Le Fondazioni di impresa italiane negli ultimi anni si sono dimostrate sempre più rilevanti nel panorama del secondo welfare sia per l’efficacia delle iniziative promosse che per la propensione a collaborare con le realtà del Terzo settore in una prospettiva di filantropia strategica. Per questo una ricerca di Fondazione Bracco, Fondazione Sodalitas e Percorsi di secondo welfare ha "fotografato" queste realtà a quasi 10 anni dalla precedente mappatura realizzata nel nostro Paese. Se ne parla nella nostra inchiesta pubblicata su Corriere Buone Notizie del 17 settembre. Di seguito trovate l’articolo di commento firmato da Franca Maino, coautrice della ricerca, sulle principali evidenze della ricerca; qui invece trovare l’articolo di contesto di Paolo Riva e l’infografica con i dati principali della ricerca.
Nell’ultimo decennio è cresciuta anche in Italia l’attenzione verso la cosiddetta filantropia istituzionale e il ruolo che essa può svolgere nell’offrire risposte a molte sfide del presente. Un’attenzione che tuttavia spesso si scontra con una perdurante carenza di dati e informazioni su chi sono e cosa fanno gli attori filantropici. È questo il caso delle fondazioni di impresa, soggetti ancora poco conosciuti al grande pubblico, ma che iniziano ad avere un ruolo significativo nel panorama del secondo welfare italiano. Grazie alle informazioni raccolte nel Rapporto “Le Fondazioni di impresa in Italia 2019”, scritto coi colleghi Chiara Lodi Rizzini e Orlando De Gregorio, queste realtà – che non venivano mappate dal 2009 – si delineano oggi come uno strumento importante attraverso cui le aziende intervengono a sostegno dei territori e delle comunità.
I dati ci dicono che il contributo delle fondazioni di impresa è significativo almeno su tre fronti: il primo è l’apporto di risorse economiche ed umane – che pure andrebbero valorizzate aumentando sinergie e collaborazioni – per affrontare i bisogni emergenti; il secondo è il potenziamento di progetti e soluzioni in settori divenuti cruciali dopo la crisi: si pensi al campo dell’istruzione e della ricerca, aree di intervento privilegiate dalle fondazioni di impresa, dove negli ultimi anni sono calati fortemente gli investimenti pubblici; infine l’innovazione “a cascata” di pratiche e strumenti sviluppati insieme al Terzo settore, di cui le fondazioni corporate sono ormai un interlocutore privilegiato.
Certo non mancano i limiti e le problematicità. Come il divario tra Nord e Sud – il 72% delle fondazioni ha sede nelle regioni settentrionali -, una dotazione di risorse interne, umane e finanziarie, non sempre sufficiente a coprire il fabbisogno che un approccio strategico richiederebbe, e la carenza di forme di valutazione dei propri interventi. Limiti che rischiano di allargare la distanza tra grandi fondazioni, proiettate verso il futuro, e piccole fondazioni, ancorate a logiche filantropiche del passato.
Anche alla luce di questi elementi, le fondazioni di impresa, come emerge nel Rapporto, sono consapevoli della necessità di riformare le loro modalità di azione per aumentarne l’impatto e accrescere il proprio “peso” nel settore filantropico nazionale e internazionale. Come? Ad esempio attraverso la costruzione di reti tra fondazioni con l’obiettivo di condividere buone pratiche e strumenti di lavoro, in primis nel campo della valutazione – tallone d’Achille non solo delle fondazioni di impresa, ma dell’intero Terzo settore. Tali network potrebbero essere supportati da associazioni, di fondazioni e imprese fondatrici, che vogliano organizzare forme di scambio e co-progettazione focalizzandosi su specifici temi, target o aree territoriali. Questo potrebbe consentire di creare progetti di lungo periodo e su larga scala, superando quella frammentazione e sovrapposizione tra interventi che spesso affligge il non profit. Un aiuto in più potrebbe inoltre venire dal Legislatore, sia prevedendo nuove possibilità di partnership pubblico-private sia attraverso la modernizzazione e la semplificazione della normativa di riferimento, la cui incertezza è spesso additata dalle fondazioni come un ostacolo alle proprie attività.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del 17 settembre 2019 ed è stato realizzato nell’ambito della collaborazione tra Percorsi di secondo welfare e il settimanale del Corriere della Sera.