Il carattere di crescente complessità che caratterizza l’epoca contemporanea sollecita la dotazione, sia a livello personale che organizzativo, di competenze trasversali in grado di estendere la capacità di cooperazione. Questo approccio è necessario anche per costruire modelli di welfare che superino approcci esclusivamente assistenziali e prestazionali puntando sulla generatività che scaturisce dai legami tra attori opportunamente capacitati in tal senso.
Tutto ciò richiede, in sintesi, un cambio del paradigma progettuale adottando modelli e mindset di natura sistemica che si alimentano attraverso approcci multidisciplinari, intersettoriali e attraverso competenze di design, gestione e valutazione centrati su individui e comunità in grado di segnalare bisogni e mobilitare risorse. Una linea d’azione quest’ultima che trova rispondenza anche in documenti di politica ad ampio raggio e che già determinano le traiettorie di uno sviluppo autenticamente sostenibile come l’Agenza 2030 delle Nazioni Unite e il programma NextGenerationEU.
La rinnovata centralità della Salute
La recente crisi pandemica ha contribuito a identificare in modo drammaticamente chiaro gli elementi cardine intorno ai quali si fonda il contratto sociale che tiene uniti e in relazioni le diverse componenti della nostra società. La Salute, in particolare, ha ripreso valore come bene comune e non solo come servizio o come merce, tornando al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica.
Prendersi cura della Salute delle persone e delle comunità locali è il presupposto non solo per garantire la qualità degli interventi, ma, in senso più ampio, per uno sviluppo sostenibile anche in termini di equità sociale. In quest’ottica assumono un ruolo centrale le strategie e le progettualità che agiscono nei contesti: dalle cure primarie territoriali al welfare comunitario, fino alla partecipazione civica e culturale.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) partendo dalla definizione della nozione di Salute nel suo atto costitutivo, ne assume il carattere biopsicosociale – “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la mera assenza di malattia o infermità – ponendo l’accento sulla capacità di adattamento e di empowerment delle persone di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive. In questa prospettiva sono rilevanti i determinanti della salute, ossia di quei fattori economici, ambientali, culturali esociali che incidono su opportunità e capacità di creare salute da parte dei cittadini.
Creare nuove alleanze
All’interno di questo quadro operativo e di significato l’arte e la cultura sono tra i principali determinanti della Salute e come indicato dalla stessa OMS le attività artistiche e culturali, in quanto interventi complessi e multimodali, possono essere leve di cambiamento efficaci e risorse, con particolare riguardo alla capacitazione dei soggetti individuali e collettivi (audience development e engagement, sviluppo di life e soft-skills, health literacy), per la promozione di relazioni generative e solidali (capitale umano, sociale e reciprocità, empowerment delle comunità) e al potenziamento della creatività, del problem solving e della cooperazione progettuale (innovazione e promozione delle risorse).
Lo acclara il Report OMS 67 del 2019, una vera pietra miliare su Arti, Cultura e Benessere che CCW-Cultural Welfare Center, realtà costituita in Italia in piena pandemia, ha tradotto in italiano come proprio primo atto.
Una nuova alleanza tra Cultura, Salute, Educazione e Sociale può quindi esercitare un ruolo fondamentale per disegnare un nuovo Welfare Culturale (così come definito dall’Enciclopedia Treccani) capace di svolgere una funzione ad ampio raggio di catalizzatore del cambiamento: nei modelli di servizio integrati, nelle strutture organizzative, nel design delle politiche.
La necessità di azioni formative
Per questo si rivelano particolarmente necessarie azioni formative e di accompagnamento attraverso l’offerta di opportunità di fertilizzazione e apprendimento reciproco tra operatori e imprenditori sociali e culturali. La direttrice del Welfare Culturale consente infatti di innestare la Cultura non solo all’interno di attività di natura educativo/ricreativa, come è accaduto in via prevalente negli ultimi anni, ma anche in servizi assistenziali e sanitari di nuova generazione.
La Cultura, dunque, può avere impatti significativi nei modelli di promozione della Salute, di accompagnamento ai percorsi e alle relazioni di cura, nella creazione di comunità, nell’empowerment di ogni persona, in tutto l’arco della vita, delle persone fragili, dei gruppi e delle famiglie vulnerabili e/o svantaggiati, e nel loro accompagnamento individuale e collettivo. Nell’ultimo decennio in Italia sono state messe in campo una pluralità di iniziative che possono ascriversi all’indirizzo del Welfare Culturale, in particolare grazie a partenariati multi-attore spesso orchestrati da pubbliche amministrazioni (locali soprattutto) ed enti di Terzo Settore: un patrimonio da far emergere e rafforzare, affinché divenga risorsa sistematica e sistemico.
In questa direzione Cultural Welfare Center ha scelto di promuovere CCW School, il programma formativo che intende creare competenze interdisciplinari per i mondi culturali, sociali, sanitari, educativi, al fine di aumentare l’impatto nel generare benessere delle persone, delle organizzazioni, delle comunità e dei territori e favorire un cambiamento di paradigma progettuale. Nell’ambito di CCW School è stato realizzato il Master Executive Cultura e Salute, dedicato ad approfondire come “agire il welfare culturale“. Le iscrizioni al master chiuderanno il 30 ottobre; fino al 30 settembre sarà possibile fare richiesta di borse di studio.