In un articolo pubblicato sul numero 4/2021 della rivista Impresa Sociale, Luciano Tosco approfondisce il tema dell’educazione attraverso le tecnologie digitali. In particolare, l’analisi si concentra sulle esperienze di alcune cooperative sociali piemontesi nel corso della pandemia, dal lockdown alle recenti riaperture.
Secondo l’autore, con la graduale uscita dall’emergenza pandemica, diventa dirimente riflettere in merito alle possibili formule di integrazione tra i nuovi mezzi digitali per la formazione e i tradizionali metodi di insegnamento. Per questo però è necessaria una riflessione che vada oltre il rifiuto o l’accettazione acritica delle nuove tecnologie per l’educazione.
Il ruolo delle tecnologie digitali nei processi educativi
Gli obiettivi dell’indagine proposta nelle pagine di Impresa Sociale sono molteplici. Innanzitutto, individuare limiti e opportunità di queste nuove metodologie dell’educazione e dell’insegnamento, così da poterli evitare o integrare all’interno della didattica tradizionale. Successivamente, l’autore propone di rilevare gli aspetti cruciali dei “legami” a distanza promossi dai Servizi educativi dell’infanzia attraverso le tecnologie digitali, nel periodo del lockdown e in quello successivo.
Per realizzare tale analisi sono presi in considerazione 5 asili nido e 2 scuole dell’infanzia (3-6 anni), gestiti da cooperative sociali piemontesi.
Riguardo ai metodi e strumenti dell’indagine, è stato utilizzato l’approccio della pedagogia clinica, unito alla metodologia del colloquio libero autobiografico e delle storie di vita. L’obiettivo, spiega l’articolo, non è classificare e generalizzare queste esperienze, bensì raccogliere e sistematizzare spunti e suggestioni per successivi interrogativi, approfondimenti e prassi operative.
Educazione e tecnologie digitali: sfide e prospettive per il Terzo settore
Secondo quanto emerge dall’articolo, oggi la scuola e l’azione educativa nel suo complesso si trovano in un passaggio delicatissimo di radicale ripensamento formativo, didattico e organizzativo. Un cambiamento che non può prescindere da una stretta integrazione tra la dimensione educativo-formativo-didattica e le tecnologie digitali, comprese quelle a distanza.
Al contempo occorre evitare posizioni estreme: né esaltazione acritica da un lato, né demonizzazione dall’altro. Affinché si possa realizzare ciò è necessario processi educativi che tengano conto:
- dell’implementazione e diffusione delle innovazioni didattico-formative sul territorio, assegnando ad essi un ruolo specifico entro metodologie appositamente pensate per un contesto digitale;
- della creazione di percorsi misti, integrati con lezioni in presenza utilizzando anche strumenti tecnologici e digitali, sincroni e soprattutto asincroni per la ricerca e gli apprendimenti in autonomia degli allievi individualmente o in gruppo;
- della promozione di nuove modalità di relazione scuola-famiglia;
- delle occasioni di analisi e valutazione (o autovalutazione) sull’utilizzo degli strumenti e programmi digitali.
Fare tesoro del passato per guardare al futuro sembra oggi una considerazione superflua. Eppure è proprio questo il più grande rischio che abbiamo davanti. Ignorare ciò che abbiamo attraversato e non riuscire a portare a termine quel cambiamento in ambito educativo che non sia un mero ritorno al passato, ma il superamento per l’intero comparto dell’educazione dell’apparente ossimoro tra educazione e tecnologie digitali.