, tiene molto a sottolineare anche il contributo delle imprese e del settore profit. “Come Comune proponiamo di costituire una Comunità energetica con un’utilità sociale. È una visione condivisa da tutti i soggetti che vi partecipano, anche quelli che non hanno una funzione prioritariamente sociale. E, per me, questo è un grande successo politico”, dice riferendosi di nuovo al fatto che i partecipanti alla CER rinunceranno a una parte degli incentivi per alimentare il fondo.
L’entusiasmo del primo cittadino è giustificato. Il percorso per arrivare a produrre energia è ben avviato, ma è ancora lungo e ne andrà seguita l’evoluzione. Il prossimo passo sarà la candidatura del Comune alla Manifestazione d’interesse per la presentazione di progetti di Comunità energetiche rinnovabili di Regione Lombardia, che scade a fine maggio.
Nel frattempo, le difficoltà non mancano e anche per questo Beffa di Fondazione Cariplo si mostra cauto: “la speranza è che si creino relazioni costruttive che funzionino. L’obiettivo è mettere insieme soggetti molto diversi come enti del Terzo Settore, Comuni, Diocesi, cittadini e imprese, ma bisogna vedere come verranno gestite. La forma giuridica e la governance delle CER saranno fondamentali”. E qui arrivano le note dolenti.
“Lecco ha dettato la strada”
In Italia, stando ai dati raccolti da Legambiente, su 100 Comunità energetiche mappate fino a giugno 2022, appena 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il Gestore dei servizi energetici e di queste solo 3 hanno ricevuto i primi incentivi statali.
A pesare, spiega l’associazione ambientalista, sono “ritardi, lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del MITE (il vecchio Ministero della Transizione Energetica, oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ndr), il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative, che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, ai ritardi nelle registrazioni e al ricevimento degli incentivi, ma anche a preventivi onerosi per allacci alla rete”.
Nello specifico, a bloccare il percorso di esperienze come quella di Lecco, è l’attesa per un nuovo decreto interministeriale che regoli le forme di incentivazione per le CER. Il provvedimento deve essere approvato dalla Commissione UE e adottato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. La consultazione pubblica sul decreto si è chiusa lo scorso dicembre e ad inizio maggio il Ministero Gilberto Pichetto ha dichiarato di essere in attesa di una risposta da Bruxelles.
Il decreto, spiegano dal Comune di Lecco, è cruciale per definire nel dettaglio il business plan della CER, per poi passare alla costituzione giuridica dell’ente e, quindi, all’installazione dei pannelli fotovoltaici, anche grazie ai fondi pubblici. Il PNRR, infatti, ha stanziato 2,2 miliardi per “migliorare ed estendere la produzione di energia verde delle Comunità energetiche”, da spendere entro il 2026.
“Oggi ci sono parecchio interesse, grande fermento e aspettative alte”, dice Beffa di Fondazione Cariplo. A suo giudizio però è importante che i provvedimenti attesi arrivino in fretta, “per mettere finalmente un punto fermo in un ambito che, essendo molto nuovo, ha tanti altri aspetti che devono essere esplorati e testati”.
Il momento, quindi, è cruciale.
In tutta Italia. Anche a Lecco e nei comuni limitrofi.
Il processo avviato dal capoluogo, infatti, “ha avuto un effetto a cascata”, racconta Dall’Oro della Fondazione di Comunità. Il segretario generale spiega che almeno altri otto Comuni limitrofi hanno sposato il modello lecchese, mutuando l’idea di devolvere parte degli incentivi a progetti sociali per il territorio. “Lecco ha dettato la strada” dice. Per questo merita di essere raccontata. Per capire come verrà percorsa e dove porterà.